30 maggio 2007

La spallata

Elezioni amministrative.
Il centrosinistra si incupisce, ma non troppo, in fondo la spallata non c’è stata, e può continuare tranquillamente a governare con la stessa stabilità di un anno a questa parte, cioè come quella di un elefante sospeso su un filo interdentale tra le cime delle alpi.
Il centrodestra ride, ma non troppo, in fondo la spallata non c’è stata, e Berlusconi può continuare a farne il leader, sempre che riesca a sfuggire al prossimo ictus o al prossimo festino organizzato dalle sue “collaboratrici”; intanto dovrebbe insospettirsi dai sorrisi serafici di Casini e Fini dopo che questi hanno appena colloquiato col suo cardiologo di fiducia.
A chi affidarci in questo periodo di crisi della politica? Forse alla severissima Chiesa Cattolica che in questo periodo sta facendo la sua annuale incetta di 8X1000, sia tra i consapevoli e gl’inconsapevoli contribuenti, che, sposati o divorziati, etero o omo, fidanzati o conviventi, casti o lussuriosi, non importa, per aiutare dove serve basta fare almeno il 730, poi per le fiamme dell’inferno c’è tutto il tempo….
Intanto impazza la mania dei kit. La Moratti, a Milano, ha proposto quello per individuare se tuo figlio fa uso di droga. Leggi attentamente le istruzioni, poi somministralo a tuo figlio, ed infine, se positivo, portalo a San Patrignano, premunendoti di riempirlo di botte, così si abitua…. La Turco non vuole essere da meno, così manda i NAS nelle scuole a indagare su cartelle, merendine, diari, gessetti, banchi alla ricerca di stupefacenti. Coro di elogi dalla destra, qualche perplessità dal ministro all’istruzione Gentiloni, teme che a risultare sofisticata sia la sua gestione dell’istruzione.
Per chiudere, Fassino scarica i “Dico”, aderisce al gay pride, ma non ne condivide la piattaforma, riconosce la sconfitta del Pd alle elezioni, ma dichiara che la sua crescita è sempre al centro dei suoi pensieri e finora il lavoro svolto è incoraggiante… ma chiamargli un’ambulanza, no?

25 maggio 2007

Organi
Epilogo: Di fronte alla chiesa…

- Ma pensa, tre giorni fa dovevamo essere qui per il suo matrimonio…
- Pensa ad altro!
- Ma come? Lo stanno ripetendo tutti…
- Appunto…
- Quand’è che l’hai visto l’ultima volta?
- Due sabati fa, abbiamo giocato a tennis.
- Come stava?
- Come sempre.
- Io invece non lo vedevo da quasi tre mesi, sai il lavoro…
- Uhmmm…
- A me, me lo ha detto il Paolo Mozio quello che è successo, non ci credevo, pensavo ad uno scherzo. Te chi ti ha avvertito?
- Mi ha telefonato suo padre, stavo in ufficio, piangeva al telefono e io dovevo stare in silenzio, anche perché i miei capi non vogliono che parli troppo al telefonino…
- Che aguzzini!
- L’hai detto!
- Sabrina è sconvolta, non trovi?
- Certo, certo…
- E adesso che farà?
- Tornerà a Pistoia, Oscar aveva un’assicurazione sulla vita, lei era la beneficiaria, per me si aprirà un negozio, è fissata con la moda.
- Già, non doveva aprirne uno qui a Novara?
- Al rientro dal viaggio di nozze, avrebbero dovuto rilevarne uno in via Mazzini, ma solo se il proprietario non avesse tirato su con il prezzo. Sai pieno centro..
- E perché non lo rileva adesso con l’eredità?
- Novara non le piace un gran ché…
- Era qui per amore..
- Chiamalo così
- Ma, senti..
- Sì?
- E quella di Torino?
- Mah, non so!
- Non si vedevano più?
- Ma da almeno qualche mese…
- Certo che però ha rischiato di farsi beccare un bel po’ di volte, eh?
- Ma figurati, sapeva dire certe balle!!!
- Ma tu l’hai mai vista?
- No, ma Oscar diceva che aveva un gran bel culo.
- Cosa faceva l’arredatrice?
- No, la restauratrice.
- Sarà venuta qui?
- E a fare cosa?
- Non so, un ultimo saluto?
- Ma figurati? Se lo ha saputo starà sicuramente a farsi di qualche psicofarmaco, lo sai che era bulimica?
- Bel tipino!
- A lui piacevano un po’ particolari…
- Ma a me Sabrina pare a posto..
- Seeee… dovevi vederla a Capodanno… ha bevuto un macello e non ti dico quanto poco è mancato che … insomma hai capito?
- No a dire la verità..
- Insomma mi si avvicinava, sentivo la sua bocca vicino alle mie orecchie, era andata, andata! Poi mi ha messo anche una mano sui pantaloni, vicino al pacco, era andata, andata, ti dico!
- Ma dai!!! E l’Oscar?
- Gli ha tirato un cazziatone da paura…
- E tu?
- Ah io mi son fatto i cazzi miei, mica ci tenevo a rovinarmi la festa per così poco.
- Pensa tu!
- Che vuoi farci , quando si beve e non si è capaci….
- E già. Hai saputo che hanno donato gli organi?
- Sì, ma io non lo farei mai. Se ne sentono troppe in giro. Se sei lì lì che magari ce la puoi anche fare… spengono tutto e ti tirano via occhi, fegato, cuore e li danno ad un altro. Così sei fottuto e magari pensano sei un eroe.. no, no.. io mi tengo tutto, cazzo mi frega…
- Vabbè! Vado a fare un saluto al Mozio. Ci vediamo su in chiesa, Ciao.
- Ciao.

