24 dicembre 2007

Buon Natale a chi…



Buon natale a chi mangia il panettone con i parenti e a chi ingoia rabbia in cerca di un lavoro.
Buon natale a chi scarta i regali sotto l’albero agghindato e a chi sbanda col tir in autostrada dopo ore di viaggio.
Buon natale a chi brinda con lo spumante nei bicchieri lindi e a chi beve la medicina per il fegato malato.
Buon natale a chi parte in viaggio in Egitto e a chi varca l’entrata di un carcere per un fine pena mai.
Buon natale a chi telefona ai lontani parenti per gli auguri e a chi chiama l’infermiera negli ospizi per farsi cambiare la biancheria sporca.
Buon natale a chi va a messa con il vestito elegante e a chi va a chiedere l’elemosina agl’incroci con la stessa tuta di sempre.
Buon natale a chi fa scoppiare i petardi nelle vie e a chi fa andare a pezzi l’economia del paese.
Buon natale a chi mette il muschio nel presepe e a chi si infila l’eroina nelle vene.
Buon natale a chi canta i canti festosi davanti al camino crepitante e a chi brucia nelle fabbriche con gli estintori vuoti.
Buon natale a chi fa camminate nei sentieri innevati di montagna e a chi passeggia nei viali per prostituirsi.
Buon natale a chi accarezza i figli che recitano poesie davanti ai nonni e a chi si picchia per litigi coniugali.
Buon natale a chi dice che bisogna essere più buoni e a chi urla silenziosamente la propria solitudine.
Buon natale a chi scrive la letterina a bambin gesù e a chi compila una lettera d’addio a questo mondo crudele.
Buon natale a chi guarda in tv le zuffe di Asterix e a chi vive sulla sua pelle i lutti della guerra.
Buon natale a chi passa di qua e a chi mi manca tanto.

19 dicembre 2007

M M




Tu Cavaliere di Gran Croce che amasti le ragazze di Piazza di Spagna,
raccontami una giornata particolare da accanito fumatore,
narrami le cronache di poveri amanti che vedesti dal tuo appartamento parigino,
non tacciarmi niente sennò pagherai penale di cento milioni,
mica mi spavento dei tuoi “tutto esaurito” all’urlo graffiante di “Ciao Rudy!”.
Ma mi burli col sorriso di bell’Antonio e mi esponi un fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova, si sospettano moventi politici.
Deh! Mi manchi da tanto sai… sei pur sempre l’uomo dei cinque palloni che mi teneva sveglio la sera, a capire dove andassero a finire le tue storie.
Neanche fossi una donna della domenica che mi accarezza sussurrandomi: Ciao Maschio.
Sei stato tre vite e una sola morte.
Per questo ti ricorderò sempre e ti rincuoro vecchio amico: stanno tutti bene.

13 dicembre 2007

Cosa vuol dire giustizia?




Ho appena finito di giocare con Bernie.
Gli tiravo un osso fatto di corda intrecciata, lui me lo riportava ed io glielo rilanciavo per la stanza, ci saltavamo addosso reciprocamente, ci mordevamo orecchie, mani, collo; allo stereo la musica era a volume sostenuto e ci esaltava. Verdena.
Avevamo bisogno di fisicità. Ho smesso quando mi sono sentito sudato e la casa mi sembrava eccessivamente calda attorno a me. Solo allora mi sono accorto dei graffi che Bernie mi aveva fatto sulle mani, leggere striature rosse che bruciavano appena un po’ a contatto con il sudore… ne ero contento davvero.
Mi sono cambiato e gli ho preparato la ciotola con le crocchette, il riso soffiato e i cereali. Io credo che non mangerò stasera.
Poi mi sono visto allo specchio e mi sono trovato bello con la mia barba lunga di un mese scarso.
Proprio bello.
L’unica cosa bella della giornata.
Oggi ci sono stati i funerali dei quattro ragazzi morti alla ThyssenKrupp.
Una folla ha invaso lo stretto sagrato del Duomo di Torino.
Tanti, troppi curiosi solo lì per farsi inquadrare dalle tv nazionali.
Tanti, troppi politici in chiesa, perché non esserci sembrava brutto. Erano gli unici che si sorridevano. Cazzo si sorridevano?
Le parole del vescovo non mi hanno consolato. Figurati se il suo brodino buonista può consigliare a fare giustizia.
E poi cosa vuol dire giustizia?
Una multa ai proprietari della fabbrica? Una pena detentiva per omicidio colposo? Ma dai.. persino nell’indulto hanno ficcato questi reati…
E poi io al carcere non credo. Non credo alla sua valenza come luogo di rieducazione.
Crederei semmai alla giustizia sociale che fa sì che se un padrone è responsabile della morte dei suoi lavoratori, venga espropriato delle sue proprietà, e che diventi lui/loro dipendente/i di una fabbrica, che si facciano loro i tre turni, lavorino loro senza apparati di sicurezza, lavorino loro con un contratto che oggi ti tiene occupato ma domani chissà, lavorino loro con la strizza che il loro stabilimento sia delocalizzato dall’altro capo del continente, lavorino loro per uno stipendio che a stento ti fa arrivare alla quarta settimana (se ti riesce…), che sentano loro i polmoni fargli male dopo 10 ore di turno in una linea di produzione in cui si sta a contatto con vernici e solventi, che arrivino loro a casa stanchi e alienati, insofferenti ai loro cari, delusi da cosa sono diventati, piuttosto di cosa avrebbero voluto essere.
Lavorino loro. Con i loro metodi di proprietari.
Sentano sulla loro pelle che cosa è il capitalismo per chi sta dalla parte sbagliata del confronto.
E poi mi dicano che cos’è la giustizia.

07 dicembre 2007

Di che si cibano i padroni?



La fabbrica “Thissenkrupp – acciaierie Terni” si trova di fronte al parco della Pellerina, al fondo di corso Regina Margherita, una lunga via di scorrimento di Torino che taglia in due la città, dai piedi della ricca ed aristocratica collina, attraversa il centro e si spegne alla periferia est della città, nei pressi del quartiere polare delle Vallette.
Credo di esserci passato almeno un centinaio di volte nella mia vita da lì davanti, forse di più, molte di più.
In entrata o in uscita dalla vicina tangenziale, o per raggiungere paesi contigui come Collegno o altre strade principali come Corso Marche.
La fabbrica “Thissenkrupp – acciaierie Terni” è uno stabilimento grande, non come Fiat Mirafiori o la Pirelli di Settimo Torinese, ma decisamente visibile. Ha una storia importante e controversa, sta lì a testimoniare di una crescita economica della città che ora sembra lontana un millennio, non mezzo secolo.
Da l’altro ieri notte è un luogo di morte.
Antonio Schiavone, 36 anni, tre figli piccoli di cui uno appena arrivato. Lavorava da 12 ore quando questa notte un getto di olio bollente lo ha travolto nello stabilimento. Con lui altri 6 lavoratori sono stati coinvolti; ed oggi sono morti Angelo Laurino, 43 anni, e Roberto Scola, 32 anni, gli altri tre lottano in queste ore contro la morte dopo aver combattuto per mesi contro la chiusura della loro azienda. Al momento non una riga non una frase da parte dei vertici della Thyssen, già condannati in passato per un altro incendio scoppiato all'interno di uno stabilimento.Idranti non funzionanti, estintori vuoti, macchinari vecchi e turni massacranti; nelle facce dei tanti giovani presenti da questa mattina davanti ai cancelli solo rabbia e dolore e un senso di impotenza dopo mesi di battaglie e denunce per far emergere i pericoli e i rischi di un luogo di lavoro PRECARIO.
Esternalizzazioni, delocalizzazioni, precarietà, orari, tempi, organizzazione del lavoro, sono alcune delle cause delle stragi quotidiane che fanno tornare indietro nel tempo questo Paese, a prima che le lotte del Movimento Operaio imponessero le misure di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro e di rifiuto della monetizzazione del rischio.
Le Leggi non bastano: è di 13 anni vecchio il DLgs 626/94, normativa avanzata in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ma ancora oggi disattesa e inapplicata; è nuova, dell’agosto di questo anno la Legge 123 “Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto della normativa in materia”, ma dovranno essere emanati alcuni decreti legislativi attuativi prima che essa sia fattilmente applicabile.
Tutto ciò mentre il senato ieri sera approva tra polemiche il “pacchetto sicurezza”, che non riguarderà la salvaguardia dei lavoratori, ma bensì cercherà di dare il contentino richiesto dai sindaci securitari di questo paese, che puntano la loro rielezione allontanando i cittadini meno gradevoli piuttosto che rendere possibile l’eguaglianza sociale di tutte/i.
Spalleggiati anche da personaggi come il capo di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che ricevendo a pranzo ieri Casini e Fini traccia il futuro del paese, fatto di bieco neoliberismo, in stile “sistema” camorristico (di quello è esperto l’Udc di Casini), con piglio di ferro antisindacale (nella tradizione missina di Fini). Mentre ironizza sulla sinistra, che secondo il fighetto Montezemolo, ha una concezione dell’economia di stile medioevale. Detto dal capo della borghesia più assistenzialista del mondo fa capire che aria tira per i lavoratori.
Un pranzo da Montezemolo… ma di che si sono cibati? Ma ovviamente delle morti sui luoghi di lavoro! E l’economia s’impenna!

29 novembre 2007

Da una decina di giorni, a Torino, alcuni rifugiati politici che provengono dall'Africa hanno occupato una vecchia struttura in via Bologna, quasi di fronte a dove andavo io a scuola più di 13 anni fa, e a un cinquecento metri da dove lavoro adesso.
Sono a Torino da più di un anno, e fino a qualche mese fa il comune aveva provveduto a loro, ma ora, complice i ritardi per approvare la delibera per "l'emergenza freddo", si è bellamente derubricato il problema alla provvidenza....
Con un collega ho fatto visitato a loro, per portargli del cibo, le condizioni igieneiche in cui vivono sono sotto qualsiasi standard accettabile in un paese che si definisce civile; le uniche cose che ricevono sono frutto dell'aiuto di alcuni militanti dei centri sociali e da abitanti solidali del quartiere.
Vi diffondo un loro comunicato.
Per noi non c'è più il passato, c'è solo il futuro!
Siamo uomini partiti dai nostri paesi per ricominciare avivere.
Veniamo dal Sudan, dall'Eritrea, dall'Etiopia, dalla Somalia, dal Sahara sud occidentale, dal Niger, dal Ciad edalla Costa d'Avorio. Paesi in guerra, paesi che vivono conflitti, dove è difficile avere una vita normale.
Per venire qui in Europa abbiamo viaggiato, abbiamo superato molti confini. Per venire qui ci siamo lasciati alle spalle il passato. Qui noi vogliamo costruire il futuro.
Ma non è facile.
Noi non siamo stati accolti come cittadini, ma come "un problema". Ci avete dato un foglio di carta, ma non ci avete dato nient'altro. Ma se non abbiamo una casa non possiamo avere la residenza. Se non abbiamo la residenza non possiamo avere il medico, l'abbonamento per i mezzi pubblici, la carta d'identità.
E senza queste cose chi ci dà un lavoro? E senza lavoro come mangiamo?
Abbiamo capito molto in fretta e sulla nostra pelle che i diritti scritti sulla Convenzione di Ginevra sono solo parole sulla carta. Ma non abbiamo paura. Credete forse che dopo tutta la strada che abbiamo fatto e dopo tutto quello che abbiamo visto siamo disposti a rinunciare? E come? Per noi non c'è più il passato, c'è solo il futuro!
Dove viviamo adesso, in via Bologna, ci sono uomini che nei paesi da cui arrivano combattevano uno contro l'altro. Combattevano con l'odio, ma era un odio che non avevano scelto. Qui viviamo tutti insieme perché abbiamo tutti gli stessi bisogni. Non conta il passato, conta solo la decisione di lottare per conquistarci il futuro, una nuova vita.
Non ci terrete nascosti. Se voi non ci vedete, noi andremo per le strade. Se voi non ci ascoltate, noi urleremo. Se voi non ci volete parlare, noi parleremo con tutti per farvi capire che non siamo un problema, ma siamo persone, siamo anche noi cittadini!
I rifugiati di via Bologna - Torino

