Organi
Capitolo quarto: dove la prudenza non è mai troppa, e uno sbaglio finisce per far smarrire il filo dorato
Oscar Santi è nervoso, guida in grugnito, si tiene tutto sulla sinistra, in corsia di sorpasso, la sua ex-amante non si è dimostrata ragionevole, dalla rabbia ha sbattuto via l’auricolare senza fili del cellulare, e il navigatore, di serie, sulla sua Alfa fa le bizze e dichiara che lui si trova in questo momento a Pigalle a Parigi, ed è stanco, con una gran voglia di andare a casa a dormire. Un gusto di acido in bocca. Un formicolio agli alluci dei piedi. Già quasi da un chilometro la segnaletica indica l’approssimarsi dell’uscita per l’imbocco per l’autostrada per Milano, proprio quella che deve prendere lui. Ma non se n’è accorto. In un attimo pone lo sguardo alla sua destra e si rende conto che deve cambiare direzione. Sembra ormai tardi ma sterza egualmente, in modo brusco senza accertarsi della presenza d’altri veicoli, infila l’uscita per un soffio, ma la macchina, per l’alta velocità, s’imbarca nella curva a gomito che deve affrontare. Parte il posteriore e va in testa coda. Colpisce più volte sia il guard-rail a destra che quello a sinistra. Si ferma in prossimità dello sbocco della curva.
Silenzio.
Passano brevi secondi, Oscar Santi ha il volto tra le mani ed è avvolto dall’ airbag che è prontamente esploso durante la collisione con il guard-rail. Non riesce a muovere un muscolo, quasi non respira, sente freddo nello stomaco e nelle vene. Poi riesce a scuotersi da quella specie di torpore, cerca di rilassarsi all’indietro, ma l’airbag diventa una scomoda presenza tra lui e l’ossigeno, che cerca di assorbire per riattivare i suoi polmoni, che sembrano come di cemento, per come li trova pesanti e immobili.
Prova ad aprire la portiera, che fa resistenza, l’urto deve aver danneggiato le giunture del portello che adesso è un po’ bloccato; con molta fatica riesce a dare una spallata decisiva per dischiuderla, con movimenti insicuri esce dall’abitacolo e si mette in piedi sull’asfalto accanto alla vettura.
La testa, la terra, il cielo, le stelle, lo stomaco, tutto gli gira. Prova a fare qualche passo in avanti, quasi struscia i piedi.
Un rombo di motore si avvicina nell’aria.
Oscar Santi ha i capelli fradici di sudore, un gran male alla spalla sinistra, sente come delle scariche elettriche attraversare rapide il suo cervello. È in pieno choc.
Il rombo di motore sembra quasi prossimo.
Non c’è una gran luminaria in questa curva. Oscar Santi non sa se sta sognando o se quello che è successo è reale, comincia a sentire anche una forte nausea, ed è strano perché ha mangiato solo un panino e bevuto una birra in bottiglia in un bar di un cliente. Ah! Poi ha anche mandato giù una compressa di analgesico nel pomeriggio per quel fastidio al tendine del polso destro, quello che ha cominciato a fargli male sabato pomeriggio dopo la partita di tennis con il suo amico Maurizio.
Il rombo di motore ha imboccato la curva.
Oscar Santi si tocca l’orecchio sinistro con la mano, sente come un ronzio, quando la ritrae la sente umida. È perplesso.
Il rombo di motore compare.
Una luce abbagliante illumina Oscar Santi.
Frenata.
Impatto.
Tonfo.
Silenzio.
- Come donare gli organi? Ma che dice?! Ma mio figlio…..
- Signor Santi glielo abbiamo spiegato adesso.. per suo figlio è stata appena accertata la morte celebrale; saremmo costretti a interrompere il funzionamento del respiratore al più presto, ma al momento siamo ancora in tempo per l’espianto. Suo figlio potrà far viver...
Oscar Santi è nervoso, guida in grugnito, si tiene tutto sulla sinistra, in corsia di sorpasso, la sua ex-amante non si è dimostrata ragionevole, dalla rabbia ha sbattuto via l’auricolare senza fili del cellulare, e il navigatore, di serie, sulla sua Alfa fa le bizze e dichiara che lui si trova in questo momento a Pigalle a Parigi, ed è stanco, con una gran voglia di andare a casa a dormire. Un gusto di acido in bocca. Un formicolio agli alluci dei piedi. Già quasi da un chilometro la segnaletica indica l’approssimarsi dell’uscita per l’imbocco per l’autostrada per Milano, proprio quella che deve prendere lui. Ma non se n’è accorto. In un attimo pone lo sguardo alla sua destra e si rende conto che deve cambiare direzione. Sembra ormai tardi ma sterza egualmente, in modo brusco senza accertarsi della presenza d’altri veicoli, infila l’uscita per un soffio, ma la macchina, per l’alta velocità, s’imbarca nella curva a gomito che deve affrontare. Parte il posteriore e va in testa coda. Colpisce più volte sia il guard-rail a destra che quello a sinistra. Si ferma in prossimità dello sbocco della curva.