22 maggio 2007

Organi
Capitolo quarto: dove la prudenza non è mai troppa, e uno sbaglio finisce per far smarrire il filo dorato

Oscar Santi è nervoso, guida in grugnito, si tiene tutto sulla sinistra, in corsia di sorpasso, la sua ex-amante non si è dimostrata ragionevole, dalla rabbia ha sbattuto via l’auricolare senza fili del cellulare, e il navigatore, di serie, sulla sua Alfa fa le bizze e dichiara che lui si trova in questo momento a Pigalle a Parigi, ed è stanco, con una gran voglia di andare a casa a dormire. Un gusto di acido in bocca. Un formicolio agli alluci dei piedi. Già quasi da un chilometro la segnaletica indica l’approssimarsi dell’uscita per l’imbocco per l’autostrada per Milano, proprio quella che deve prendere lui. Ma non se n’è accorto. In un attimo pone lo sguardo alla sua destra e si rende conto che deve cambiare direzione. Sembra ormai tardi ma sterza egualmente, in modo brusco senza accertarsi della presenza d’altri veicoli, infila l’uscita per un soffio, ma la macchina, per l’alta velocità, s’imbarca nella curva a gomito che deve affrontare. Parte il posteriore e va in testa coda. Colpisce più volte sia il guard-rail a destra che quello a sinistra. Si ferma in prossimità dello sbocco della curva.
Silenzio.
Passano brevi secondi, Oscar Santi ha il volto tra le mani ed è avvolto dall’ airbag che è prontamente esploso durante la collisione con il guard-rail. Non riesce a muovere un muscolo, quasi non respira, sente freddo nello stomaco e nelle vene. Poi riesce a scuotersi da quella specie di torpore, cerca di rilassarsi all’indietro, ma l’airbag diventa una scomoda presenza tra lui e l’ossigeno, che cerca di assorbire per riattivare i suoi polmoni, che sembrano come di cemento, per come li trova pesanti e immobili.
Prova ad aprire la portiera, che fa resistenza, l’urto deve aver danneggiato le giunture del portello che adesso è un po’ bloccato; con molta fatica riesce a dare una spallata decisiva per dischiuderla, con movimenti insicuri esce dall’abitacolo e si mette in piedi sull’asfalto accanto alla vettura.
La testa, la terra, il cielo, le stelle, lo stomaco, tutto gli gira. Prova a fare qualche passo in avanti, quasi struscia i piedi.
Un rombo di motore si avvicina nell’aria.
Oscar Santi ha i capelli fradici di sudore, un gran male alla spalla sinistra, sente come delle scariche elettriche attraversare rapide il suo cervello. È in pieno choc.
Il rombo di motore sembra quasi prossimo.
Non c’è una gran luminaria in questa curva. Oscar Santi non sa se sta sognando o se quello che è successo è reale, comincia a sentire anche una forte nausea, ed è strano perché ha mangiato solo un panino e bevuto una birra in bottiglia in un bar di un cliente. Ah! Poi ha anche mandato giù una compressa di analgesico nel pomeriggio per quel fastidio al tendine del polso destro, quello che ha cominciato a fargli male sabato pomeriggio dopo la partita di tennis con il suo amico Maurizio.
Il rombo di motore ha imboccato la curva.
Oscar Santi si tocca l’orecchio sinistro con la mano, sente come un ronzio, quando la ritrae la sente umida. È perplesso.
Il rombo di motore compare.
Una luce abbagliante illumina Oscar Santi.
Frenata.
Impatto.
Tonfo.
Silenzio.


- Come donare gli organi? Ma che dice?! Ma mio figlio…..
- Signor Santi glielo abbiamo spiegato adesso.. per suo figlio è stata appena accertata la morte celebrale; saremmo costretti a interrompere il funzionamento del respiratore al più presto, ma al momento siamo ancora in tempo per l’espianto. Suo figlio potrà far viver...
- Ma mio figlio si deve sposare domani...!!

20 maggio 2007

Ancora Serie A





Lo so, lo so... ci sono pochi appasionati di calcio tra di voi...

Ma oggi ci siamo guadagnati la permanenza in serie A, e questo va festeggiato alla grande!!!!




Assaporo già clima di derby con gobbi bianconeri... ma mi auguro che il presidente riesca a tirare sù una squadra dignitosa, che ci dia più soddisfazioni di quella di quest'anno... puntando sin da ora sulle conferme di giocatori di gran cuore e attaccamento alla maglia come Rosina, Ardito, Brevi, Stellone...




A presto con la quarta parte di "Organi".

18 maggio 2007

Organi
Capitolo terzo: dove una telefonata non sempre è un idillio amoroso.