22 novembre 2007

Citazioni (in attesa di…)


In questi giorni sto scrivendo un racconto che presto posterò sul blog; perciò riesco a scrivere poco d'inedito da queste parti, comunque in attesa che questo racconto prenda forma in modo decente, vi lascio una serie di citazioni, raccolte qua e là…, ditemi che ne pensate, che cosa vi viene in mente, rispondetemi con latre citazioni, insomma.. ho davvero poca fantasia in questo periodo che vi devo dire???
A presto


- Ratzinger ha invitato i giovani alla castità, se funziona con loro poi proverà con i preti.
(Daniele Luttazzi)

- Ci sono due tipi di artisti: quelli che vogliono passare alla storia e quelli che si accontentano di passare alla cassa.
(Giorgio Gaber)

- Non si raccontano bugie deliberate, ma a volte bisogna essere evasivi.
(Margaret Tatcher)

- Margareth Thatcher? Se fosse stata una bella gnocca me ne ricorderei.
(Silvio Berlusconi)

- Per me destra e sinistra si equivalgono: in stupidità.
(Giorgio Bocca)

- Gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori.
(Ennio Flaiano)

16 novembre 2007

Pensandoci su.

Una settimana di ferie.
È quella che sto passando in questi giorni.
Ne avevo bisogno, ne avevamo bisogno… così ché martedì mattina ho caricato in macchina famiglia e pochi bagagli e si è partiti per la Liguria. Un tre giorni passati dalle parti di Sarzana e territori limitrofi.
Bernie ha potuto così vedere per la prima volta il mare. Per me e mia moglie è sempre un piacevole diversivo alla nostra grigia città. Tutto sommato siamo stati in giro un bel po’, abbiamo visto alcuni borghi marini, che immagino nell’estate si popolino di gente facoltosa che scende con Suv e monovolumi vari dalla Lombardia e dal Piemonte per godersi ville e barche, in questi giorni placidamente ancorati ai moli semideserti di paesi come Lerici, Portofino, La Spezia, Portovenere…
Il tempo è stato clemente o quasi, magari un po’ freddo di sera.
Ne abbiamo approfittato per un paio di buone mangiate di pesce e focacce.
Ma a parte passeggiate, mangiate, foto, filmini, parole… ho cercato di pensare un po’ a quello che è successo domenica scorsa.

Quando verso le 14.30 sono arrivato allo stadio per assistere a Toro-Catania non sapevo nulla di quello che era successo la mattina nell’autogrill di Badia al Pino dove era stato ammazzato Gabriele Sandri.
I miei amici mi misero così al corrente, compreso della decisione di una parte cospicua dei tifosi del Toro di non entrare allo stadio. E di manifestare fuori dal Comunale-Olimpico il proprio sdegno per quello che era successo. Poi, visto che molti capi ultrà non si mettevano d’accordo con le modalità della protesta, si è entrati allo stadio, chi prima, chi dopo per assistere alla partita, ma senza striscioni né cori, mentre da Bergamo arrivavano notizie che la partita era stata sospesa e rinviata per invasione (che poi non c’è stata, semmai una serie di danni alle strutture dello stadio). Una domenica di calcio atipica. Ma soprattutto una domenica di violenza, iniziata nell’autogrill di Badia al Pino e finita con l’assalto alla sede del CONI e in alcune caserme di Roma.
Mi addolora la morte di una persona, soprattutto se giovane e per motivi futili. Giorno dopo giorno si delinea la dinamica della sparatoria a Badia al Pino, e le dichiarazioni allucinanti di Luigi Spaccarotella (il poliziotto della stradale indagato per omicidio) mi ricordano, anche fin troppo quelle del carabiniere Placanica nei giorni seguenti all’uccisione di Carlo Giuliani a Genova, o a quelle dei poliziotti che “fermarono” a Piacenza Federico Aldrovandi e lo riconsegnarono alla famiglia solo all’obitorio.
Non ho preconcetti verso le forze dell’ordine. Ma sicuramente non sempre la loro presenza è sinonimo di sicurezza, tutt’altro. Forse questa volta qualcosa cambierà. Sarà per l’estrazione della vittima, rampollo della Roma bene (ed anche un po’ nera…. Basta vedere chi sfilava a Roma nelle ore seguenti all’omicidio, e al tenore degli striscioni e dei manifesti che campeggiarono la capitale), visto l’estrazione di Spaccarotella (popolare e vicino alle idee di sinistra, una rarità..), sarà per l’elevata presenza di testimoni, sarà il bisogno di dare un colpo alla botte ed una al cerchio (anche la posizione degli altri occupanti della macchina dove viaggiava Sandri si è aggravata in merito alla rissa con i tifosi juventini), ma forse per Spaccarotella le cose non passeranno molto lisce.
Resta che il vero, ulteriore, giro di vite spetterà al mondo dei tifosi.
Infatti già si annunciano nuove norme limitanti all’accesso agli stadi, ed in molti sono a puntare il dito contro i facinorosi del fenomeno ultrà.
Credo che a Sky e a Mediaset già facciano festa. Si annunciano nuovi abbonamenti in arrivo per chi sarà terrorizzato ad andare allo stadio a vedere le partite…..
Per quanto mi riguarda, non credo che soffiare sul fuoco sia la mossa più efficace.
Mi considero un appassionato di calcio e della mia squadra del cuore, e finora nulla mi farà cambiare idea e mi indurrà a disertare lo stadio e non cantare i miei inni. Ma rifiuto quel codice d’onore che obbliga a scontrarmi fisicamente con altri tifosi o poliziotti, anche se fosse per scambiarsi semplici schiaffoni (e se qualcuno chiama semplici gli schiaffoni, vi lascio intuire cosa pensa della coltellate). Credo altresì che l’Italia aspetti da numerosi anni (uhmmm… diciamo dall’inizio della Repubblica) una vera e propria riforma dell’ordinamento delle forze dell’ordine. La storia mi porta a pensare che avere un’arma in mano è una responsabilità troppo alta per un essere umano che può prendere alcune decisioni in modo del tutto arbitrario. Senza parlare della facilità che questi corpi militari hanno di essere attraversati da manovre politiche destabilizzanti o criminose…. E di quell’aurea di omertà che si crea, all’interno delle rispettive armi, in solidarietà a poliziotti, carabinieri, finanzieri quando sono al centro di inchieste giudiziarie, e questo anche grazie a coperture politiche e degli ambienti che fanno capo ai tribunali. E questo dovrebbe finire.

No so se quello che provo per il futuro sia fiducia. Sicuramente la curiosità che provo m’induce ad andare avanti secondo le mie idee, i miei valori e i miei gusti.
Amo fare l’amore, mangiare, bere, viaggiare, leggere, scrivere, guardare film, parlare con le persone, capire le cose.
Amo la mia famiglia, i miei amici e persino il mio lavoro.
Amo guardre il mare, nuotare, camminare in collina e in montagna.
Amo camminare per strade che non conosco, scoprire le storie che non so.
Amo emozionarmi sotto le stelle, ridere in una birreria, tirare calci ad un pallone in un campetto di periferia.
Amo andare allo stadio.
A questo punto della vita, Amo non cambiare idea.
E guardare l’orizzonte con Bernie.

10 novembre 2007

L’effetto che fa.


Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….
essere un giornalista, definirsi progressista, ma aperto al dialogo con la destra, sensibile alle ragioni del Nord leghista, per una laicità che accoglie le parole del Papa….
Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….

Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….
Consumare una vita al bar, vincere 10000 euro al lotto, vantarsi e dirlo a tutti, poi ricevere il giorno dopo la telefonata di un cugino, alla lontana, che ti dice: “ho bisogno di operarmi, sai il bere, ti ricordi.. mi hai fatto iniziare tu…”
Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….

Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….
Andare alle primarie del Pd, avere casa in centro, dirsi per una società multiculturale, comprare prodotti in un negozio equosolidale, leggere Baricco, ed avere paura se tua figlia esce con un ragazzo rumeno…
Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….

Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….
Passare da lunedì a venerdì a lamentarsi del traffico, della mancanza di parcheggio, della coda al supermercato, dei vicini rumorosi, dello smog, poi andare il finesettimana in montagna e annoiarsi terribilmente…
Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….

Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….
Ad avere un cugino che lavora in comune che ti fa avere una casa popolare senza che tu ne abbia i requisiti, un fratello vigile urbano che ti fa avere un pass per disabili per la macchina anche se sei normodotato, avere uno zio assicuratore che ti procura un’assicurazione di comodo per l’auto, e poi prendere l’autobus e indignarsi che sopra ci trovi dei rom che non hanno pagato il biglietto…
Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….

Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….
Mettersi insieme ad una ragazza a sedici anni, a venticinque andare a vivere insieme, a ventotto sposartela, a trenta avere il primo figlio, a trentatré il secondo, a trentacinque cambiare casa, a quaranta cambiare macchina, a quarantacinque trovarsi un’amante e dire di tua moglie che è una donna che non ti hai capito…
Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….

Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….
Indignarsi per la guerra, irritarsi per la mafia, stizzirsi per il razzismo, contrariarsi per la fame nel mondo, indispettirsi per la deriva della politica, infastidirsi per i pessimi programmi televisivi, turbarsi per il disprezzo della natura, arrabbiarsi per il dispregio dei diritti sul lavoro, infuriarsi per la mancanza di laicità nella società, poi aprirsi un blog per cercare di baccagliare…
Chissà, chissà, chissà l’effetto che fa….

05 novembre 2007


E tempo di capri espiatori.
Per quanto sia difficile coabitare con persone diverse da noi, per cultura e costumi, non si può fare di tutta un'erba un fascio. I miei vicini di casa rumeni sono persone oneste, ma anche se facessero delle cose illegali vorrei che fossero giudicati per il reato commesso, non per la loro appartenenza etnica.
La violenza sulle donne è ripugnante, e l'ambito più gettonato per questa infamia è la famiglia. Ma di questo Veltroni s'indigna poco.
La ragazza inglese uccisa a Perugia e la donna stuprata a Cagliari nelle ore appena successive al massacro di Roma sono vittime anch'esse, ma stranamente nessuno politico passeggia per le strade dei quartieri dove sono avvenute quelle violenze, nessun sindaco delle due città chiede giustizia tramite leggi speciali che slavaguardino la dignità di chi è offeso irreparabilmente. Solo esiste il vecchio tranello di riversare su qualche categoria di cittadini, il malcontento per una società che perde la via della civiltà, assillata da una precarietà che dal mondo del lavoro si riverbera sulla tenuta della stessa struttura sociale ed umana di questo paese.
Il nemico perciò non è chi regge gli apparati economici, finanziari, produttivi, amministrativi di questo paese, ma bensì chiunque sia appena più indifeso di noi.
Nel mio piccolo, francamente, questo mi pare un orrore.

