26 maggio 2008

Nei CPT si muore


Nel CPT di corso Brunelleschi un immigrato viene lasciato morire nel suo letto, forse di polmonite.

Per indicare il punto esatto in cui è successo, i ragazzi magrebini dietro alle sbarre, passandosi un telefonino di mano in mano, spiegano: "Zona rossa, cella numero 2". Lì, ieri mattina alle 8, è stato trovato morto Hassan Nejl, nato Casablanca il 27 marzo 1970, trattenuto da dieci giorni al Cpt con un decreto di espulsione firmato dal questore di Padova. "Era nel suo letto con la schiuma alla bocca - raccontano - abbiamo urlato tutta la notte per chiamare i soccorsi, ma non è venuto nessuno. L'hanno trattato come un cane". Di sicuro non poteva esserci inaugurazione più tragica per il nuovo Centro di permanenza temporanea di Torino. Stessa area, ma ingresso diverso su via Mazzarello. Costato 12 milioni di euro per la prima metà dei lavori, in muratura, più civile e più sicuro, nelle intenzioni della Prefettura, era entrato in funzione in gran segreto lunedì mattina. Doveva essere un periodo di rodaggio. Sessanta persone trattenute, che diventeranno 130 a lavori ultimati. Ma dopo cinque giorni è successo quello che non era mai capitato nei nove anni di gestione precedente. Il prefetto Paolo Padoin è stato avvisato quasi subito: "I primi riscontri hanno stabilito che quel ragazzo è morto per una malattia - spiega - forse una polmonite. So che era stato visitato da un medico della Croce Rossa nel primo pomeriggio di venerdì. Se ci fossero state davvero delle omissioni di soccorso durante la notte, ma è un fatto ancora tutto da accertare, toccherà alla magistratura chiarire eventuali responsabilità". E' già stata disposta l'autopsia.

Davvero non ho parole per questa storia di ordinaria politica repressiva verso l'immigrato!

Capito? Nonostante le richieste di aiuto dei suoi compagni di cella, le guardie e la Croce Rossa lo lasciano nel letto con la bava alla bocca.

“Qui siamo come in un canile, dove se abbai nessuno risponde”, dicono altri reclusi nel CPT. Gli agenti sono in allerta perché molti reclusi hanno annunciato uno sciopero della fame, per tentare di rompere il silenzio. Nelle stesse ore, un altro straniero ha tentato la fuga: preso dalle guardie è stato massacrato di botte e ora è ricoverato in ospedale. Sulla sede della Croce Rossa in Via Bologna, intanto, sono comparse alcune scritte che denunciano quanto accaduto nel CPT.

Intanto di fronte al centro si è formato un presidio che ha portato solidarietà ai reclusi.

Il presidio è di qualche decina di persone sotto una pioggia battente. Sui muri sono comparse scritte "liberi Tutti" "Assassini" "Chiudere i lager". presenti stanno battendo sui muri e sulle grate del CPT per farsi sentire da chi è dentro. Nessuna risposta per ora dagli immigrati. Si saprà qualcosa di più domani quando forse un avvocato potrà entrare nel centro. A sorpresa lunedì scorso è stata aperta la nuova ala in cui ha perso la vita Hassan Nejl. Piove a dirotto e sono stai aperti anche degli striscioni contro i CPT.


Ora mi chiedo. Possibile che la politica per cui un mese fa si dato mandato di governare sia sorda a ciò che è successo?
Possibile che questo sia il prezzo da pagare per la "sicurezza"?

16 maggio 2008

Provate ad immaginare (L'Italia dei progrom)





Provate ad immaginare.

Una persona del vostro quartiere è sorpresa dentro un appartamento: forse voleva rubare, forse voleva portar via una neonata. Viene arrestata.


Provate ad immaginare.


Il giorno dopo e poi quelli successivi ragazzi in motorino lanciano una molotov contro la casa di un vostro vicino. L’incendio brucia in parte l’appartamento ma per fortuna l’uomo, la donna e i due bambini che ci vivono se la cavano. Spaventati ma incolumi. Poi è la volta di un intero quartiere: arrivano a centinaia con i bastoni e le bottiglie incendiarie.La gente scappa si rifugia da parenti.


Provate ad immaginare.