- Dai adesso smettila, ti chiudo il telefono in faccia, lo faccio sai?
- (off) Si, dai bravo…
- Pensi che non ne sia capace, mi metti alla prova?
- (off) Che cazzo, io ti voglio parlare… mi consideri meno di niente! Almeno altre spiegazioni..
- Che altre spiegazioni?! Fra tre giorni mi sposo… che c’è da dire ancora… è finita, ti ripeto.
- (off) Aaah! Ma fino ad un paio di mesi fa mi sbattevi ancora!!
- Non è vero…
- (off) Si sii, quando sei venuto a trovarmi di pomeriggio per il mio compleanno.
- Ti ho solo baciato e …
- (off) Mi hai toccato, mi hai spogliato, mi hai masturbato, e io ti ho fatto un pompino…
- Ma non abbiamo scopato… noi non abbiamo scopato quella volta, eh!! E pensavo che tu capissi che non mi avresti più sentito, siamo persone adulte, no?! Cazzo volevo essere carino per la tua festa…
- (off) Aaah! Che bel pensiero, che brav’uomo.. spargi sperma per gentilezza tu!
- Spargo quello che mi pare, a chi mi pare, quando mi pare, e comunque non pensare che fosse stata una prestazione da ricordare…
- (off) Cosa ti fa quell’altra che io non ti posso fare meglio.
- Non capisci, non capisci un cazzo, non siamo fatti uno per l’altra.
- (off) Ti piaceva sbatterti due tipe contemporaneamente, no?! A me in settimana e a lei nei week-end, no? E poi nessuna delle due era nella tua città, hai delle amichette anche lì a Novara... eh? Puttaniere!!
- Se lo dici tu che sono un puttaniere…
- (off) Ma fottiti!!
- Adesso basta sono in macchina e mi disturbi a guidare.
- (off) Se quella troia fosse rimasta a casa sua… invece ti ha babbato, ha fiutato quanto sei granoso e si è sistemata.
- Ha parlato la santa…
- (off) Io sono libera, ma era chiaro che ci tengo a te. Poi non ti ho chiesto mai molto, una compagnia, due parole. Quante volte hai dormito da me…. Poi è arrivata quella cagna e…
- Ehi bada a come parli… mi stai stufando, sai? E poi se uno non ti chiama per mesi che pretendevi? Io ho la mia vita e tu la tua. Che ti devo?
- (off) Eri a Torino oggi e non hai avuto le palle di venirmelo a dire in faccia che ti sposi, coniglio di merda!!
- Ma ucciditi!!
Click!!
Conversazione finita.

Ore 22.58, un’Alfa Romeo viaggia ad una velocità di 165 km/h sulla tangenziale Nord di Torino, direzione autostrada per Milano, destinazione Novara.

15 maggio 2007

Organi
Capitolo secondo: in cui una storia d’amore può essere presentata in un preludio a ritmo techno ed evoluta in sette illuminanti scambi di opinioni.

Oscar e Sabrina si erano conosciuti in una discoteca di Milano, non lontano dal centro cittadino, in un sabato sera di quattro anni prima; si erano dapprima adocchiati in pista, accompagnati da un ritmo forsennato di musica acida e tecnologica, che un seminascosto D.J. stava stabilendo dalla sua consolle, ricavata in una nicchia tra le luci stroboscopiche e le casse a troppi Watt.
Se c’era una bella ragazza che gli puntava addosso lo sguardo, Oscar Santi sapeva benissimo cosa fare, così avvicinatola al bar passò all’azione:
- Ecco… adesso una bella birra è la cosa migliore contro sta calura da carnaio.
Sabrina sorrise.
- Eh… in effetti non si respira affatto! – e dicendo ciò, Sabrina, scoprì un forte accento toscano.
- Vieni spesso qui? – le chiese lui.
- Quando posso permettermelo.
- Ma vivi a Milano?
- No, io sono di Pistoia, son venuta a trovare un’amica che mi ospita, un mesetto, tanto per staccare dalle solite compagnie.
- Aaah! Conosco Pistoia…... ci son stato per lavoro un paio d’anni fa.
- ‘O che lavoro fai?
- Lavoro per la Bellini antifurti, conosci….?
- Uhmmm… nooo! Io faccio la commessa in un negozio Prada nel centro di Pistoia e sto terminando gli studi in Economia e Commercio.
- Interessante!
- Beh, io comunque mi chiamo Sabrina.
- Piacere… Oscar.

Le chiacchiere continuarono tra il serio e il faceto. Così, finita la rispettiva indagine anagrafica e demoscopica su gusti e abitudini, si passò allo scambio di numero di telefono.
- Ma dai… abbiamo lo stesso gestore di telefonia? Ma allora possiamo fare l’opzione tariffaria agevolata come numeri preferiti, ci parliamo di più e paghiamo di meno. – scherzava Oscar
- Eh ma quanto corri… e poi parli come una pubblicità. Ma quanta televisione guardi? – rispondeva Sabrina, con una punta di sarcasmo.

Un ragionevole idillio alla cornetta con proposta.
- Ho una casetta a Rosazza, sopra Biella, la chiamo la “tana del lupo”. Dai ci facciamo un fine settimana coi fiocchi, ti vengo a prendere in auto a Milano.
- Uhmm… nella tana del lupo, così, da subito? Beh fammi pensare… vabbene pensato! Cappuccetto rosso accetta! Ma per favore non travestirti da nonna!