01 novembre 2007

Punti di vista

Care/i bloggers torno a calcare queste scene dopo più di due settimane di lontananza.
In questi giorni ho avuto una gran difficoltà a dedicarmi al mio blog. Il lavoro, la famiglia e il dentista hanno avuto la meglio su di me, perciò le mie poche forze residue giornaliere le ho dedicate a Bernie, al Toro, e alla lettura di “Gomorra”.
Oggi torno a voi per una serie di considerazioni sull’attualità politica.


- Veltroni incoronato a segretario del Pd:

il più noto sindaco di Roma, dopo esser riuscito nell’impresa titanica di vincere le primarie con una piattaforma così moderata che al confronto Rosy Bindi pareva lei la ex-comunista, ha scelto Milano per ascendere al trono del partito che di nome fa democratico, ma nei fatti suona oligarchico. Il succo del suo discorso è stato che la stima verso questo governo è illimitata, ma se l’UDC ce stà se po’ fa a farlo cadere, anche perché adesso il partito di Casini (quello sposato due volte che difende il matrimonio uno e indivisibile), Cesa (quello che chiede più soldi ai parlamentari e dice che vuole moralizzare la politica), Giovanardi (quello che dice che con la mafia bisogna convivere e che bisogna fare il ponte sullo stretto) gli fa meno schifo che stare con la sinistra che chiede, di tanto in tanto, di rispettare certi impegni con gli Italiani. Non pensavo che il passo dai quaderni di Gramsci ai pizzini di Provenzano fosse così breve.


- Che ora è a sinistra?:

sabato 20 ottobre ero a Roma alla manifestazione indetta da “il Manifesto”, “Liberazione” e “Carta”. Ci sono andato per sapere che aria tirasse dalle parti di quella che sarebbe la sinistra istituzionale. Ho incontrato una vasta partecipazione di militanti dei due partiti comunisti più famosi (in Italia pare ce ne siano almeno una decina di sigle figlie di Marx), sindacalisti Fiom, ed espressioni di movimenti sociali (ve li ricordate, erano vivi nei social forum fino a qualche anno fa). Un po’ tutti chiedevano ad un governo, che quasi nessuno ama più, di fare qualcosa contro il precariato, contro le grandi opere mangia-ambiente, contro la guerra, contro la svolta securitaria delle città, a favore dei migranti e delle coppie di fatto, per la laicità di stato.

E tutti i dirigenti di partito a dire sì vi abbiamo capito, tranne poi inseguire, dal giorno dopo, il metodo politico del Pd, tanto che si parla di Nichi Vendola come guida di un ipotetico schieramento che raggruppi Prc, Pdci, Verdi e Sinistra Democratica. A questo punto sorge una domanda. Ma se Vendola è la risposta a Veltroni, chi sarà la risposta a Rosy Bindi? Wladimir Luxuria???!!!


- Premiata ditta Mastella & Di Pietro:

con il voto di ieri in commissione in cui l’udeur e l’idv si sono schierati con la casa delle libertà, è stata affossata ogni possibilità d’istituire una commissione parlamentare sui fatti del G8 di Genova nel luglio 2001. Ecco, ora devo proprio ringraziare questi deputati dei partiti di Di Pietro e Mastella (due nomi, due sicurezze) che hanno reso possibile questa bocciatura. E lo faccio per tre ragioni:
1) Hanno dimostrato, checché se ne pensi, che il nostro paese è incapace di ogni minima possibilità di fornire verità su se stessa, siamo il paese degli eterni misteri di stato, e continueremo ad esserlo.
2) Hanno, con il loro voto, evitato un’ingente spreco di denaro pubblico per una cosa, che se fosse stata approvata, avrebbero poi fatto di tutto per sviare, insabbiare, affossare.
3) Hanno dimostrato, aldilà di ogni ragionevole dubbio, che Mastella e Di Pietro sono due emeriti stronzi!

15 ottobre 2007

Ricordando Gigi

Luigi Meroni (Como, 24 febbraio 1943 - Torino, 15 Ottobre 1967)

Calciatore (145 partite in Serie A realizzando ventinove reti) , poeta, pittore, libertario... farfalla granata


"Era un simbolo di estri bizzarri e libertà sociali in un paese di quasi tutti conformisti »
(Gianni Brera nel necrologio di Gigi Meroni)

12 ottobre 2007

Palomar sapeva benissimo quando erano le sei di mattina
Palomar sapeva benissimo quando erano le sei di mattina.
Il rumore del camion della nettezza urbana, che iniziava il giro del quartiere proprio sotto casa sua, era una sveglia inconfondibile.
Fosse stato un pendolare gli avrebbe fatto comodo. Ma lui lavorava di notte in una birreria e andava a letto non prima delle quattro.
Era arrivato in città da circa due anni, raggiungendo dei suoi parenti che lo avevano preceduto da ormai molto tempo; Palomar arrivava dall’Est e Torino gli parve un posto sicuro.
Lavorava come cuoco al “Manhattan”, un Pub sgangherato, che si trova tra la stazione ferroviaria “Dora”, e le fabbriche abbandonate della Savigliano. Nonostante questo era un posto conosciutissimo a Torino, poiché, nella sua cantina, ospita anche alcuni concerti di gruppi metal, punk, reggae… il lavoro comunque permetteva a Palomar di guadagnare quanto basta per vivere da solo in una mansarda a ridosso del quartiere multietnico di Porta Palazzo.
Le sue passioni sono sempre state due: dormire e leggere.
Leggeva romanzi. Autori italiani.
Per questo era chiamato Palomar; aveva imparato l’italiano leggendo, consumando e riconsumando “Palomar” di Italo Calvino.
Lo vedevi seduto alla fermata del bus, o in pausa nel retro cucina della birreria, o in fila alla posta per spedire un vaglia, con questo libro ben aperto davanti, il titolo in bell’evidenza, le labbra che pronunciano lente le parole su cui gli occhi scorrono attenti, una voce che è un sussurro, l’inflessione slava appena mormorata. Un dizionario sempre a portata di mano per confrontare parole, desinenze, verbi.
Non gli piacevano molto gli autori della sua terra.
Un rifiuto. Il tentativo di un oblio che si era imposto per non danzare eternamente con fantasmi dell’anima dall’alito osceno.

Forse perché dieci anni prima degli uomini in divisa da esercito regolare entrarono nella scuola dove Palomar studiava, presero lui, i suoi compagni, e i suoi insegnanti, li radunarono nel cortile e insultandoli e colpendoli con i calci dei loro fucili, li fecero assistere ad uno spettacolo che dimostrava il predominio di un’etnia sull’altra.
Palomar stava dalla parte sbagliata.
Un omino impaurito e docile radunava libri, registri, quaderni, cartelloni e altre piccole scartoffie nel centro dello spiazzo. I soldati gli urlavano di muoversi e non di rado gli tiravano ceffoni sul collo e calci nel culo, lui correva sgraziato, come un’interrotta spola tra le classi e la catasta che stava ammassando.
Era il preside.
Palomar era muto, solo gli occhi seguivano l’uomo nel suo filare, mai abbastanza rapido per gli uomini in verde; avrebbe voluto fermarlo, e urlargli di smetterla, di farla finita di essere il galoppino di quei merdosi, che così li vendeva tutti…. ma aveva la stessa paura di quell’uomo, la stessa impotenza. Dalle finestre della scuola si sentivano i rumori di sedie e tavoli divelti e fatti a pezzi, quei militari stavano facendo un lavoro di pulizia in grande stile; ridevano, ridevano molto mentre lo facevano.
Dopo un bel po’ il preside aveva finito e un’enorme pila di sapere era stata eretta nel centro del cortile; i militari, ironicamente, si complimentarono con lui e gli intimarono di raggiungere gli altri; si diresse verso i suoi alunni, era stanco e barcollava, ma per un uomo in verde non fu difficile appoggiargli la canna della pistola, di fabbricazione italiana, sulla nuca e fargli esplodere il collo in un attimo; cadde senza un lamento.
Palomar non sentiva più il cuore e neanche l’ossigeno entrargli nei polmoni, il freddo s’impadronì del suo respiro e del suo cervello, i militari diedero fuoco all’infame catasta e se n’andarono sui camion con cui erano venuti. Il corpo del preside giaceva a faccia in giù in un’enorme pozza di sangue, alcuni professori si avvicinarono a lui, scossero la testa, poi uno di loro, Veldim Vastic, insegnante d’inglese s’avvicinò a Palomar, che aveva il vuoto intorno a se e gli disse:
- Sono veramente dispiaciuto, Emir, per quello che hanno fatto a tuo padre, veramente!

09 ottobre 2007

Sulla pelle viva

Ci sono tragedie come quelle dell’11 Settembre 2001 a New York, che volenti o no, rimarranno scolpiti nelle nostre memorie e nelle discussioni di attualità, magari solo perché ce lo dicono i mass-media.
Ed invece altre rimarranno isolate nella coscienza di pochi. Di troppi pochi.
Come la storia del “grande Vajont”, la sua odissea, durata oltre 20 anni, e conclusasi in tre minuti di apocalisse, tra le 22.39 e le 22.42 del 9 Ottobre 1963, causando l’olocausto di quasi 2000 persone.



Una madre: "Avevo spento da poco la luce quando avvertii la terra tremare; mi portai dietro le imposte e sentii un forte vento e vidi le luci e le strade emanare un intenso bagliore e poi spegnersi. Mi precipitai verso il letto e afferrai i due bambini che dormivano, li avvinsi a me. Sentii l'acqua irrompere, sballottarmi e mi trovai sola al campo sportivo su un pino ove l'acqua mi aveva scagliato. Il piccolo è stato ritrovato nei pressi della Rossa di Belluno, mentre la bambina nei pressi di casa mia. I miei genitori abitavano con me e sono stati trovati: mia madre al campo sportivo e mio padre a Trichiana".