Silenzio.
Passano brevi secondi, Oscar Santi ha il volto tra le mani ed è avvolto dall’ airbag che è prontamente esploso durante la collisione con il guard-rail. Non riesce a muovere un muscolo, quasi non respira, sente freddo nello stomaco e nelle vene. Poi riesce a scuotersi da quella specie di torpore, cerca di rilassarsi all’indietro, ma l’airbag diventa una scomoda presenza tra lui e l’ossigeno, che cerca di assorbire per riattivare i suoi polmoni, che sembrano come di cemento, per come li trova pesanti e immobili.
Prova ad aprire la portiera, che fa resistenza, l’urto deve aver danneggiato le giunture del portello che adesso è un po’ bloccato; con molta fatica riesce a dare una spallata decisiva per dischiuderla, con movimenti insicuri esce dall’abitacolo e si mette in piedi sull’asfalto accanto alla vettura.
La testa, la terra, il cielo, le stelle, lo stomaco, tutto gli gira. Prova a fare qualche passo in avanti, quasi struscia i piedi.
Un rombo di motore si avvicina nell’aria.
Oscar Santi ha i capelli fradici di sudore, un gran male alla spalla sinistra, sente come delle scariche elettriche attraversare rapide il suo cervello. È in pieno choc.
Il rombo di motore sembra quasi prossimo.
Non c’è una gran luminaria in questa curva. Oscar Santi non sa se sta sognando o se quello che è successo è reale, comincia a sentire anche una forte nausea, ed è strano perché ha mangiato solo un panino e bevuto una birra in bottiglia in un bar di un cliente. Ah! Poi ha anche mandato giù una compressa di analgesico nel pomeriggio per quel fastidio al tendine del polso destro, quello che ha cominciato a fargli male sabato pomeriggio dopo la partita di tennis con il suo amico Maurizio.
Il rombo di motore ha imboccato la curva.
Oscar Santi si tocca l’orecchio sinistro con la mano, sente come un ronzio, quando la ritrae la sente umida. È perplesso.
Il rombo di motore compare.
Una luce abbagliante illumina Oscar Santi.
Frenata.
Impatto.
Tonfo.
Silenzio.
- Come donare gli organi? Ma che dice?! Ma mio figlio…..
- Signor Santi glielo abbiamo spiegato adesso.. per suo figlio è stata appena accertata la morte celebrale; saremmo costretti a interrompere il funzionamento del respiratore al più presto, ma al momento siamo ancora in tempo per l’espianto. Suo figlio potrà far viver...
- Ma mio figlio si deve sposare domani...!!
12 commenti:
eco da dove saltano fuori gli orgnai del titolo! Ops! "saltano fuori" forse non è una bella espressione... :)
e Terranova ..il poeta del gol
che fa ?
rob.
X effimeramente: in realtà tutto ciò dovevo rappresentare il prologo ad una sorta di romanzo, in cui in tre-quattro capitoli, avrei dovuto descrivere le sorti di chi poi avrebbe ricevuto i suddetti organi di Oscar Santi, avevo anche scritto alcune pagine del capitolo "cuore", poi l'ispirazione mi ha lasciato ed eccomi qui a regalare solo le prime pagine...
x ro: Terranova? mai sentito, l'unico poeta del gol che io conosca era Claudio Sala, tornante del toro anni '70, ora è commentatore di 90° minuto sulla serie B, dopo un'inconcludente carriera di allenatore (comunque qualche soddisfazione con la primavera del Toro riuscì a togliersela...)...
mmm.. :/
no ..mi sono sbagliato ..il portiere
Terraneo ( mi pare) quello che è venuto dopo Castellini
che scriveva anche poesie..
X Amarea: solo mmm..? Buaaahhhh mi hai detto solo mmm...!!!!!!!
X rob: Aaahhhh mi pareva... Il buon Giuliano Terraneo è ora un dirigente dell'Inter, dopo il Toro aveva giocato nel Milan, Lecce e Lazio....
dell'Inter ..e dove l'hanno infilato
ricordo che aveva esordito nel Monza..
mmm mmm!
:)
eheh no.. è che una volta vorrei un finale un po' +.. come dire.. ma.. mmm.. :p
Cmq continua a scrivere, adoro leggere le tue storie
X rob: ricordi bene aveva esordito nel Monza, penso collabori con Branca (altro ex calciatore) per l'area di mercato....
X amarea: e che ultimamente sono preso dall'idea che un finale non debba essere consolatorio...
mi in Veneto si schiatta ....
ma ricordo che a Torino il caldo era ancora più infernale
robibandito
...i finali consolatori non sono proprio il massimo....
and
www.wrong-.splinder.com
X rob: in questo momento qui piove... se dura almeno un' oretta magari domani fa fresco... se dura meno domani sarà un disastro, persino in Ghana farà meno caldo...
X and: in ogni caso bisogna essere un buon scrittore per scrivere un buon finale, consolatore o meno... (dalla serie: qui una volta era tutta campagna)
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