Un fine settimana nella casetta di montagna di Oscar, o meglio della sua famiglia, sulle Alpi, il primo bacio, una notte di movimentata passione.
- Oscar dimmi che non è una toccata e fuga! Dimmi che non ti volatilizzerai nel nulla.
- Se mi prometti di mantenere sempre queste labbra così morbide, penso proprio che mi avrai tra i piedi per “mooolto” tempo!!!

E poi altri appuntamenti infilati tra un week-end e l’altro.
- Senti, Sabri, questo fine settimana sono a Genova per lavoro, ma il prossimo ti va di venire al mare? C’è un mio amico che ha una casa alle “Cinque terre”, fa una festa, ci sarà un sacco di gente.
- Ok, amoruccio! Conto già le ore che ci separano! Ma fatti sentire di più, se no che l’abbiamo fatta a fare la tariffa telefonica per innamorati?

Un’estate in Corsica con gli amici di Oscar.
- Scusa… so che ne abbiamo già parlato, ma… mi pare che la fidanzata del tuo amico Maurizio… potrebbe anche darsi da fare un po’ di più a dare una mano nelle faccende domestiche, non sono la cameriera della compagnia. Stamattina le tazze del caffè le ho pulite di nuovo io per il terzo giorno consecutivo!
- Ma dai! Siamo in vacanza, stai più tranquilla! Goditi sto panorama selvaggio! Vabbè comunque ci parlo io dopo e ci chiariamo. Toh guarda lì.. è un maiale quello vicino alla strada, no?

L’anno dopo a New York.
- Fortuna che mio padre mi ha mandato quei sei mesi a Londra, per premio della maturità, se no col cavolo che ci capivo qualcosa in questa città. Ma guarda che casino! Se avevo il mio motorino e non questo catorcio affittato dalla Hertz eravamo già al Queen’s.
- Oscar sai mica come si dice in Inglese: Bischero levati dalle palle col quel taxi di merda!

Una crociera sul Mar Rosso per l’anniversario di fidanzamento.
- Come sarebbe a dire che hai dimenticato la macchina fotografica a casa? E adesso come la faccio morire d’invidia mia sorella quando torno a casa? Ma hai visto che cabina che abbiamo? È una suite! Dico, una suite!! Sembra l’appartamento di un architetto del centro città. Se la vede lei mi rimane secca!
- Per fortuna sono figlio unico, che se l’amore tra fratelli è questo preferisco non avere parenti!!!

Poi dopo tre anni così Sabrina lascia Pistoia, il suo lavoro e gli studi (non era poi così vero che era alla fine, anzi…) e va a Novara dove vive Oscar, iniziano a convivere ma già convinti a sposarsi entro poco. Tutto regolare.
Fino ad una sera sulla tangenziale Nord di Torino.

10 maggio 2007

Organi

Capitolo primo: in cui conosciamo il nostro protagonista e ci accorgiamo che di tipi come lui ne son piene le città.

Oscar Santi era seduto su una seggiola del bar di piazza della Repubblica, si godeva lo spettacolo che aveva preparato da parecchio tempo. Alcuni sui amici si stavano raccogliendo attorno alla macchina che aveva comprato quella mattina stessa. Lo avevano visto arrivare di fronte al bar pochi minuti prima, a bordo di un bolide sorprendente, non mancando di esibire una frenata rumorosa e un colpetto di clacson tanto per far capire, a chi ancora non si era girato a guardare, che lui era arrivato. La macchina era un nuovo prototipo sportivo dell’Alfa Romeo, di quelle da usare su percorsi rettilinei e veloci, anche se poi le noti sacrificate al traffico in città, lo status symbol da esibire nel nuovo anno.
Vedeva i suoi amici accarezzare la carrozzeria, aprire il cofano ed esaminare il motore lindo e sontuoso, il Paolo Mozio poi si trastullava ad affondare nel sedile del passeggero, tirare giù lo schienale e voltarsi ammiccante nei confronti del padrone del mezzo, mentre Maurizio Lombardo gli batteva sulla spalla e gli chiedeva:
- Chissà come andrai forte adesso?!
- Per adesso non la faccio correre, - disse Oscar con una vena di compiacimento - magari un po’ più in autostrada, devo anche imparare ad usare il navigatore, fino ad adesso m’indica fisso che sto nel garage. Ehi ma hai visto che posteriore grosso?! Anche se guardo negli specchietti, faccio fatica a parcheggiare.
E mentre diceva così, Oscar già pregustava la ripetizione della medesima scena, che da lì a una mezz’oretta, a casa sua, avrebbero compiuto suo padre e Sabrina, la sua fidanzata. E intanto rivolto a una cameriera del bar faceva segno di voler pagare un giro di birra per tutti i suoi amici, quando Paolo Mozio, ora giuntogli accanto, gli tirò giù il braccio e gli disse forte all’orecchio:
- Ma come birra? Ma uno come te deve puntare a qualcosa di più raffinato adesso.
- Hai ragione. – rispose Oscar – e allora facciamo vino… vino bianco per tutti. Che dici di un Arneis?
Paolo Mozio sorrideva riconoscente. Poi col calice in mano entrambi brindarono, e Paolo disse:
- Alla tua macchina e al tuo successo!
- Al mio successo, alla mia macchina e …. al mio matrimonio!
- Ah già… ancora sei mesi, no?
- Cinque mesi e una settimana.
- Ti senti pronto?
- Siii… devo solo mettere a posto una formalità… quella formalità di Torino, sai?
- Ancora te la tiri avanti? Maddai..
- Un paio di settimane e la faccio finita, devo avere tempo per organizzare il matrimonio.
Paolo e Oscar si sorrisero, proprio da buoni amici.