Un professore: "Siamo arrivati a Longarone........che soltanto da un'ora il Toc era calato nel lago al di la della diga.......... Poca la gente e gli automezzi..........Dei vigili del fuoco con qualche ambulanza, una jeep dei carabinieri, il furgone della polizia stradale. Su questo un milite gridava ostinato, nel microfono, l'identico messaggio: che suonassero le campane di tutti gli abitati, che accorressero tutti, presto, presto, per l'amor di Dio. Di Longarone non erano rimaste che macerie e i feriti dovevano contarsi a centinaia. Furono lo sgomento e il concitato esprimersi di quell'agente ad offrirci l'intuizione della tragedia.......... Ci accorgemmo allora del biancore che vagolava entro la conca oscura del Piave, del vento che tirava, come impedito da nessun ostacolo, del buio nel quale stava immerso lo spazio per solito animato dalle luci del paese ci accodammo a due della stradale.......... Procedevamo sul legname, la melma, i calcinacci........... Entravamo ogni tanto nelle abitazioni alzando grida acute. Nessuno rispondeva. Lo scorrere del faro svelava stanze vuote, spogliate da ogni masserizia. Tutte coi pavimenti colmi di terra limacciosa, le pareti schizzate d'acqua e fango nero....... Intanto, qualcuno che si avvicinava, ci urlò che nelle case era inutile cercare. Che si corresse avanti, avanti, dove i feriti aspettavano d'essere aiutati........ Oltrepassato l'immobile del cinema, di botto cessarono le file delle costruzioni. E ci trovammo davanti il vuoto: un vuoto oscuro ed irreale. Fu un attimo percepire che bisognava credere nella sparizione del paese.........."



Il disastro del Vajont (chiamato anche tragedia, strage o catastrofe del Vajont) avvenne il 9 ottobre 1963 alle ore 22.39. Fu causata da una frana, lunga 2 km di oltre 270 milioni di metri cubi di rocce e terra, staccatasi dal monte Toc (che in friulano, contrazione di "patoc", significa "marcio", mentre in veneto significa "pezzo") e precipitata nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, La frana arrivò a valle, generando una scossa sismica e riempiendo il bacino artificiale costruita dalla SADE. L'impatto con l'acqua causò due ondate: la prima si schiantò contro la montagna, la seconda (di circa 50 milioni di metri cubi di acqua) scavalcò la diga precipitando verso la valle e travolgendo Longarone e altri paesi limitrofi, causando la completa distruzione della città e la morte di più di 1917 persone di cui 1450 a Longarone, 109 a Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni; vengono inoltre danneggiati gli abitati di Codissago, Pirago, Faè e Rivalta.
Il processo iniziò nel 1968 (l'ingegner Pancini - uno degli imputati - si suicidò alla vigilia del processo) e si concluse in primo grado l'anno successivo con una condanna a 21 anni di reclusione per tutti gli imputati coinvolti, per disastro colposo ed omicidio plurimo aggravato. In Appello la pena venne ridotta e alcuni degli imputati furono assolti per insufficienza di prove. Nel 1997 la Montedison (che aveva acquisito la SADE) fu condannata a risarcire i comuni colpiti dalla catastrofe. La vicenda si concluse nel 2000 con un accordo per la ripartizione degli oneri di risarcimento danni tra ENEL, Montedison e Stato Italiano al 33,3% ciascuno. La comunità riprese subito a ricostruire non solo il tessuto sociale distrutto, ma anche la città: nel 1971 nacque da zero, su progetto dell'architetto Samonà, il comune di Vajont presso Montereale Valcellina, dove alcuni abitanti sfollati insediarono un nuovo centro urbano. Un altro centro chiamato Nuova Erto venne costruito a Ponte nelle Alpi (provincia di Belluno), di cui costituisce un quartiere. Infine, sopra il vecchio abitato originale di Erto venne costruito il paese di Erto attuale.
L’odissea del Vajont (che prende il nome da un ruscello su cui è stato creato l’invaso d’acqua necessario per la realizzazione della diga che avrebbe alimentato una centrale idroelettrica) è stata raccontato nel libro “Sulla pelle viva” della giornalista Tina Merlin, che in quegli anni era l’unica cronista , dalle pagine de “L’Unità”, a denunciare l’arrroganza della Sade nel privare le terre degli abitanti della valle del Vajont e le loro connivenze con la politica. Una situazione che attualmente ricorda il contesto della lotta sulla Tav nella Val di Susa.
Anche Marco Paolini ha realizzato uno spettacolo di teatro civile sul Vajont. Toccante davvero.
Procurateveli. Ha davvero un senso non dimenticare quello che è successo.

P.S.
Oggi sono 30 anni anche dalla morte di Ernesto “Che” Guevara. Indipendentemente dal giudizio sulla persona, sulla epopea politico- storica di cui è stato protagonista. Il “Che” rimane un personaggio su cui sia la destra che la sinistra si sono confrontati, spesso scontrati. Un eroe per molti, un avventuriero per alcuni, un avversario da eliminare per gli Americani, un mito per nostalgici, un business per produttori di magliette e gadgets, un esempio per chi aveva un’idea di rivoluzione, un argomento da prendere e lasciare per qualche opportunista-banderuola della nostra politica.
V’invito perciò a leggere questo post della mia amica Temphe: reversibilite.blogspot.com/2007/10/spara-dunque-codardo.html
Io non avrei trovate parole migliori per raccontare l’intimità di quel giorno in cui Che Guevara lasciò questa vita.

06 ottobre 2007

Un anno di memorie casuali.

Oggi memorie casuali compie un anno!
E da bravo blog al passo con le sfide dell’attualità ha preteso di passare in boutique per cambiarsi d’abito.
Ma attenzione a cambiare è solo la veste grafica, rimarrà il solito spazio in cui il sottoscritto, proporrà, come recita la presentazione in testata, “pensieri, parole, riflessioni, esortazioni, articoli e quant'altro di un libertario un po' confuso ma simpatico”.
Vorrei quindi ringraziare chi di voi è passato, passa e passerà da queste parti per lasciare il suo commento alle mie solfe.
Ma vorrei comunque spiegarvi perché ho scelto questa nuova veste grafica.
Ci ho pensato un po’ sopra e devo dirvi che pur amando la linearità e la semplicità del precedente template, sentivo il bisogno di qualcosa che mi rappresentasse maggiormente. O meglio che parlasse di qualcosa di me già dal colpo d’occhio iniziale, di quando si arriva su queste frequenze.
Ho quindi trovato questa proposta d’impaginazione.
Il sole e la luna sono simboli che racchiudono qualcosa d’importante per me (tranquilli, Lorenzo Cherubini, alisa Jovanotti non c’entra nulla).
Del sole vi parlerò in un’altra occasione.
Oggi vi parlo della luna.
Alcuni anni fa c’è stata una persona, che ha avuto un’importanza grandissima nella mia quotidianità, nel mio cuore, nella mia anima. Di questa persona io non ho mai dimenticato nulla, perché è rimasta dentro di me, è nelle pieghe della mia energia vitale, è ancora elettricità che percorre le mie membra ed il mio stomaco. È ancora un bellissimo pensiero.
Comunque una sera di primavera, prima d’infilarci in un cinema a pochi passi da casa mia, passeggiavamo sotto una luna non del tutto piena ma assai luminosa.
I nostri nasi erano all’insù, in un momento d’ingenuo e genuino romanticismo, quando questa persona mi rivelò che la Luna aveva un segreto. Era bugiarda. Quando era “Crescente” disegnava in cielo prima un sottile arco con la curva ad est, “)” , poi una panciuta “D” che andava man mano riempiendosi fino alla Luna Piena, “O”. Quando Decresceva la panciuta “D” volgeva la curva ad ovest, “(I”, fino ad essere un sottile arco “C“. Quindi quando Cresce sembra una D e quando Decresce sembra una C, facile no?
Magari a voi sembrerà una cazzata, ma a me, in quel momento, piaceva un casino sentirsi dire certe cose, va!
Molto, molto, molto tempo dopo, quando nella mia testa frullavano ben altre faccende, rientravo di sera a piedi nella mia “casa di uomo che è andato a vivere da solo, perché non sono un bamboccione”, quando nei pressi di un corso alberato, un po’ poco illuminato, ho avuto la sgradevole avventura di venire brutalmente preso a pugni e calci in faccia per essere derubato di un cazzo di telefonino del valore di poche decine di euro. Il risultato fu una frattura del setto nasale e tre giorni all’ospedale dove mi hanno operato. Poteva andarmi peggio, potevo benissimo tornarmene tranquillamente a casa senza avere problemi. La cosa fu comunque un trauma. Per mesi non prendevo sonno senza prima rivivere mentalmente, per filo e per segno, l’aggressione; per un anno non sono quasi riuscito a girare da solo la sera per la mia città, proprio non me la sentivo; spesso quando ero in macchina mi chiudevo con la sicura la portiera, insomma… per un po’ sono rimasto preso un po’ male.
La Luna.. la mia Luna, che tanto mi ha dato, che tanto ha scandito momenti belli della mia vita, dei miei momenti d’amore e d’amicizia, quella volta era rimasta muta testimone di un mio momento drammatico.
Il tempo cicatrizza le ferite, non le fa sparire, ma almeno aiuta a sentire meno male, a mettere nel giusto posto dell’anima certe esperienze della vita, ed anche certe persone.
Quindi ora io e la luna siamo tornati buoni amici. Ci siamo riappacificati.
Diciamo che c'è stata una fase calante, ed ora si va a crescere.

03 ottobre 2007


Nel marzo 2006, Emergency ha dato avvio alla campagna “Diritto al cuore” per costruire un ospedale di cardiochirurgia in Sudan, un centro di eccellenza per garantire cure altamente specializzate e gratuite ai malati del Sudan e dei nove paesi confinanti.
Il 19 aprile 2007 lo staff di Emergency ha operato la sua prima paziente: Sunia, una ragazza di 14 anni che non avrebbe avuto altra possibilità di essere operata gratuitamente da uno staff altamente specializzato.
Emergency ha voluto il Centro «Salam» per condividere anche con i malati africani i progressi della scienza medica: non solo assistenza sanitaria per i bisogni di base, ma anche cure altamente specializzate per affermare e praticare il diritto a essere curati per tutti gli esseri umani.Se in Europa si può guarire – ci diciamo – anche in Africa si deve guarire. E così è stato per le oltre 200 persone operate finora dallo staff di Emergency.
Oggi, perché il Centro «Salam» possa continuare a crescere, Emergency riprende la campagna “Diritto al cuore”: dall’1 al 31 ottobre sarà possibile inviare un SMS al numero 48587 del valore di 1 euro per tutti gli utenti Tim, Vodafone, Wind e 3 Italia oppure effettuare allo stesso numero una chiamata da rete fissa Telecom Italia del valore di 2 euro

27 settembre 2007

Sono in clima pre-derby... forse qualcuno può capirmi... diciamo che la tensione unita alla pioggia che martoria Torino in questi giorni, non m'ispirano tanti pensieri fantasiosi.... ecco perchè scrivo poco.
Comunque questo è un monologo che ho messo giù per una mia amica che ha intenzione di fare cabaret.
Difficile mettersi nei panni di una donna... anche solo per far ridere.
Saluti! Granata ovviamente...