Un bambino che vive ad un paio di isolati da casa vostra viene circondato da gente ostile che, sapendo che è del vostro paese, lo insulta, loschiaffeggia, lo spinge a forza dentro una fontana. Il bambino è piccolo, forse piange, forse stringe i denti perché la violenza degli altri è un pane duro che ha imparato a masticare sin da quando è nato.


Provate ad immaginare.


La furia non si placa: anche i quartieri vicini sono sotto assedio.Raccolte in fretta poche povere cose intere famiglie si allontanano. La polizia non ferma nessuno degli incendiari ma “scorta” voi e i vostri compaesani. Andate via. Non sapete dove. Lontano dalle molotov, lontano dalla rabbia, lontano dalla ferocia di quelli che sino al giorno prima vivevano a poche centinaia di metri da voi. Andate in cerca di un buco nascosto, dove, forse potrete resistere per un po’. Fino alla prossima molotov.


Provate ad immaginare.


Vostri compaesani e parenti che vivono lontano, in altre città, vengono assaliti, le loro case bruciate. Anche loro sono in strada. Provate ad immaginare. Il governo del vostro paese vara misure straordinarie per far fronte all’emergenza. Leggi per fermare la violenza e l’illegalità. Leggi contro di voi ed i vostri parenti, contro i vostri vicini di casa, contro quelli del vostro quartiere e contro tutti quelli del vostro stesso paese.

Provate ad immaginare di essere in Italia, in questo maggio del 2008. Non vi pare possibile?Eppure è cronaca di tutti i giorni. La cronaca di un pogrom. Un pogrom che sta incendiando l’Italia. Brucia le baracche dei rom e corrode la coscienza civile di tanti di noi. Qualcuno agisce, i più plaudono silenti e rancorosi, convinti che da oggi saranno più sicuri. Al riparo dalla povertà degli ultimi, di quelli che non si lavano perché non hanno acqua neppure per bere, di quelli che di rado lavorano, perché nessuno li vuole, di quelli che vanno a scuola pochi mesi, tra uno sgombero di polizia ed un rogo razzista. Forse pensate che questo non vi riguarda. Forse pensate che questo a voi non capiterà mai. Siete cittadini d’Europa, voi. Siete gente che lavora,che paga il mutuo, che manda i figli a scuola.


Forse avete ragione. Forse no


Nella roulette russa della guerra sociale c’è chi affonda e chi resta a galla. Il lavoro non c’è, e se c’è è precario, pericoloso, malpagato. Il mutuo vi strangola, non ce la fate ad arrivare alla fine del mese, a pagare tutte le spese, ma forse, tirando a campare, con la paura che vi stringe la gola, ce la farete. Gli altri, quelli che restano fuori, che crepino pure. Nemici, anche i bambini. O li caccia il governo o ci penserete voi stessi, di notte con i bastoni e le molotov.


A fare pulizia. Etnica.


Intanto, giorno dopo giorno, i nemici, quelli veri, vi portano via la vita, rendono nero il vostro futuro. Il nemico marcia sempre alla nostra testa: è il padrone che sfrutta, è il politico che pretende di decidere per noi, che vuole che i penultimi combattano gli ultimi, perché la guerratra poveri cancella la guerra sociale.


Provate ad immaginare.


Provate ad immaginare che un giorno il padrone vi licenzi, che la banca si prenda la casa, che la strada inghiotta voi e i vostri figli. Sarà il vostro turno. Ma allora non ci sarà più nessuno capace di indignazione, capace di rivolta. Provate ad immaginare. Un giorno qualcuno potrebbe chiedervi “dove eravate mentre bruciavano le case, deportavano la gente, ammazzavano i bambini?”Non dite che non sapevate, non dite che non avevate capito, non dite che voi non c’entrate. Chi non ferma la barbarie ne è complice.


Provate ad immaginare un futuro come questo presente da incubo.

05 maggio 2008

Noi siamo qui.




Sono un po’ impossibilitato a scrivere come vorrei in questi giorni, mi manca un po’ il tempo e l’ispirazione, inoltre la tecnologia fa bizze a casa mia, quindi pochi post.
Rubo un po’ di tempo da lavoro, meglio di niente.
Comunque alcune cose mi hanno colpito e ve ne voglio parlare.