Oscar Santi viveva del superfluo, ma era qualcuno nel campo dei rappresentanti. Era partito come piazzista, in una piccola ditta di componenti di ghisa per tubature del teleriscaldamento, poi per tappe e passaggi era arrivato ad essere il responsabile vendite nel Nord-Ovest di una nota ditta di antifurti. A dargli una mano aveva contribuito anche suo padre, Giandomenico Santi, assicuratore, che sperava in un figlio avvocato, ma che dopo la morte della moglie avrebbe comunque fatto di tutto per garantire a quel suo unico figlio, poco pratico dello studio, un futuro radioso, a suon di assicurazioni “agevolate” a chi di dovere, che so, un imprenditore cliente del figlio, ma anche per i superiori di Oscar non mancavano trattamenti “vantaggiosi”. Insomma un favore tirava sempre un altro. E ci s’intende sempre benissimo tra galantuomini.
E poi c’era quella bella fidanzata, incantevole come una modella svedese, alta e bionda, sopraciglia fini e dorate, le labbra appena carnose, occhi castani in cui sprizzavano evidenti lentiggini verdi, curata nell’aspetto, sembrava dotata di un qualche segreto per sembrare sempre un’eterna ventiduenne, sembrava disegnata col carboncino, ma da mano delicata, una più che autentica fidanzata-trofeo, destinata a salire comunque al rango di moglie-trofeo.La vita è una scala da ascendere, c’è chi trova accanto agli scalini un filo dorato da raggomitolare fino al successo, e c’è chi le trova spalmati di merda fino a ritrovarsi impantanati e immobilizzati alle pendici della scala sociale. Oscar stava con i primi e non voleva cambiare scala, non fino a che non avrebbe finito di raggomitolare quel filo, si sentiva ancora le mani molto libere. Per questo il matrimonio non era per lui una fonte di ansia, era l’ennesimo gradino da montare, da affrontare con il solito stile, quello vincente.

08 maggio 2007

In questi giorni sto scrivendo un racconto, che presto pubblicherò su memorie casuali, così stasera vi do in pasto questa sorta di autointervista che mesi fa avevo trovato su un altro blog. Non vado molto pazzo per queste cose; ma va così, mi permetto di spogliarmi, è forse un esercizio di vanità…. Lo dice sempre mia moglie che sono vanitoso, perchè mi piace guardarmi allo specchio. E che certe volte mi sorprendo di vedere la mia faccia, il mio corpo, di solito rimescolo molto più la mia intimità… e pure quella degli altri. Con gli inevitabili conflitti che ciò genera. Tanto che alla fine mi ci vuole una birra e mi ritrovo all'incirca così:




QUALCOSA DI ME
1. NOME : Mauro
2. SOPRANNOME: Maurone
3. ANNI CHE TI DANNO : 30
4. ANNI CHE TI SENTI : a volte 20, a volte 40, a volte 7
5. COSA VORRESTI DIVENTARE UN GIORNO? Padre
6. REALISTICAMENTE, QUANTE POSSIBILITà HAI DI DIVENTARLO? Spero quante bastano
7. SARESTI DISPOSTO A VENIR MENO AI TUOI PRINCIPI PER OTTENERE UN BUON POSTO DI LAVORO? Per i miei principi faccio il lavoro che faccio
8. CHE UMORE HAI DI SOLITO? Allegro (variabile)
9. QUANTI AMICI VERI HAI? 2 sicuri, un’altra quindicina di ottimi.
10. QUALE ANIMALE VORRESTI ESSERE E PERCHè? Non mi è mai riuscito di rispondere a questa domanda…..
11. I TUOI 3 PREGI : Simpatia, disponibilità e passione
12. I TUOI 3 DIFETTI : Ingenuità, imprevidenza, testardaggine
13. COSA APPREZZI DEL TUO CORPO : la bocca
14. COSA ODI DEL TUO CORPO: la pancetta!!!!!
15. 3 AGGETTIVI PER DESCRIVERE LA TUA VITA : una vita la si vive, non si descrive con tre parole
16. LIBRO PREFERITO : Taaaanti, ne scelgo uno a caso facendo la conta nella libreria: “MARINAI PERDUTI” di Jean-Claude Izzo
17. LIBRO SUL COMODINO : “Va a finire che nevica” di Marco Cassardo.
18. LIBRO MAI FINITO DI LEGGERE : “Berlin Alexanderplatz” di Alfred Doblin