Questioni di genuinità

Su fatemelo dire: gli uomini sono un po’ strani! Siete d’accordo? E se siete d’accordo, e qui parlo alle care signore qui presenti, avrete notato, come me, che tu questo… perdonate la confidenza, te ne accorgi solo, e dico solo, dopo che ti ci sei messa insieme!? Sti rudi mandriani corteggiatori… prima sono tutto uno sperticarsi di attenzioni alla tua genuinità, ma poi…. Prendiamo ad esempio il mio Carletto, un metro e ottanta voglia di gnocca!!!! Quando mi corteggiava non faceva altro che dirmi: “Ma non ho mai incontrato una come te!”, “Ma dove eri nascosta?”, “Tu sì che sei unica”, “Con te è come scoprire nuovi mondi”, ora invece ha certe pretese…. Tipo che non si accontenta mica che io sia solo me stessa, anzi pretende che io prenda le sembianze di donne diverse a seconda delle situazioni in cui ci troviamo, e con dei modelli ben stabiliti, vi basti pensare che nell’intimità lui mi vuole sexy e provocante come la Eva Henger con tanto di tanga formato filo interdentale, ma se devo andare a fare la spesa allora lì devo assolutamente assomigliare alla sua zia Assunta, suora carmelitana, compresa di baffi e rughe!!!!! Ma che sono un pupazzo di gomma, mica mi hanno fatto alla Pirelli!! Io sono genuinamente frutto della mia mamma e del mio papà, beh… sul mio papà magari non ci metto la mano sul fuoco, lui era biondo, alto, di Stoccolma, ma la mia mamma è di Caltanissetta, e sembra una oliva nera della Pizza alla Greca, che pensi che due così mettan al mondo una figlia che debba avere un po’ dell’uno e un po’ dell’altro o almeno sia di mezza altezza e di media bellezza, ma io, voi lo vedete, son venuta fuori che non sembro neanche una di Rovigo, ecco neanche nel mezzo sto!!!!
Ma torniamo al mio Carletto, io ci ho provato pure a stare al suo gioco, così una volta gli ho chiesto: “Ma amore cucciolone – faraone – peperone – puccietone - pisellone della mia vita… ma tu a quale grande esempio d’intelligenza femminile credi che io possa assomigliare?”. E lì io mi credevo che mi rispondesse che so… una Rita Levi Montalcini, una Isabella Allende, una Susan Sarandon, e lui invece, bestia!!!, che risponde? “Mah.. non saprei e che le due parole fanno un po’ a pugni tra loro….”, ”Ma quali parole?”, gli dico io, e lui con tutta la naturalezza di un elefante a Murano mi fa: “Intelligenza e femminile, che ci azzecano insieme?”
Ma che hanno sti uomini nella testa una peperonata di neuroni?
Per loro siamo buone solo per fare da mangiare, e intanto anche a letto, dopo un po’, diventano noiosi… mai una novità, mai un po’ di fantasia, non chiedo di abbattere la forza di gravità, ma qui non siamo neanche in presenza di un Bignami del Kamasutra!!!! Ed ora vi racconto invece l’esperienza della mia amica Amanda, che un giorno è venuta da me e, tra un caffè ed un biscotto di meliga, mi ha raccontato così: “tutte le sere il mio Pinuccio arriva a casa, apre la porta e la prima cosa che fa è chiedere: “Amò, che c’è per cena?”, poi si pantofola e non mi rivolge quasi più la parola fino a che si va a dormire, mi dà una veloce buona notte, comprensiva di bacio spazzolato in bocca, e oplà si mette a russare come una segheria del Friuli, e io niente, a contare le pecorelle e non le pecorine…
Ho deciso quindi di rendere più intrigante la nostra intimità come ha detto in tv una volta la Camilla, sai quella che fa anche la pubblicità, che si beve il suo nescafè al mattino con gli sconosciuti che trova sul divano del salotto, ma pensa lei trova un estraneo in casa mezzo tronato e senza scomporsi gli prepara la colazione, ma se capitasse una cosa così a me gli correrei dietro con la scopa: pussa via barbun!!!! Che mi rovini con lo sbavino il coprimaterasso Ikea!!!
Ma torniamo ai miei tentativi di sottile seduzione del mio pezzo di maschio… un pomeriggio m’infilo in uno di quei negozietti di sexy intimo e tra un completino sadomasobondagedaisupicchiamiquichegodo e un costumino da infermieramaialadellaasl mi accatto una cosina carina, un completo intimo nero trasparente con mantellina intonata e mascherina di velluto, ovviamente nera!! Arrivo a casa, mi faccio un bagno con i sali del Mar Morto, cospargo di fragranze profumate l’appartamento, m’infilo il mio completo e aspetto trepidante il mio Pinuccio, sento trillare il campanello, spalanco la porta, lui mi guarda da capo a piedi e mi dice: “A Zorro, che c’è per cena?”
Da non credere!!! Che ci dobbiamo più inventare noi donne per farci considerare per quello che siamo? Farci crescere la barba? Produrre birra dal seno? Abituarci a fare la pipì in piedi? Imparare a guidare?
Care sorelle qui c’è bisogno di serrare le file, di creare un vero fronte di difesa della del marchio DONNA, ecco io lo registrerei, ci farei pure un brevetto, mi farei dare un contributo dalla Comunità Europea, così nessuno si confonde tra una di noi e Platinette. Sono questioni di genuinità!
Certi uomini si divertono a tracciare figure femminili immaginarie degne del dottor Frankenstein, quasi ti plagiano per portarti da un chirurgo estetico per poi guardarti male se ti metti un po’ più di fondotinta! Eh sì perché una si sente dire che magari dovrebbe avere lo sguardo di Nicole Kidman, i capelli di Ornella Muti, il seno di Anna Falchi, le gambe di Naomi Campbell e il sedere di Jennifer Lopez, poi ci s’incazza per la procreazione assistita!!! Ma dai…….
Lancio un grido dalle Alpi al Mediterraneo: Donne di tutti i ceti unitevi!!!! Nel nome delle cose sincere di cui siamo fatte, tipo la ricrescita dei peli sulle gambe due giorni dopo la ceretta, proteggiamo la nostra femminilità dall’imperialismo maschio. Il grido di battaglia sarà: Mestruazioni libere o morte!!! Per il governo poi si vedrà…

22 settembre 2007

A volte ritornano


A volte ritornano… i Led Zeppelin!
Per commemorare un loro produttore i tre componenti del gruppo , Robert Plant, John Paul Jones e Jimmi Page si esibiranno con il figlio di John Bonham (il quarto componente morto nel 1980) in un concerto il 26 novembre a Londra. Aaaah… le atmosfere degli anni ’70 dei Led Zeppelin!!!! Quelle che mi hanno fatto conoscere ed innamorare della musica! Le loro canzoni d’amore, i ritmi dei figli dei fiori, il loro Rock Blues vertiginosamente veloce… tutto al modico costo di 125 sterline, più di 180 euro! Cioè quanto costerebbe acquistare tutta la loro discografia completa, compresi cofanetti e raccolte speciali. Per vedere tre sessantenni che si agitano sul palco… alle feste di quartiere paghi sicuramente di meno!

A volte ritornano… Fidel Castro!
Il Lider Maximo torna in tv, intervistato da un noto giornalista Cubano, dimagrito ma lucido e sufficientemente in forma. Persino griffato in una tuta ginnica, sembra un ex atleta in pensione; ma come molti sanno i veri campioni di salto mortale sono gli stessi abitanti dell’isola di Cuba.

A volte ritornano… Loretta Goggi!
Dopo lo sfogo di venerdì sera, per aver aspettato una mezz’oretta buona dietro le quinte che l’inossidabile mummia di Mike Buongiorno finisse il suo collegamento con Fiorello, la presentatrice/attrice/imitatrice/cantante/chipiùnehanemetta infilaperduecolrestoditre, ieri ha continuato a presentare le selezioni di miss Italia, la manifestazione televisiva più noiosa del mondo, a parte per chi ha evidenti surplus di testosterone (e qui è spiegato il suo successo). L’unico problema che si pone ora è: terrà ancora per questa sera il make-up che i truccatori hanno impiantato in queste sere? Ovviamente parlo della Goggi… non del toupè a prova di galleria del vento di Mike… quello è brevettato dalla Nasa.

A volte ritornano… il klu klux klan!
A Jena, in Lousiana, la popolazione di colore (una minoranza del 15%) è scesa in piazza in difesa della loro comunità dopo che sono apparsi tre manichini, raffiguranti persone di colore, impiccati ad un albero. Lo stesso albero che i bianchi considerano loro e non vedono bene che sotto le sue fronde si refrigerino anche gli Afroamericani. I movimenti di estrema destra americani, clerico-fascisti e xenofobi, stanno rialzando la cresta dopo un breve periodo di assenza dalla cronaca, tollerati dalla amministrazione Bush, che da essa preleva voti decisivi alle elezioni. Qui da noi solo un centinaio di leghisti assedia da giorni 15 rom (di cui 7 bambini) a botte di bombe molotov vicino a Pavia, con la benedizione di Borghezio e l’indifferenza del ministro Amato. Insomma ci dobbiamo accontentare…

A volte ritornano… la legge elettorale e la finanziaria!
In molti si stanno affannando a dichiarare che in primavera si tornerà a votare. Magari con una nuova legge elettorale (alla tedesca? Alla francese? Come per le regionali? Alla missionaria?), che il parlamento sembra in difficoltà ad approvare mentre lo spettro di un nuovo referendum si fa sempre più concreto. Referendum che sancirà la presenza di soli due partiti sulla scena (che tempo fa chiamai giust’appunto Mediaset e Coop), ma presto vedrete che ce ne sarà uno solo (in fondo l’esecutivo più lungo fu quello di Mussolini, 20 anni con un partito solo al governo).
Ma intanto si parla già di finanziaria. E non si sarà quante tasse porterà via o quante ne instaurerà di nuove. L’unica cosa sicura è che non mancheranno i soldi per l’elicottero di Mastella; che oltre a portarlo a vedere la Formula 1, spero lo porti anche lontano qualche migliaio di km, e poi che finisca pure la benzina.

