Mimose
Care e cari bloggers, dopo avervi intrattenuto in queste settimane con le puntate del mio racconto, torno tra voi a parlare di attualità e vita vissuta.
Oddio… la mia personalissima esistenza non segnala niente di fantasmagorico, semmai tanta, troppa routine, quindi tuffiamoci nell’ argomento sulla bocca di tutti oggi, che dite? Il cilicio della Binetti?! Il cachet della Hunzicker al festival di San Remo?! La testa rasata di Britney Spears?! Uhmmmmm…… ma dove sono stato negli ultimi tempi? Volevo parlare sì di donne, anzi della festa della donna, oggi è l’8 marzo.
A pranzo ho mandato questo sms alle mie amiche: “Buona festa della donna. Con gli auguri di sentirsi sempre fiera di essere l’altra metà del cielo. ;-) Mauro”
Tra tutte le risposte, piuttosto affettuose, mi ha colpito quella della mia amica Valeria, medico eccelso che da poco meno di un anno ha dato alla luce un simpatico maschietto, che mi ha scritto: “grazie.. A fare la mamma ci si scorda un po’ di fare la donna.. Baci”.
Mi ha colpito l’umanità della mia amica Valeria, acerrima rivale durante le partite di Taboo, gradevole compagna di viaggio in molte escursioni per l’Europa, complice affiatatissima quando c’era da dissacrare i nostri amici bigotti. In un’epoca molto cool, in cui è necessario fare sempre il primo step giusto, senza eccedere nell’essere troppo posh, escludendo di farsi spaventare dallo job rotation, giusto per non perdere di vista il target del proprio business, saper che il ruolo di madre a volte non coincide con quello di donna mi lascia piuttosto interdetto. È quindi vero che, per una donna, saper sgomitare in una società ancora etero-maschilista-centrica (mi pare di parlare come uno dei protagonisti di “E morì con un felaffel in mano”), per sentirsi realizzata, comporta dover rinunciare ad alcune cose come la possibilità di dedicarsi con attenzione al progetto di una famiglia. E viceversa. Per seguire con attenzione la crescita di figli e il rapporto con un compagno/a si finisce per sentirsi sminuita come donna perché senza una posizione sociale riconosciuta.
Un bel problema. Sarebbe il caso di farci su una bella discussione.
Ma mi permetto di fare un’ulteriore provocazione.
Vorrei quindi regalare virtuali mimose a tante donne che forse non rientrano nel ragionamento sopra descritto.
Vorrei regalare una mimosa a quella ragazza incinta dell’est che chiede l’elemosina al mattino all’incrocio di piazza Rebaudengo, soldi che poi versa a dei connazionali che vengono a prenderla a mezzogiorno caricandola su una macchina. Vorrei regalare mimose alle chiassose donne nigeriane che stazionano la notte in via Ala di Stura e che mi agitano le mani quando passo con la macchina davanti a loro per andare a casa. Vorrei regalare mimose alla badante bulgara della madre di un mio vicino di casa, espulsa perché trovata senza permesso di soggiorno, il mio vicino non voleva spendere la marca da bollo per i documenti della regolarizzazione. Posso regalarvi solo mimose, che non vi servono a niente, ma che in questo paese sono utili ad uomo quando si vuole lavare la coscienza davanti ad una donna.
Care e cari bloggers, dopo avervi intrattenuto in queste settimane con le puntate del mio racconto, torno tra voi a parlare di attualità e vita vissuta.
Oddio… la mia personalissima esistenza non segnala niente di fantasmagorico, semmai tanta, troppa routine, quindi tuffiamoci nell’ argomento sulla bocca di tutti oggi, che dite? Il cilicio della Binetti?! Il cachet della Hunzicker al festival di San Remo?! La testa rasata di Britney Spears?! Uhmmmmm…… ma dove sono stato negli ultimi tempi? Volevo parlare sì di donne, anzi della festa della donna, oggi è l’8 marzo.
A pranzo ho mandato questo sms alle mie amiche: “Buona festa della donna. Con gli auguri di sentirsi sempre fiera di essere l’altra metà del cielo. ;-) Mauro”
Tra tutte le risposte, piuttosto affettuose, mi ha colpito quella della mia amica Valeria, medico eccelso che da poco meno di un anno ha dato alla luce un simpatico maschietto, che mi ha scritto: “grazie.. A fare la mamma ci si scorda un po’ di fare la donna.. Baci”.