OPINIONI SULLA VITA
19. QUANTO CONTANO I SOLDI NELLA VITA? Ahimè taaanto
20. QUANTO CONTA IL SESSO IN UN RAPPORTO? Tanto
21. L'AMORE è ETERNO O SE FOSSIMO IMMORTALI AVREMMO ALTRE STORIE? Dipende, da immortale c’è chi avrebbe una storia diversa ogni sera e chi vivrebbe la sua storia per l’eternità
22. LA COSA CHE CONTA DI PIù NELLA TUA VITA? L’amore, la famiglia, l’amicizia e le mie idee
23. LA COSA CHE CONTA DI MENO NELLA TUA VITA? La moda
24. UNA COSA CHE AVRESTI VOLUTO FARE NELLA TUA VITA TORNANDO INDIETRO: non rompere un’amicizia
25. UNA COSA CHE NON FARESTI NELLA TUA VITA TORNANDO INDIETRO: Passeggiare di sera in un corso vicino a casa il 5 giugno 2004 verso le 23.00
26. I POLITICI SONO TUTTI CORROTTI? No, ma moltissimi sono clientelari
27. CREDI CHE CI SIA VITA NELL'UNIVERSO? Può darsi, ma non è un mio interesse
28. L'UOMO E' STATO DAVVERO SULLA LUNA? Uhmmmm, più che altro mi chiedo a cosa sia servito.
29. L'EXTRATERRESTRE PER L'UOMO E' : E.T O ALIEN ? Et
30. L'UOMO PER L'EXTRATERRESTRE E' : E.T O ALIEN ? ET
31. IL GIUSTIZIATO PER TE E' : COLPEVOLE O INNOCENTE? Inutilmente ucciso
32. L'EROE PER TE E' : ROBIN HOOD O BASETTONI? Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi
33. IL GIOCO PER TE RAPPRESENTA : COMPETIZIONE O DIVERTIMENTO? Ahimè a volte sono soprafatto dal senso di competizione, soprattutto quando penso di essere più forte, ma so anche accettare la sconfitta (alla lunga…)
34. QUATTRO PARETI PER TE RAPPRESENTANO : LA TUA CAMERA O UNA CELLA? Una cella


BOTTA E RISPOSTA
35. ESSERE O AVERE? Avere la possibilità di essere

36. PENSARE O AGIRE? Agire dopo aver pensato

37. PARLARE O ASCOLTARE? Parlare dopo aver ascoltato

38.PRENDERE O DARE? Entrambe

39. LEGGERE O SCRIVERE? Entrambe

40. SOGNO O REALTA'? realizzare i sogni

41. VISTA O TATTO? Toccare ciò che la vista ti fa desiderare

42. GIAPPONE O AMERICA? Puglia

43. NUOVA DEHLI O NEW YORK? Palermo

44. PUB O DISCOTECA? Meglio il pub, o comunque dove si possa stare da solo o con gli amici ed ascoltare un po’ di musica rock o blues o Jazz accompagnandosi con una birra……..

45. FASCISTA O COMUNISTA? Libertario d’ispirazione gramsciana

PRO/CONTRO
46. DIRITTO DI VOTO POLITICO AGLI IMMIGRATI DOPO 5 ANNI: PRO

47. LEGALIZZARE LE DROGHE LEGGERE: PRO, ma io lo già realizzata nel mio piccolo

48. ESPELLERE BERLUSONI CON FORMUNLA IMMEDIATA: No, così all’estero ci riproverebbero anche questo, dopo aver esportato la Mafia, pure Silvio…..

49. RIAPRIRE LE CASE CHIUSE: semmai dare le case sfitte ai senzafissadimora

50. FECONDAZIONE ASSISTITA: Favorevolissimo; a patto che nessuno mi chieda in cambio di assistere quando sono io che fecondo

51. COPPIE DI FATTO: Che c’è di più naturale (ricordare Gesù e la Maddalena)

52.PENA DI MORTE: Omicidio di stato, una barbarie


IL GIOCO DELLA TORRE
(TRA LE DUE SCELTE TI RITROVI IN EXTREMISA BUTTAR GIù DALLA TORRE UNADELLE DUE.QUALE?)
53. FINI O BERLUSCONI? È come scegliere tra la mamma e il papà….. impossibile!

54. NANNI MORETTi O D'ALEMA? D’alema

55. DARIO Fò O MARCO TRAVAGLIO? Franca Rame, non la sopporto…..

56. BAGGIO O DEL PIERO? Del Piero e il suo uccellino….

57. GHANDI O MARIATERESA DI CALCUTTA? Mariateresa

58. BELLUCCI O FERILLI? Ferilli

59. BONOLIS O FIORELLO? Bonolis

60. GRANDE FRATELLO O ISOLA DEI FAMOSI? Spengo la tv e accendo la radio

04 maggio 2007

Rosso come il sangue forte come il Barbera

Forse era troppo meravigliosa questa squadra perché invecchiasse; forse il destino voleva arrestarla nel culmine della sua bellezza. ("Carlin”)