19 settembre 2007

Gomorra



Ci sono momenti che la fiducia nel futuro mi manca.
Perché essa, inderogabilmente, passa non solo dalle mie azioni, ma anche da quelle di chi vive accanto a me, nella mia città, nella mia nazione, in questo vecchio continente che straborda storia da ogni strada, in questo mondo così vario, così globale, così lontano e così vicino (Wenders docet).
Mi spiego.
Qual è il cancro di questo paese?
Oltre ai programmi televisivi al gusto spazzatura, ad una classe politica largamente autoreferenziale e clientelare, ad una diffusa apatia verso una qualsiasi forma di cultura spontanea e genuina, alla mancanza di tolleranza ed accettazione di chi compie scelte difformi di vita rispetto al conforme o di chi fisicamente ed intelletivamente è disabile, oltre alla presenza delle morti bianche sui luoghi di lavoro, oltre all’inquinamento procurato dalle aziende, oltre a quel rigurgito violento che di tanto in tanto si manifesta e che ha il nome di fascismo.
Oltre tutto ciò (e già ce n’è) esiste la mafia.
Oppure chiamatela camorra. Oppure n’drangheta. Oppure sacra corona unita.
Oppure possiamo chiamarla Gomorra, come il libro di Roberto Saviano.
Pochi giorni fa Saviano, insieme a Fausto Bertinotti, è tornato nel suo paese di nascita, Casal di Principe, il feudo dei Casalesi, uno dei clan camorristi più potenti della regione, per la cerimonia di apertura dell’anno scolastico.
Durante il discorso del presidente della camera, tra i pochi astanti, si è distinto un gruppo di giovani che applaudito in modo canzonatorio: «Bravo, bravo!». I quali si definiscono imprenditori e dichiarono: «La camorra non esiste, l'anti-politica siamo noi». Poi se la prendono con l'autore di Roberto Saviano che da quello stesso microfono, l'anno scorso, osò pronunciare i nomi dei boss della città. Dopo quelle parole arrivarono le minacce di morte, da allora Saviano vive sotto scorta. «Nessuno minaccia Saviano, si inventa tutto per fare il deputato» dicono i guaglioni prima di disperdersi.
Come allora, Saviano, si rivolge ai clan che lo vorrebbero morto: «Lo so che pensando che questa è una semplice parata, tante parole e poi basta». Purtroppo «l'attenzione nazionale sulla camorra è uguale a zero. Il silenzio lascia nella solitudine i magistrati che rischiano per processare i camorristi che si credono padroni di questa terra e si presentano sempre come imprenditori». Ricorda, l'autore di Gomorra , che la criminalità campana non si sconfigge solo militarmente ma sciogliendo i suoi mastodontici business. Farla finita con la camorra rientra nel «diritto alla felicità» e la forza per opporsi «viene dal talento di chi abita qui». Ascoltano e lo applaudono decine di studenti e professori venuti da Aversa, Casalpesenna, S. Cipriano D'Aversa, ragazzi che sbandierano striscioni con i nomi delle vittime innocenti della malavita come la giovane Annalisa Durante e don Peppino Diana.
Sì, tutto giusto. Ma qual è la vera società, quella dei ragazzotti strafottenti finti imprenditori, o quella dei Saviano e dei ragazzi che resistono all’illegalità?
Forse c’è da meditare sulle parole di un’anonimo cittadino che da lontano guarda e commenta ad un giornale: «Non ho bisogno di leggere Gomorra perché Gomorra ce l'ho sotto gli occhi tutti i giorni. E' bello che vengano qui a parlarci e a darci coraggio, ma domani noi saremo soli come sempre».
Molto sconfortante.
Ma, attenzione! Non si pensi che tutto ciò sia la dimostrazione della ignominia del nostro Sud. A luglio Saviano sarebbe dovuto essere ospite di una rassegna artistica a Torino, ma l’appuntamento è saltato. Non si poteva garantirgli la sicurezza. La cosa fu trattata dai giornali come se Saviano fosse incappata in una banale indisponibilità, tipo un raffreddore. Invece una città come Torino ha letteralmente piegato la testa in giù davanti a Gomorra.
Qui c’è qualcosa, che è stato perso, di molto più importante che della faccia e dell’ottimismo. Qui si è persa la dignità.

14 settembre 2007

Mc Stronz ha perso!

Lo ammetto. Quando ho sentito che Calderoli ha intenzione di organizzare il “maiale-day” pensavo che stesse dedicandosi ai preparativi del suo compleanno. Invece, come molti saprete, si tratta di una provocazione del senatore leghista di significato anti-islamica per protestare contro il progetto della costruzione di una moschea a Bologna.
Si sa che per i mussulmani la carne di maiale è impura. È una prescrizione delle loro scritture sacre. L’origine di questo divieto si deve al fatto che al tempo della stesura del Corano, la carne di maiale, spesso mal cucinata, era veicolo di germi e malattie mortali come la tenia.
Quindi il Calderoli ha pensato bene che una passeggiata con il suo maiale (ha un maiale come animale domestico??? Pensa che tiene in camera da letto allora?!) sul terreno in questione avrebbe sconsigliato agl’islamici la costruzione del loro luogo di preghiera.
La mia umile proposta sarebbe quella di devolvere Calderoli (e non il suo maiale, poverino) ad una nota catena di fast food come carne per i suoi hamburger, magari per una nuova linea di prodotti. Ho già il nome: “Mc padan”. Per il leghista che non vuole rinunciare alle delizie del mangiare veloce.



A proposito della nota catena di fast food americana, vi ricordate della vicenda della cameriera licenziata da un ristorante torinese della catena perché ha regalato il suo pasto aziendale ad un giovane ragazzino che chiedeva l’elemosina fuori dal locale? Ne abbiamo parlato nel post:
maurone-memoriecasuali.blogspot.com/2007/03/mc-stronz-la-zona-di-piazza-castello_30.html.
Bene una sentenza della corte di appello di ieri ha annullato il licenziamento della lavoratrice (in prima grado il licenziamento era stato confermato) e predisposto la restituzione delle 18 mensilità arretrate, più altre 15 se la lavoratrice (che per un periodo non potendosi pagare l’affitto di casa fu costretta a passare le notti in un dormitorio) confermerà di lavorare dove tuttora presta servizio, una casa di riposo. Lo scrissi allora lo ripeto ora: Debora, Mc Stronz non ti merita! Ma almeno ora hai avuto giustizia. Buona fortuna!

11 settembre 2007

Vai a fare del bene…


È un periodo un po’ particolare. Alquanto strano, e se non fosse perché certi temi sono terribilmente seri, sarebbe da pensare che questa seconda tranche del 2007 sia all’insegna del ridicolo.
Come intendere allora le parole dei sindaci di centro-sinistra che scendono in guerra contro i lavavetri, giustificandosi che serve per evitare il ritorno del fascismo? Come intendere il video messaggio di un sedicente Bin Laden che invita gli occidentali a convertirsi all’islam perché per la religione mussulmana non si pagano le tasse (“niente tasse e la possibilità di avere tante mogli? Ehi ragazzi questo Islam è per me”, così pare abbia dichiarato Berlusconi, ma non confermiamo.. sono voci di corridoio, anzi di garçonniere)? Come intendere la presenza in Israele di un gruppo di neonazi ebrei, immigrati dall’ex Unione Sovietica, che sognavano la fine del sionismo? Come intedere le parole di Napolitano che dichiara di sentirsi fuori dalle dispute politiche, e che preferisce fare finta di niente se sente qualcuno che lo chiama in causa? Ma che cazzo credeva di fare come presidente della Repubblica? Qualche sfilata ogni tanto? Farsi servire il caffè la mattina dai carrozzieri?
Che serve ancora per vincere l’oscar del grottesco quest’anno?
Il principe Carlo alla Juventus?
Borghezio ad una parata No-global?
Beppe Grillo che fa uno spot per Veltroni?
Valentino Rossi con un 730 in mano?
Bernie che dice miaooo?
Francesco Totti premiato all’accademia della Crusca?
Prodi che arriva a mangiare il panettone anche quest’anno?
Dai…
Intanto un consiglio. Se in Italia volete fare del bene pensateci sù 2 volte. Si rischia il carcere.
L'8 agosto sette pescatori tunisini (Mohammed Lamine Bayyoudh, che stava aiutando il padre, Abdel Krim Bayyoudh, prima dell'inizio dell'anno scolastico, Kamel Ben-Khalifa, padre di cinque bambini, Hamza Braham; Abdel-Wahid Ghafouri; Lassaad Gharrad; Abdel-Basset Jenzari) salvarono la vita a 29 uomini, 11 donne (di cui una al nono mese di gravidanza) e due bambini piccoli, di cui uno poliomielitico, prendendoli a bordo dei motopescherecci Morthada e Mohamed el-Hedi. Il comandante Jenzari avvisò immediatamente del salvataggio le autorità tunisine, che ne informarono il Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, che girò l'Sos alla nave della Marina Vega perché prestasse soccorso medico ai passeggeri. Scortati fino a Lampedusa da due motovedette della Guardia costiera italiana e da una della Guardia di Finanza, i sette vennero quindi arrestati in flagranza di reato.
In seguito la corte di Agrigento, presieduta da Atonia Sabbatino, ha rifiutato la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati della difesa, Leonardo Marino e Giacomo La Russa, apportando come motivazioni il pericolo di fuga e il rischio di reiterazione del reato (in Italia i clandestini o ce la fanno da soli o muoiono! Le regole del gioco sono chiare, niente aiutini dall’esterno). A niente è valso il coinvolgimento in prima persona dell'Ambasciatore tunisino e del Console di Palermo, che stanno seguendo da vicino il caso dei sette "ostaggi d'Agrigento", come sono stati soprannominati in Tunisia, a Teboulba, da dove erano partiti per l'ultima battuta di pesca l'8 agosto, prima di soccorrere in mare i naufraghi.Non tutto è perduto. Ma dall'aula arriva anche una buona notizia. Il Pubblico ministero, Santo Fornasier, ha infatti chiesto la derubricazione del reato da articolo 12 comma 3 ad articolo 12 comma 1. Il reato contestato così non sarebbe più il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina a scopo di lucro, ma il semplice favoreggiamento dell'ingresso illegale, punito con pene da uno a cinque anni, anziché da quattro a quindici (beh.. tutto un’altra storia, no?...). Le udienze sono quindi state rimandate al 20 settembre, e sarà la volta dell'esame degli imputati. In caso di condanna, la difesa si è detta pronta a portare il caso fino alla Corte europea dei diritti umani.Mentre una vasta rete di associazioni che vanno dalla Rete antirazzista siciliana alla piattaforma dell'associazionismo euro-mediterraneo sull'immigrazione Migreurop, hanno già manifestato davanti alla Prefettura di Agrigento, venerdì 7 settembre, il caso continua a rimbalzare sui mass media internazionali. Dopo Libération, la tv al-Jazeera ha dedicato un intero servizio alla vicenda. Ai sette pescatori ha espresso la propria solidarietà anche la Lega tunisina per i diritti umani, mentre a Parigi la Fédération des Tunisiennes Pour une Citoyenneté des deux Rives sta organizzando una manifestazione davanti all'Ambasciata italiana per chiedere il rilascio immediato dei pescatori.
Poco o nulla invece nella parte continentale italiana, né Casini, da buon cristiano si è detto rammaricato, né Mastella ha minacciato ritorsioni sul governo, né Pannella ha annunciato scioperi della fame per ristabilire il diritto costituzionale. Insomma tutto come sempre.
Ma non per voi. Ora sapete.

