29 dicembre 2008

Gaza












Avrei voluto scrivere un post di buon anno nuovo, ma così non è.
Servono altre parole?





24 dicembre 2008

Vi auguro a tutte e tutti un NATALE ristoratore...


...il bello verrà nei prossimi giorni, non dite che non vi avevo avvertito!!!!

19 dicembre 2008

Una questione morale è una questione di tutti

In questi giorni la politica italiana si sta chiedendo se sia meglio ricercare per se stessa la figura storica di un padre o di un “padrino” della questione morale, a quanto pare vanno di moda di più i secondi.
Il Pd sta affondando a colpi di arresti dei suoi amministratori locali, ma i suoi vertici politici decidono di non decidere, segno che tenere unito il partito costa davvero troppo e che la tanta pubblicizzata mossa di ringiovanire la dirigenza cozza con gl’interessi dei suoi capoclan e con l’impreparazione delle giovani leve.
Saviano ci ammonisce di non stupirci.
«In questi giorni – dice in una intervista a Il Manifesto - a Napoli ci sono stati arresti importanti. Mi preme parlarne qui perché c'è un movimento vivo. Che il centrosinistra abbia realizzato affari con imprenditori criminali lo si sa da più di 10 anni. Le regioni che presentano la maggiore infiltrazioni mafiose nei consigli comunali sono Campania e Calabria, amministrate da 10 anni dal centrosinistra».
Stefano Rodotà, ex Pci ed ex presidente del Pds alle origini, ricorda, sempre su Il Manifesto, come lui stesso pose la questione morale all’interno del partito poiché le “cronache di ordinaria corruzione riflettevano non la patologia ma la fisiologia dell'intero sistema politico-amministrativo dell'Italia repubblicana”, ne ottenne che i leader del Pds milanese lo denunciarono alla commissione di garanzia presieduta da Chiarante, che diede ragione al presidente, ma quando, poco tempo dopo, propose al partito di convocare le assise contro la corruzione, questa fu respinta, Occhetto chiese scusa per le deviazioni di alcune amministrazioni e la partita finì lì. A taralucci e vino, potremmo dire, no?
Non è un caso che, sulla questione morale, tra Craxi e Berlinguer, il partito di Veltroni, si ponga sulla scia del leader della “Milano da bere”.
Quando nel Novembre del 1980 Enrico Berlinguer, a seguito di una serie di scandali finanziari legati alla politica, definiti da Giorgio Galli, su Panorama, come la dimostrazione “di un inestricabile intreccio tra avventurieri della finanza e personaggi investiti di mandato di rappresentanza”, culminati nel caso della sparizione degli aiuti destinati ai terremotati del Belice, definisce che “questione morale è divenuta oggi la questione più importante”, ripresa poi, nel maggio 1981, dopo la pubblicazione degli elenchi della loggia P2, in una intervista a Scalfari, dove propone di abbandonare e superare i metodi di certi politici che hanno occupate tutte le più alte sfere dello stato e delle amministrazioni locali, non riceve una levata di scudi a suo favore all’interno del Pci e della sinistra, anzi.
Viene definito “lugubre” e “apocalittico” da esponenti della sua stessa segreteria, ed è affossato da Napolitano (sì, proprio lui…), che considerare invece prioritario dialogare con i socialisti, per riportare tutto alla calma….
Berlinguer reagisce indicando, al termine della festa dell’Unità a Torino, nel Settembre 1981, che c’è bisogno di una “grossa scossa, altrimenti il distacco tra paese reale e paese legale diventa definitivo, e chi si muove se non ci muoviamo noi?”
Una domanda attuale a cui i dirigenti che traghettarono il Pci nel Pds, poi Ds ed ora Pd, non si sono sforzati di rispondere ancora, a ventisette anni di lontananza.
A questo punto sarebbe davvero il caso di rispondere noi, popolo progressista, a questa domanda, sfiduciando quella politica legata ai poteri forti, ben raffigurata da Pd e Pdl, e ritornare ad occuparci di democrazia e rappresentanza, in prima persona. Senza cadere nel giustizialismo fine a se stesso dei Di Pietro e Grillo, perché l’obbiettivo non è vedere Berlusconi&C. in galera, ma riprenderci questo paese, curarlo, farlo ridiventare un luogo dove viverci senza macchie.

Scegliete voi:

Oppure......

06 dicembre 2008

Fili d’acciaio


Ad un anno dalla tragedia che costò la vita a sette operai nello stabilimento torinese della Thyssen-Krupp cos’è cambiato?
Verrebbe da dire nulla, o forse, in quanto “pessimisti”, si potrebbe ipotizzare che le cose vanno anche peggio.
Dall’inizio dell’anno ci sono stati 981 morti, 981440 infortuni e 24536 invalidi sul luogo di lavoro.
Il testo unico sulla sicurezza votato dal governo Prodi, all’indomani della tragedia, sta subendo un vero e proprio attacco da parte dell’attuale governo, sotto la pressione di Confindustria e delle altre organizzazioni imprenditoriali, da Confartigianato fino alla Lega delle Cooperative; tutte d’accordo a cancellare la possibilità di sanzioni per i datori di lavoro inadempienti sulla materia sicurezza, ma anche a riformare i protocolli di sicurezza stessi, in modo che questi siano rispettati solo, ed in parte, solo per “gli appalti di una certa consistenza, economica e temporale”. Con buona pace per chi cade da un tetto mentre fa dei lavori in qualche villa….
E i sindacati?
A questo attacco le sigle di base (Cub, Cobas, Sdl, ecc…) rispondono a muso duro, anche la Cgil non ci stà, e confermano e rilanciano la piattaforma dello sciopero del 12 Dicembre. Ma Cisl e Uil invece accettano che il testo possa essere riformato, con blande assicurazioni che l’impianto centrale non verrà toccato. C’è poco da crederci…
Sotto il ricatto della crisi, il rischio è tornare indietro.
Bisogna in tutti modi impedirlo.
Ecco una buona ragione per scendere in piazza venerdì 12 Dicembre.
Adoperarsi per la sicurezza nei luoghi di lavoro come per la sicurezza del posto di lavoro.
Adoperarsi per il diritto allo studio come per la sicurezza di andare in scuole che siano solide!!
Questa nostra società vive un periodo di recessione non solo economica, dove le centrali padronali richiedono l’intervento pubblico con aiuti a fondo perso, buoni per continuare a privatizzare i guadagni e collettivizzare le perdite a fronte dell’arrivo di una vera a proprio valanga nei dati dell’occupazione: sono 362 mila, secondo i dati diffusi ieri dalla Cgil, i lavoratori dell'industria, l'artigianato e il commercio messi in cassa integrazione dal gennaio scorso: e dopo l'estate il fenomeno ha avuto un'accelerazione preoccupante. Ben 10 mila le aziende coinvolte, per un totale di 280 milioni di ore di cassa; la crisi c’è ed è anche civile, culturale, emotiva.
È venuto quindi il momento di ricreare quei legami nella società che anni di liberismo smodato hanno reciso.
Creare dei fili d’acciaio che mettono in connessione i lavoratori dei varie comparti con i precari, gli studenti, i pensionati i cassintegrati, le reti contro le grandi opere nocive, le associazioni per il diritto alla casa… creare conflitti e vederli crescere non solo per disturbare il manovratore di Arcore e la sua cricca, ma anche per risvegliare questo paese da un torpore innaturale e anti-storico.
Tornare ad essere fieri di vivere in un paese Vero e Vivo!