Oggi piove. La città è grigia. Questa Torino post-industriale che fa spallucce alla crisi, meticcia che non vuol essere cosmopolita, egoista che vuole vivere di passioni, corre distratta verso un fine settimana senza patemi.
La guardo dalle finestre di casa mia. Un po’ annoiato, un po’ infastidito da un dolore al polso che mi si è verificato a lavoro improvvisamente, forse a causa di un movimento errato durante una mobilizzazione.
Piove come 58 anni fa.
Come quel giorno la gente starà sacramentando perché è maggio e magari vorrebbe andare in giro con una giacchetta, un pantalone o una gonna più leggera, magari quella comprata nel negozio in centro un paio di finesettimana prima, ed invece il brutto tempo ti lascia basito e devi tirare fuori le mantelle, che credevi di lasciare tranquillamente nel comò per i prossimo sette o otto mesi.
E io guardo fuori, in alto. E dico: ciao ragazzi.
Saluto il mio vecchio, per sempre giovane, “Grande Torino”.
Capitemi io sono un “vetero Granata”. E il 4 maggio è sempre giorno di commozione.
Valentino e i suoi compagni di squadra stavano per vincere il loro quinto campionato nazionale.
La domenica prima avevano pareggiato 0 a 0 a Milano contro l’Inter, la loro unica concorrente diretta che non si era ancora arresa all’evidenza della loro supremazia, ma era più soltanto aritmetica a tenere in piedi le speranze dei nerazzurri.
I granata si potevano persino permettere una trasferta premio in Portogallo, a Lisbona, per giocare un’amichevole contro il Benfica, per festeggiare l'addio al calcio del capitano della squadra lusitana Ferreira, amico di capitan Valentino. Oltre che per giocare, la trasferta è ghiotta per i giocatori per fare turismo e acquisti di generi vari che magari qui in Italia non si trovano ancora sui banchi di mercati e negozi. L’Italia è un paese ancora in difficoltà post-belliche, e i calciatori, all’epoca, guadagnano quanto un piccolo impiegato. Ma sono famosi. Soprattutto quelli del Torino.
Costituivano i 10/11 della nazionale. Insieme ai grandissimi ciclisti Fausto Coppi e Gino Bartali, il Grande Torino aveva contribuito con le sue imprese a dare lustro e svago a una nazione che cercava di risollevarsi dopo i terribili anni di guerra e di occupazione tedesca.
Erano una squadra di calcio ammirata ed amata.
Alle ore 17:05 del 4 maggio 1949 divennero un mito.
Il Fiat G212, un aereo piccolo e veloce, con a bordo l'intera squadra del "Grande Torino" si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, appena fuori Torino. Perirono tutti.
I Giocatori: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert.
I Dirigenti: Arnaldo Anisetta, Ippolito Civalleri.
Gli Allenatori: Egri Erbstein, Leslie Levesley
I Giornalisti: Renato Casalbore., Renato Tosatti, Luigi Cavallero.
A raccontare le storie dei singoli e del ciclo calcistico di quella squadra mi metterei a scrivere per troppo tempo.
Dico solo che forse sarà sempre difficile capire, per chi non ama il calcio, la passione che anima un tifoso. La sua innata sete di memoria storica, vissuta come un bene comune da condividere con i propri simili. Non stateci a giudicare, bisogna vivere le cose per capirle.
Ma io sempre mi commuoverò ad alzare lo sguardo verso la collina e a scorgere l’inconfondibile sagoma della Basilica di Superga. Perché so che lì sono rimasti i sogni dei miei ragazzi con la casacca granata.
Ma non fa niente capitan Valentino, dì ai tuoi compagni che per noi non siete morti, siete soltanto in trasferta…..


Me Grand Turin
(Ma 'n fiur l'aviu)


Russ cume 'l sang
fort cume 'l Barbera
veuj ricurdete adess, me grand Turin.
En cui ani 'd sagrin
unica e sula la tua blessa jera.

Vnisìu dal gnente, da guera e da fam,
carri bestiame, tessere, galera,
fratej mort en Russia e partigian,
famìe spiantià, sperduva ogni bandiera.

A jeru pover, livid, sbaruvà,
gnanca 'n sold 'n sla pel e per ruschi
at duvavi suriè, brighè, preghè,
fina a l'ultima gusa del to fià.
Fumè a vurià dì na cica 'n quat,
per divertise a duvìu rii 'd poc,
per mangè a mangiavu fina i gat,
geru gnun: i furb cume i fabioc.

Ma 'n fiur l'aviu e t'jeri ti, Turin,
taja 'n tl'asel jera la tua bravura,
giuventù nosta, che tuti i sagrin
purtavi via cunt tua facia dura.
Tua facia d'uveriè, me Valentin!,
me Castian, Riga, Loik e cul pistin
'd Gabett, ca fasia vni tuti fol
cunt vint dribbling e poi jera già gol.

Filadelfia! Ma chi sarà 'l vilan
a ciamelu 'n camp? Jera ne cuna
'd speranse, 'd vita, 'd rinasensa,
jera sugnè, criè, jera la luna,
jera la strà dla nostra chersensa.
T'las vinciù 'l Mund.
a vintani t'ses mort.
Me Turin grand
me Turin fort.