06 settembre 2007

Law and order

Da quando Bernie è arrivato a casa la nostra quotidianità e i nostri tempi fisiologici sono stati stravolti. Comunque dopo quasi una settimana Bernie si è ambientato perfettamente nella nuova realtà che lo circonda. È molto intelligente e bello, al pari è anche ruffiano e tende a voler decidere lui quando vuole giocare, dormire, mangiare, ecc… ma io e mia moglie gli ci stiamo affezionando molto. Mi spiace molto, infatti, partire stasera per un rapido andata e ritorno a Taranto (domenica sarò di nuovo a casa), e non vederlo qualche giorno, ma mia madre ha davvero bisogno di raggiungere i nostri familiari per alcuni problemi di salute di mia zia e io devo accompagnarla visto che anche mio padre non è al 100% della forma. Vabbè proverò a portare su qualche specialità del luogo.
In questi giorni in cui ho avuto poco tempo per scriver e leggere (ho comunque portato a termine oggi la lettura di “il mistero di Mangiabarche” di Massimo Carlotto), sono stato molto colpito da questa nuova campagna di “Legge e Ordine” dei comuni di centrosinistra, subito rilanciata dal ministro Amato. Tutto in perfetto stile iuessei “Tolleranza zero”. Peccato che invece che essere rivolta ai gestori dei Racket criminali, agl’inquinatori del centro storico, a chi parcheggia nelle prossimità delle discese dei marciapiedi destinati a chi ha difficoltà nel camminare, ai bottegai evasori, ai preti che non confessano le coppie conviventi, il dito puntato è su lavavetri e nomadi, messi nello stesso calderone dei tagliagola.
Si dileggia Beccaria nella sua stessa patria, e s’insegue la destra con il loro stesso vocabolario da avventori xenofobi di birreria di lega e fascisti, capisco che certi figuri del prossimo partito democratico debbano dimostrare ad ampi settori dell’elettorato della media borghesia che il germe della giustizia sociale (noto retaggio della sinistra) sia stato estirpato con successo, ma con l’ntelligente mossa di citare Lenin e Gramsci (che ovviamente si staranno rivoltando nella tomba, compresa la teca di vetro del “piccolo padre”) per arruffianarsi i vecchi militanti del Pci che sono passati armi e bagagli sotto le vestigia del pd senza accorgersi di fare da forza lavoro ad un partito liberista e di centro, affiliato ai poteri forti, loro, i vecchi militanti del più grande partito della sinistra europea, prima della caduta del muro di Berlino, che probabilmente sfilarono e piansero ai funerali Enrico Berlinguer.
Oggi s’insegue l'Ordine con la O maiuscola, che è poi per larga parte una finzione, un'illusione. Dietro il culto dell'ordine, c'è notoriamente l'indifferenza radicale alla soluzione effettiva dei problemi: l'importante è non vederli, sottrarli alla percezione e al fastidio dei cittadini perbene, come quando si mette la mondezza sotto i tappeti, o si confina il Male (il Disordine) da qualche altra parte, nelle catacombe di Metropolis o nelle città sotterranee del crimine.
Intanto Sergio Cofferati davanti alle critiche per le sue posizioni intolleranti si schermisce definendosi un Tex Willer, amico degl’indiani (ma chiamarli nativi americani,no?), ma sembra sempre più un Peron, tronfio e ottuso. Spero solo che si eviti di finire in una dittatura dal volto umano. Che sembra tanto un prossimo slogan dei “democratici”.

02 settembre 2007

Bernie is in the house

Date tutti il benvenuto a Bernie!!!

Ad un primo sguardo potrebbe parvi un tenero cucciolo meticcio di due mesi, invece è la reincarnazione di Jimi Hendrix, infatti la prima cosa che ha chiesto, arrivando a casa, è stata una chitarra e una tanica di benzina. Si dovrà accontentare, per i suoi divertimenti, di una palla blu e di un osso plastificato rosso con zigrinatura per dare sfogo alle sue zanne….
Sono convinto che voi tutti gli darete un degna accoglienza nella blogosfera. Noi in casa siamo molto emozionati.
A scopo educativo domani lo porto allo stadio! Non potendo accedere, a causa di riprovevoli norme discriminatorie sugli animali, all’impianto sportivo, passerà il pomeriggio all’adiacente parco di “Piazza d’Armi” con mia moglie. Se il Toro vince gli regalerò una porzione extra di crocchette, se no gli farò rincorrere Ventola (il centravanti del Toro) fino a casa. Così impara a correre quello lì (Ventola intendo)!

28 agosto 2007

Poesia per un’amica.

Non credere che le canzoni siano solamente un momento di tempo perso.
Non credere che i bambini siano tutti felici e le loro madri arrabbiate.
Non credere che il mare sia solo una pozza d’acqua per turisti annoiati.
Non credere che non serva molto assaggiare il sale dalle dita.
Non credere che se una stella non si veda, non ci sia, è solo aldilà del pensiero.
Non credere che disobbedire faccia lacrimare gli occhi come scrivono sul giornale.
Non credere che avere gambe lunghe serva solo ad inciampare nelle fessure della vita.

È tutto quasi folle, è tutto quasi diverso.
È tutto sotto la base delle cose, è tutto dove è sempre stato.

Scorrono le emozioni, che sanno di nuvole e terra, in questa nostra vita.
Scorrono le persone nelle nostre risate e sulle nostre pelli, in questa nostra curiosità.
Scorrono le parole dei libri letti e delle grida sparse, in questa nostra ricerca di se stessi.
Scorrono le immagini scattate e quelle idealizzate, in questa nostra memoria.
Scorrono le luci di un bar e dei viali da quadri impressionisti, in questa nostra ansia.
Scorrono le piccole storie intime e da avventure indifferenti, in queste nostre stanze.
Scorrono le bottiglie di vino e i bicchieri opachi, in queste nostre sere.

È tutto quasi folle, è tutto quasi diverso.
È tutto sotto la base delle cose, è tutto dove è sempre stato.

E dove tutto è sempre stato è dentro di noi.
Dentro la nostra casa.
Dentro la nostra storia.
Dentro i nostri passi.
Dentro le nostre parole.
Dentro i nostri sbagli.
Dentro le nostre conquiste.
Dentro.

24 agosto 2007

Liberi dai sogni


« Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra, io non augurerei a nessuna di queste ciò che io ho dovuto soffrire per cose di cui io non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui io sono colpevole. Io sto soffrendo perché io sono un radicale, e davvero io sono un radicale; io ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano [...] Mai, vivendo l'intera esistenza avremmo potuto sperare di fare così tantoper la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini» (dal discorso di Vanzetti del 19 aprile 1927, a Dedham, Massachusetts)

Nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1927, Nicola Sacco, 36anni, e Bartolomeo Vanzetti, 39 anni, vengono assassinati sulla sedia elettrica a Charlestown, alla fine di un processo farsa, incriminati ingiustamente da un tribunale statunitense, per una rapina ad un portavalori di South Braintree. Rimane nella memoria generale, come un efferato crimine di ingiustizia sociale, razzismo e perseguitazione politica. La vera colpa di Sacco, immigrato dalla Puglia, e di Vanzetti, che arrivava dal Piemonte, era di essere dei militanti rivoluzionari anarchici, diffusori di materiale “sovversivo”, organizzatori sindacali e impegnati nella ricerca della verità sulla morte del loro compagno Andrea Salsedo, sfracellatosi dal quattordicesimo piano degli uffici del ministero della giustizia durante un’interrogatorio (strana questa propensione degli anarchici a volare giù dalle finestre….). Il tutto compiuto nel giovane stato “Iuessei” che stava sempre più (siamo a cavallo tra le due guerre mondiali) volando a vele spiegate verso il coronamento di un sogno chiamato “imperialismo”. In questo contesto non si poteva accettare le anomalie rappresentate dai “rossi”, dai “radical” e dagli “anarchici”, tanto più se immigrati, tanto più se italiani.
Un vasto movimento di protesta,a cui aderirono anche Thomas Mann, Albert Einstein, Walter Benjamin, Bertrand Russell, George Bernard Shaw chiese più volte la revisione del processo, visto le testimonianze a favore degli imputati, viste le contraddizioni dei teste a carico, vista la confessione di Celestino Madeiros, che dichiarò di aver partecipato alla rapina, visto le dichiarazioni di poliziotti e confidenti che scagionarono Sacco e Vanzetti, così da rendere evidente la montatura ai loro confronti. Ma per ben sette volte la domanda fu ricusata.
Ai funerali di Sacco e Vanzetti parteciparono 200000 persone, e solo nel 1977 l’allora governatore del Massachussets, Dukakis (poi sfortunato candidato alla presidenza contro Gorge Bush padre), ne riabilitò la memoria. Un valido omaggio alla storia di Sacco e Vanzetti fu il soggetto di uno spettacolo teatrale, che ebbe grande successo prima di venire trasformato, nel 1971, in un bellissimo film, diretto da Giuliano Montaldo, con splendide interpretazioni di Gian Maria Volontà nei panni di Bartolomeo Vanzetti e Riccardo Cucciola in quelle di Nicola Sacco, e una colonna sonora di Ennio Morricone, che comprendeva anche canzoni di Joan Baez.
Ancora oggi nelle discussioni, non soltanto tra gli anarchici custodi della memoria dei due martiri, si nota un risentimento, una rabbia per l’accaduto, che testimonia che l’ingiustizia patita da Sacco e Vanzetti fa parte di quella memoria condivisa, che ancora non riesce, non vuole, non deve sapersi riappacificata con la storia, almeno fino a quando questo mondo, questi stati imperialisti non avranno finito di mietere vittime attraverso ingiustizie sociali.

21 agosto 2007

Giustizia, cura o vendetta?



Sarà che all’Eliseo si sarà rotta l’aria condizionata, e allora è più facile essere piuttosto nervosi.
Sarà che la moglie Cecile è davvero una figura così carismatica che, lui stesso, rischia di diventare un’appendice del suo stesso matrimonio, un po’ come Clinton, ma senza la Lewinsky.
Sarà che risente ancora dei postumi dell’amichevole pic-nic con Bush a base di hamburger e hot-dog, tanto che si è dovuto tirare giù due alka-seltzer per digerire…(certo che Giorgino sta proprio andando a picco, manco due spaghi a pranzo si può più permettere….), che se questa è l’amicizia degli statunitensi meglio stargli sulle balle.
Sarà questo o quello ma Nicolas Sarkozy ha tirato su un gran polverone per una sua presa di posizione piuttosto oltranzista, in seguito ad un episodio di rapimento, da parte di un pedofilo, appena scarcerato, ai danni di un bambino di 5 anni a Roubaix.
Ecco le sue parole: “Un detenuto condannato per pedofilia non potrà uscire dalla prigione unicamente perché ha scontato interamente la sua pena - ha detto il presidente -. Le persone di questo tipo, alla fine della loro detenzione, saranno esaminate da un collegio di medici, e se questi riconosceranno la loro pericolosità, non saranno rimesse in libertà. Andranno in un ospedale chiuso, dove saranno curati». «Quelli che non accetteranno di essere curati - ha aggiunto Sarkozy - resteranno in questo ospedale chiuso per il tempo che i medici decideranno sulla base della loro pericolosità. Quelli che accetteranno di essere curati potranno avere dei permessi, ed uscire da questo ospedale chiuso, ma lo faranno portando un braccialetto elettronico, seguendo un trattamento, un trattamento ormonale, chiamatelo castrazione chimica: le parole non mi fanno paura». Sarkozy non vuole «predatori» di questo tipo in libertà: «Il mio dovere è di proteggere le vittime e di tirare le conseguenze di uno spaventoso disastro».”
Niente da dire, Sarkò è uno che va alla radice del problema con lo stesso metodo di un Borghezio appena più forbito.
Ma cos’è in pratica, una castrazione chimica?
È un tipo di castrazione, solitamente non definitiva, provocata da farmaci a base di ormoni. Fu sviluppata come misura temporanea preventiva per stupratori e pedofili. Per gli uomini colpevoli di reati a sfondo sessuale, la castrazione chimica è da alcuni considerata più umana della castrazione vera e propria, ed è applicata come parte della pena di tali reati in diversi paesi, inclusi gli Stati Uniti. L'ACLU (American Civil Liberties Union), però, sostiene che essa sia contraria alla costituzione degli Stati Uniti. Al di là delle sue applicazioni nella prevenzione del crimine, la castrazione chimica viene anche eseguita come fase preliminare nel trattamento ormonale per la trasformazione da uomo a donna dei transessuali. In questo caso, il cambiamento sarà irreversibile dopo circa sei mesi. Il farmaco più in uso attualmente è il Depo-Provera. Agisce sul cervello inibendo gli ormoni che stimolano i testicoli alla produzione di testosterone.
Un metodo pulito, pare. In effetti non sporca ed pratica da eseguire.
Ma che può succedere nella testa di una persona “sottoposta” a tale trattamento in modo non consenziente?
Il caso di Alan Turing, uno dei padri dell'informatica, mi pare paradigmatico.
Il 31 marzo 1952 fu arrestato per omosessualità e condotto in giudizio, dove a sua difesa disse semplicemente che non scorgeva niente di male nelle sue azioni. I servizi segreti temevano che il suo "vizio" lo potesse esporre a un tradimento e per questo fu sottoposto alla castrazione chimica, che lo rese impotente e che gli fece sviluppare il seno, alcuni dei motivi per i quali probabilmente decise di suicidarsi. Nel 1954, infatti, morì mangiando una mela avvelenata con cianuro di potassio. La madre sostenne che il figlio, con le dita sporche per qualche esperimento chimico, avesse ingerito per errore la dose fatale di veleno; ma il verdetto ufficiale parlò senza incertezze di suicidio. Nel referto medico venne infatti scritto "Causa del decesso: cianuro di potassio autosomministrato in un momento di squilibrio mentale". Certamente Turing non era uno squilibrato mentale ed anzi la sua azione fu un gesto di ribellione al sistema e di rivendicazione umana e fu eseguita in un momento di piena coscienza.
Insomma credo che qualsiasi società che si definisca civile abbia il diritto/dovere di proteggere tutti i propri membri, con particolare attenzione a quelli più deboli, ed anche di emanare leggi che sanzionino adeguatamente chi perpetra violenza. Ma agire sulla fisicità e sulla mente di una persona, anche se colpevole di un crimine, la ritengo una cosa non accettabile. Curare non vuol dire per me escludere, definitivamente o temporaneamente, una parte dell’universo emozionale di una persona. Curare per me, nel caso della pedofilia, vuol dire favorire l’incanalamento delle attenzioni sessuali di queste persone in un contesto che non arrechi violenza a chicchessia.
Anche attraverso l’uso della prevenzione come strumento utile per arginare e combattere un fenomeno che ha dimensioni maggiori di quello che si pensi. Gli studiosi suggeriscono tra gli strumenti di prevenzione: una corretta educazione sessuale, il training sui diritti personali, interventi per aumentare l’autostima e sviluppare una realistica visione dell’amicizia. Interventi che andrebbero rivolti al bambino e alla sua famiglia.
So che è un tema difficile e complicato, per cui è sempre molto facile rispondere a questo prima con la pancia. Difendere i bambini è un obbligo, ma attraverso la giustizia non con la vendetta.