In una intervistasu Liberazione, Erri De Luca, uno dei miei scrittori preferiti, ha cosi commentato la sconfitta di Rutelli per la corsa al Campidoglio:
Domanda: Cosa cambierebbe della campagna elettorale di Rutelli?
Risposta: Rutelli.
Disarmante.
Ma vero.
Forse in questo maremoto elettorale che ha consegnato il paese in basso a destra, l’unica nota positiva è che si comincerà a lavorare nei partiti, almeno in quelli della fu passata maggioranza, per consegnare la politica a chi ha forze fresche e si farà fare un passo indietro a chi ha condotto, ad esempio, la sinistra a diventare una voce fuori campo.
Nella stessa ottica, la contestazione a Bertinotti al primo maggio sa di isteria fine a se stessa. Non sono mai stato attratto dal “Fausto pensiero”, almeno negli ultimi quattro anni, ma l’attacco subito al suo arrivo alla manifestazione sottolinea la miopia di chi, nell’area antagonista pensa a lui come ancora a qualcuno che tiri le file della politica, e non alla realtà, ovvero che Bertinotti è un ex leader ora vecchio, malato e sconfitto. Infatti la contestazione non verteva sulle sue scelte politiche, ma bensì alla sua partecipazione alla fiera del libro di Torino, che nei prossimi giorni aprirà i battenti e sarà dedicata alla nascita dello stato d’Israele. Fatto che ha scaldato non poco le frange filopalestinesi dell’area autonoma e antagonista.
Ora che Israele sia nata sulla deportazione e sul progrom instaturato ai danni dei palestinesi e che gli organizzatori della fiera siano stati meschini ad invitare solo Israele, comportandosi come chi se ne sbatte di dare la possibilità di dare vita ad un incontro di culture e proposte per la via della Pace, mi pare fuori di dubbio.
Ma la linea di boicottare la fiera mi pare sterile.
Per prima cosa io la fiera del libro la evito da anni. Che senso ha andare lì, pagare 30 euro per entrare, e non trovare libri scontati o in promozione, a parte quelli delle case editrici piccole e sconosciute (per questo doppiamente coraggiose, ripetto magari ai colossi Einaudi, Feltrinelli, Mondadori, ecc….)?
La fiera va bene per gli addetti ai lavori, che non pagano l’entrata, alle scolaresche e a chi è nelle condizioni economiche di permettersi di pagare un qualsiasi tipo di distrazione 30 euro, come io me lo potrei permettere se fossero 30 centesimi…
La pace in medio-Oriente non si conquista con boicottaggi isolati, ma con azioni mirate alla conoscenza di un problema da cui scaturiscono la maggior parte delle tensioni internazionali.
Israele inoltre mi fa venire in mente il colpo di genio di Gianfranco Fini di qualche anno fa.
Un volta l’MSI era una forza politica chiramente filo palestinese, non per senso di giustizia, sia chiaro, ma per posizione antisemita.
Poi traghettato il partito nel progetto di Alleanza Nazionale, Fini ha fatto una cosa molto di sinistra, anzi una cosa comunista in un certo senso. Ha scoperto l’internazionalismo. Declinato a destra però.
Ha scaricato l’improbabile amicizia col leader nazista francese Le Pen e si è accorto che la linea politica più vicina alla sua esisteva ad esempio proprio nel Likud, il partito conservatore israeliano di Ariel Sharon e Benjamin Nethaniau.
Un moderno partito conservatore, aperto al liberismo, nazionalista, capace di radicarsi trasversalmente nella società, vicino ai poteri forti economici, finanziari, religiosi del paese, che fa leva su campagne in cui un capro espiatore per i problemi del paese viene sempre trovato con naturalezza.
Vi ricorda qualcosa?
Anche ora che parte del likud e parte dei laburisti sono coinfluiti nel nuovo partito moderato Kadima, le cose non sono cambiate, anzi ha aperto nuove prospettive…..

Tutto ciò per dire che dare una speranza al progresso passa anche da dove siamo noi.
E noi dove siamo?
In un paese che vive di antipolitica e reality show se il colpo di genio lo fa Gianfranco Fini allora siamo un po’ nella merda.