Possibile che questo sia il prezzo da pagare per la "sicurezza"?
26 maggio 2008
Possibile che questo sia il prezzo da pagare per la "sicurezza"?
16 maggio 2008
Provate ad immaginare di essere in Italia, in questo maggio del 2008. Non vi pare possibile?Eppure è cronaca di tutti i giorni. La cronaca di un pogrom. Un pogrom che sta incendiando l’Italia. Brucia le baracche dei rom e corrode la coscienza civile di tanti di noi. Qualcuno agisce, i più plaudono silenti e rancorosi, convinti che da oggi saranno più sicuri. Al riparo dalla povertà degli ultimi, di quelli che non si lavano perché non hanno acqua neppure per bere, di quelli che di rado lavorano, perché nessuno li vuole, di quelli che vanno a scuola pochi mesi, tra uno sgombero di polizia ed un rogo razzista. Forse pensate che questo non vi riguarda. Forse pensate che questo a voi non capiterà mai. Siete cittadini d’Europa, voi. Siete gente che lavora,che paga il mutuo, che manda i figli a scuola.
05 maggio 2008
Sono un po’ impossibilitato a scrivere come vorrei in questi giorni, mi manca un po’ il tempo e l’ispirazione, inoltre la tecnologia fa bizze a casa mia, quindi pochi post.
Rubo un po’ di tempo da lavoro, meglio di niente.
Comunque alcune cose mi hanno colpito e ve ne voglio parlare.
In una intervistasu Liberazione, Erri De Luca, uno dei miei scrittori preferiti, ha cosi commentato la sconfitta di Rutelli per la corsa al Campidoglio:
Domanda: Cosa cambierebbe della campagna elettorale di Rutelli?
Risposta: Rutelli.
Disarmante.
Ma vero.
Forse in questo maremoto elettorale che ha consegnato il paese in basso a destra, l’unica nota positiva è che si comincerà a lavorare nei partiti, almeno in quelli della fu passata maggioranza, per consegnare la politica a chi ha forze fresche e si farà fare un passo indietro a chi ha condotto, ad esempio, la sinistra a diventare una voce fuori campo.
Nella stessa ottica, la contestazione a Bertinotti al primo maggio sa di isteria fine a se stessa. Non sono mai stato attratto dal “Fausto pensiero”, almeno negli ultimi quattro anni, ma l’attacco subito al suo arrivo alla manifestazione sottolinea la miopia di chi, nell’area antagonista pensa a lui come ancora a qualcuno che tiri le file della politica, e non alla realtà, ovvero che Bertinotti è un ex leader ora vecchio, malato e sconfitto. Infatti la contestazione non verteva sulle sue scelte politiche, ma bensì alla sua partecipazione alla fiera del libro di Torino, che nei prossimi giorni aprirà i battenti e sarà dedicata alla nascita dello stato d’Israele. Fatto che ha scaldato non poco le frange filopalestinesi dell’area autonoma e antagonista.
Ora che Israele sia nata sulla deportazione e sul progrom instaturato ai danni dei palestinesi e che gli organizzatori della fiera siano stati meschini ad invitare solo Israele, comportandosi come chi se ne sbatte di dare la possibilità di dare vita ad un incontro di culture e proposte per la via della Pace, mi pare fuori di dubbio.
Ma la linea di boicottare la fiera mi pare sterile.
Per prima cosa io la fiera del libro la evito da anni. Che senso ha andare lì, pagare 30 euro per entrare, e non trovare libri scontati o in promozione, a parte quelli delle case editrici piccole e sconosciute (per questo doppiamente coraggiose, ripetto magari ai colossi Einaudi, Feltrinelli, Mondadori, ecc….)?
La fiera va bene per gli addetti ai lavori, che non pagano l’entrata, alle scolaresche e a chi è nelle condizioni economiche di permettersi di pagare un qualsiasi tipo di distrazione 30 euro, come io me lo potrei permettere se fossero 30 centesimi…
La pace in medio-Oriente non si conquista con boicottaggi isolati, ma con azioni mirate alla conoscenza di un problema da cui scaturiscono la maggior parte delle tensioni internazionali.
Israele inoltre mi fa venire in mente il colpo di genio di Gianfranco Fini di qualche anno fa.
Un volta l’MSI era una forza politica chiramente filo palestinese, non per senso di giustizia, sia chiaro, ma per posizione antisemita.
Poi traghettato il partito nel progetto di Alleanza Nazionale, Fini ha fatto una cosa molto di sinistra, anzi una cosa comunista in un certo senso. Ha scoperto l’internazionalismo. Declinato a destra però.
Ha scaricato l’improbabile amicizia col leader nazista francese Le Pen e si è accorto che la linea politica più vicina alla sua esisteva ad esempio proprio nel Likud, il partito conservatore israeliano di Ariel Sharon e Benjamin Nethaniau.
Un moderno partito conservatore, aperto al liberismo, nazionalista, capace di radicarsi trasversalmente nella società, vicino ai poteri forti economici, finanziari, religiosi del paese, che fa leva su campagne in cui un capro espiatore per i problemi del paese viene sempre trovato con naturalezza.
Vi ricorda qualcosa?
Anche ora che parte del likud e parte dei laburisti sono coinfluiti nel nuovo partito moderato Kadima, le cose non sono cambiate, anzi ha aperto nuove prospettive…..
Tutto ciò per dire che dare una speranza al progresso passa anche da dove siamo noi.
E noi dove siamo?
In un paese che vive di antipolitica e reality show se il colpo di genio lo fa Gianfranco Fini allora siamo un po’ nella merda.