16 agosto 2007

Daglie all’ultras!


L’altra sera guardavo un po’ della partita della Lazio in tv.
Il risultato è stato di cinque feriti a zero.
Per chi non è informato di calcio, spiego meglio.
Martedì sera allo stadio Olimpico di Roma la Lazio ha affrontato i rumeni della Dinamo Bucarest, nella partita di andata del turno preliminare di Champions League.
Nelle ore precedenti alla partita un gruppo di tifosi biancazzuri (ovvero della Lazio) ha aggredito con coltelli alcuni tifosi della Dinamo, mandandone cinque all’ospedale a curarsi ferite serie.
Il Codacons chiede, "in applicazione delle norme sulla responsabilità oggettiva, che alla Lazio venga sospeso il campo per tutto il campionato 2007-2008. Non si può, infatti, aspettare il morto per prendere provvedimenti. La severità può servire a prevenire questi scontri solo a condizione che venga costantemente applicata”.
La Lazio è già stata diffidata dall’Uefa (la federazione calcistica europea) a tenere un comportamento sportivo adeguato da parte dei suoi tifosi, noti per l’esposizione in curva di bandiere e striscioni con una chiara simbologia fascista, nazista e razzista, oltre che per l’abitudine di prendere di mira con dei “buuu” i giocatori di colore delle squadre avversarie (che per la cronaca non sono mancati neanche l’altra sera, indirizzati al franco-ghanese Blay). Ovviamente queste manifestazioni idiote non sono patrimonio della totalità dei tifosi laziali, ma sicuramente di una buona fetta, la quale si ritrova per lo più nella curva Nord dell’Olimpico, e specialmente tra i supporters organizzati nella sigla “Irriducibili”. Ma tant’è la Lazio rischia di essere gravemente sanzionata, fino alla sua esclusione dalla Champions League.
A fine partita sono andato su un forum di tifosi del Torino, e ho scambiato alcune opinioni con altri fratelli granata, sul tema della violenza allo stadio Olimpico.
Ecco alcuni commenti (ve li rendo noti, solo per far capire il tenore della discussione, ma credo siano esplicativi di che aria tira, tra chi va allo stadio):
- So che non bisogna buttarla sulla politica, ma mi limito ad osservare che le lame sono il tipico metodo di aggressione delle frange neofascste che si riconoscono ad esempio in Forza Nuova, vedi l'omicidio di Dax a Milano, e l'aggressione al Barrocchio di Grugliasco. Tutti sappiamo l'ispirazione politica dei gruppi della curva nord laziale (insomma dove stanno gli irriducibili...). Il tifo è sport solo se si usano i polmoni per cantare e le mani per applaudire e scandire il ritmo. Il resto è mer*a, aldilà delle proprie convinzioni politiche. Per me il granata è una fede che va al di là della destra o sinistra.
- Come al solito la faranno franca, anzi arriverà lo sbirro di turno a dire che poverini sono stati provocati...
- Eravamo gemellati con la lazio tempo fa, e la tifoseria era guidata dagli eagles, l'ultimo gruppo a mantenere il gemellaggio dei nostri furono i Korps, di cui sono stato tesserato per parecchio, con l'arrivo degli irriducibili si sfasciò tutto, e vedendo che fine ha fatto la tifoseria laziale, dico che è meglio così. Continuiamo a guardare il nostro toro, lasciamo la politica dove deve stare, sennò facciamo la fine dei laziali, dei romanisti che gli stanno andando dietro, e di tutte quelle povere testoline di cazzo che non hanno ancora capito, che calcio e politica DEVONO (ma purtroppo tutti sappiamo che non è così) stare separati. non citiamo forza nuova, nè rifondazione, pensiamo al nostro TORO, che quello è sempre un "buon partito"!!
p.s. la storia delle lame è una cazzata, gli stronzi e infami ci sono a destra, a sinistra, al centro, sopra e sotto!!
- come nn quotarti al 1000x1000...gli stronzi ci sono da ambo le parti...nn e' politica e stronzaggine dell essere umano...questa e' gente che e' codarda che ha paura di prenderle e gira con le lame in tasca...
- Scusate... ma queste merde non dovrebbero esser sbattute fuori da tutte le competizioni europee, a causa del loro vergognoso comportamento razzista? Speriamo che, almeno in sede internazionale (senza che i paraculi romani possano intervenire x coprire, come succede qui in Italietta..) qualcuno possa infliggere a quei miserabili FALLITI (perchè è questo che doveva succedere... altro che decreto "spalma debiti"!!) la lezione che si meritano!!!
- In questo splendido ferragosto lontano dal caldo soffocante torno sul forum e guarda cosa vedo... Questo topic aveva un incipit sacrosanto (in merito a quanto accaduto all'Olimpico) ma è prontamente scivolato su argomentazioni (in)degne del Bar dello sport. Prescindendo dai pareri su "cos'è la destra,cos'è la sinistra" (Gaber rulez..) che mostra come la mentalità bipolarista (Berlusconi rulez..) abbia ormai prevaricato perfino sull'idea che un imbecille è sempre tale che porti una svastica o altri simboli degni di un passato sconfitto dalla storia. Direi di tornare al principio,dove si discuteva della curva laziale,palude dove stagna la demenza e dove ormai si salvano in pochissimi. Se in un preliminare di Champions,che dovrebbe esser l'occasione di goia per celebrare la propria squadra e per entrare dalla porta principale in una competizione che (non meriti) hai avuto a tavolino grazie alle penalità (il posto era della Fiorentina) uno si presenta con 2 accoltellati e certi cori (purtroppo di moda,non da ieri,anche in Maratona) da gorilla,beh,forse è meglio se stia a casa. Per una volta se non altro il campo ha tolto il sorriso a questi poveracci e molto probabilmente il ritorno sancirà la loro dipartita dal torneo,ma la sostanza non cambia,fermo restando che in Italia finchè occhio non vede (e orecchio non sente..) cuore non duole quindi forse dovremo attendere il prossimo Spagnolo per avere finalmente una presa di posizione degna di questo nome verso questi escrementi viventi,perchè ciò sono
- In agosto ho la possibilità di dare il mio piccolo contributo per portare la Squadra in Champions e che faccio? Vado a bucare i rumeni o fare altre troiate. Sono un cretino. I laziali sono cretini.
- Non ho , come ben formulato nella seconda parte del mio commento, voluto fare una fatwa nei confronti di chi politicamente sta a destra. Non mi permetterei mai, perchè sono rispettoso di ogni individualità. Mi preoccupa lo stadio come luogo di diffusione di pratiche violente, razziste ed assassine. E non posso che accostare i comportamenti di una sostanziosa fetta di tifosi laziali, veronesi, gobbi, triestini, interiste, catanesi, udinesi, romaniste, con la loro più vistosa presenza politica, fatta di esponenti della destra radicale neofascista, dei loro simboli, dei loro slogan, dei loro metodi. Non è una novità che io scopro o sbandiero in modo provocatorio, si sono scritti articoli di giornali e libri sull'argomento che più completamente di me spiegano ciò che sto discernendo. Mi preme bensì porre l'allarme che ciò non avvenga anche da noi, dove, invece, spero, il "valore Toro" sia primario rispetto al resto. E il valore toro è passione, orgoglio, ma anche intelligenza e scelta di vita. C'è chi dice teniamo fuori la politica da queste discussioni. Bene son d'accordo. Iniziamo anche dal nostro modo di essere e fare tifo allo stadio. Come riportato da altri fratelli di fede qualcosa che non va in alcuni comportamenti visti e sentiti tra noi c'è. Io non li sottovaluterei.

Cos’è il mondo ultras? Per me è una passione. Passione per uno sport che ho imparato da bambino su di un campetto di cemento nella periferia della mia città.
Passione per i colori, le vicende e i risultati di una squadra che rappresenta un modo meno facile e comodo di vivere una competizione rispetto a chi, nella nostra città ha avuto anche fin troppa vita facile nei successi.
Ma niente mi farà prendere un coltello o un bastone in mano per sostenere queste mie idee.
Per dirla alla Giovanni Arpino: “Il Torino, come tutti sanno, è una fede. E anche se la fede non può sempre vincere, il suo valore resta incontaminato.”
Evidentemente non tutti la pensano così. Specialmente nella curva Nord dell’Olimpico di Roma.


P.S. la Lazio ha pareggiato 1-1, ma parlare di risultati sarebbe sport, e mica te lo puoi “permettere” sempre…