Mi ha colpito l’umanità della mia amica Valeria, acerrima rivale durante le partite di Taboo, gradevole compagna di viaggio in molte escursioni per l’Europa, complice affiatatissima quando c’era da dissacrare i nostri amici bigotti. In un’epoca molto cool, in cui è necessario fare sempre il primo step giusto, senza eccedere nell’essere troppo posh, escludendo di farsi spaventare dallo job rotation, giusto per non perdere di vista il target del proprio business, saper che il ruolo di madre a volte non coincide con quello di donna mi lascia piuttosto interdetto. È quindi vero che, per una donna, saper sgomitare in una società ancora etero-maschilista-centrica (mi pare di parlare come uno dei protagonisti di “E morì con un felaffel in mano”), per sentirsi realizzata, comporta dover rinunciare ad alcune cose come la possibilità di dedicarsi con attenzione al progetto di una famiglia. E viceversa. Per seguire con attenzione la crescita di figli e il rapporto con un compagno/a si finisce per sentirsi sminuita come donna perché senza una posizione sociale riconosciuta.
Un bel problema. Sarebbe il caso di farci su una bella discussione.
Ma mi permetto di fare un’ulteriore provocazione.
Vorrei quindi regalare virtuali mimose a tante donne che forse non rientrano nel ragionamento sopra descritto.
Vorrei regalare una mimosa a quella ragazza incinta dell’est che chiede l’elemosina al mattino all’incrocio di piazza Rebaudengo, soldi che poi versa a dei connazionali che vengono a prenderla a mezzogiorno caricandola su una macchina. Vorrei regalare mimose alle chiassose donne nigeriane che stazionano la notte in via Ala di Stura e che mi agitano le mani quando passo con la macchina davanti a loro per andare a casa. Vorrei regalare mimose alla badante bulgara della madre di un mio vicino di casa, espulsa perché trovata senza permesso di soggiorno, il mio vicino non voleva spendere la marca da bollo per i documenti della regolarizzazione. Posso regalarvi solo mimose, che non vi servono a niente, ma che in questo paese sono utili ad uomo quando si vuole lavare la coscienza davanti ad una donna.
6 commenti:
...sì mimose come modo per lavarsi la coscienza...io la regalerei alle mie nonne...fiere....la mia nonna materna del 1902, che tirò avanti la famiglia, con mio nonno in Germania, suo figlio morto, un altro da tirare avanti...che non si piegò mai davanti a nessuno....e che poi ebbe mia madre...e rinacque....la mia nonna paterna, del 1924, che nascondeva le armi dei partigianiin soffitta...col padre socialista al sanatorio che veniva regolarmene picchiato dai fascisti...innamorata di mio nonno, in guerra...e poi disperso da quando entrò nei partigiani...e che poi lo seguì, innamorata folle, in provincia, abbandonando il suo amato lavoro di creazione di scarpe, per gestire un ristorante-locanda che le faceva schifo...e che gestì lei perché mio nonno non ne era proprio capace...donne....femminili...bellisime, che non hanno mai voluto essere uomini....
www.wrong-.splinder.com
and
X And: mi racconti la storia di Donne dalla storia affascinante. Ora ci sarebbero persone, indipendentemente dal sesso, capaci di tanto coraggio e dedizione? Forse sì, ma meno di quelle che servirebbero per fare un mondo migliore.
le regalerei a mia madre ..donna coraggiosa..femminista ante litteram ..nei fatti e non nel bla bla ..
e le regalerei a mia nonna.. donna semplice ..ma grande comunicatrice e brava nel tenere unite le persone... le regalerei alla Stefania .. perchè lotta e ce la sta facendo..
robibandito
io penso che la maternità sia la sublimazione dell'essere donna. Anche se oggigiorno diventa un peso ed un handicap e le mamme sempre più sole e isolate.
Io, ad una amico che mi faceva gli auguri ho detto che per me l'essere donna è abbastanza scontato e non credo meriti di essere ricordato con tanta enfasi da dedicargli pure una festa speciale. Anche perchè l'8 marzo non avrebbe ragione di esistere se alla donna fosse riconosciuta pari dignità di un uomo
X Robibandito: anche tu attingi l'ispirazione alle donne della tua famiglia... forse è per questo che le amiamo le donne... rimarrano sempre mamme, donne, sorelle, amiche, fidanzate dei nostri ricordi più belli.
X Effimeramente: ritengo importante il tuo giudizio sulla maternità, e come anche per la paternità, ne condivido il senso.
Ma ricordo anche la festività dell'8 marzo attinge anche al ricordo delle operaie morte nel 1908. Nei primi giorni di marzo, a New York, le operaie dell'industria tessile Cotton avevano dato inizio ad una serie di proteste contro le inumane condizioni in cui erano costrette a lavorare.
L'8 marzo il proprietario, Mr. Johnson, temendo azioni di sciopero e altre manifestazioni, bloccò le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire.
Nello stabilimento scoppiò un incendio (forse doloso?) e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme.
Ricordare il loro sacrificio ha un senso
se davvero l'8 marzo dovesse servire a ricordare quell'evento, non ci dovrebbero essere tutte ?ste feste di femmine d'Uomo in libera uscita. La verità è che di quell'evento si preferisce scordarsi, perchè altrimenti bisognerebbe prendere la cosa sul serio. E le cose serie non vendono...
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