Giovanni Arpino


Mio Grande Torino
(Ma avevamo un fiore)


Rosso come il sangue
forte come il Barbera
voglio ricordarti adesso, mio grande Torino.
In quegli anni di affanni
unica e sola la tua bellezza era.
Venivamo dal niente, da guerra e da fame
Carri bestiame, tessere, galera,
fratelli morti in Russia e partigiani,
famiglie separate, perduta ogni bandiera
Eravamo poveri, lividi, spaventati,
neanche un soldo sulla pelle e per lavorare
e dovevi sorridere, brigare, pregare
fino all'ultima goccia del tuo fiato.
Fumare voleva dire una cicca in quattro,
per divertirsi dovevamo ridere di poco,
per mangiare mangiavamo perfino i gatti,
non eravamo nessuno: i furbi come gli sciocchi.
Ma avevamo un fiore ed eri tu, Torino,
tagliata nell'acciaio era la tua bravura,
gioventù nostra che tutti i dispiaceri
portavi via con la tua faccia dura.

La tua faccia d'operaio, mio Valentino!
mio Castigliano, Riga, Loik, e quella peste
di Gabetto, che faceva venire tutti matti
con venti dribbling ed era già gol.
Filadelfia! Ma chi sarà il villano
a chiamarla un campo? Era una culla
di speranze, di vita, di rinascita,
era sognare, gridare, era la luna,
era la strada della nostra crescita.
Hai vinto il Mondo,
a vent'anni sei morto.
Mio Torino grande
Mio Torino forte.


01 maggio 2007

Primo maggio



Ricordo bene una delle prime manifestazioni del primo maggio a cui sono andato da solo, intendo senza i miei genitori, non fu neanche tanti anni fa. Doveva essere il 1997. M’incontrai con Flavio davanti all’università. Era tirato a lucido. Barba rasata, capello cortissimo. Polo rossa sotto una giacca scura, jeans nero che forse la madre gli aveva stirato al mattino. Aveva occhiali scuri e il Manifesto in una mano. Era di buon umore. Mi parlava come sempre della sua prossima tesi in storia contemporanea. Si era impuntato sulla svolta della Bolognina, ne voleva fare una critica piuttosto severa vista dalla base, come una inquadratura di costume. Gli chiesi dove fosse Silvia la sua fidanzata. Mi rispose qualcosa che non ricordo ora. Ma era contento che ci fossi io con lui. Andammo in testa al corteo con i partigiani dell’Anpi. Una ragazza dall’accento lombardo ci offrì delle coccarde rosse. Noi ce le facemmo appuntare al petto con un sorriso più galante che solidale. Fu lui ad allungarle un paio di mille lire come contributo. Perché lui lavorava. O meglio lavorava abitualmente in una piscina come insegnante di nuoto, aveva quasi circa sette-otto anni in più di me. Io ancora non sapevo che pesci pigliare dalla mia vita, mi ero da poco iscritto all’università, grazie ai soldi che un’assicurazione mi aveva dato dopo un tamponamento di quasi due anni prima.
Avevo conosciuto Flavio per vie traverse qualche mese prima. Mi era simpatico, ogni tanto era un po’ nichilista, ma io sapevo non esserlo di meno. Parlavamo di storia, politica e del Toro. Lui era un ragazzo della curva Maratona e mi raccontava con dovizia di particolari dei suoi anni passati tra cori e scontri con le altre tifoserie, ogni tanto anche delle partite.
Poi un giorno mi mise alla prova. Eravamo nel cortile delle aule studio, fumavamo una sigaretta distratti. Cominciò allora a parlarmi di quando si faceva, di quando scappava dalle comunità di recupero dove i suoi genitori provavano a fargli fare dei cammini per tirarsi fuori dai guai. Mi parlò di quando rubava. Di come aveva dovuto dire addio alla carriera agonistica di nuotatore nonostante fosse stato ai vertici nazionali. Da un certo aspetto non me l’aspettavo che me ne parlasse così spontaneamente, dall’altro mi stupivo meno del necessario, perché ero comunque cresciuto in un quartiere dove queste storie sono in molte a raccontartele se vuoi. Comunque per me non era un problema. Mi fece capire che conoscere Silvia lo aveva aiutato, che con lei si era pulito e appena presa la laurea si sarebbero anche sposati. “Una donna ti può salvare la vita , sai?”, così mi diceva e io sorridevo perché ai tempi la mia vita sentimentale viveva in luogo dove le soddisfazioni erano poche e le prese per il culo tante…… ma questa è un’altra storia.
Così quel primo maggio lo passammo insieme. Ricordo la nostra emozione nel vedere questi anziani partigiani cantare e stringersi per mano a pochi passi da noi. Ci ritrovammo a pensare insieme che se vivi in modo coerente con i tuoi ideali ogni giorno è l’alba di un giorno felice. Magari eravamo un po’ suggestionati.
Io e Flavio ci frequentammo ancora molto. Poi lui sparì. Anche Silvia.
Una sera ero fuori da un cinema a fare la fila per vedere un film di Quentin Tarantino. Lo intravidi e sicuro andai verso di lui per salutarlo. Lui contraccambiò con un aria un po’ indifferente la mia cortesia. Aveva il volto stanco e triste. Capìi che qualcosa era successo. Mi congedai da lui per non essere invasivo, ma lui ebbe un moto improvviso e mentre già indietreggiavo mi prese il braccio, ma senza stringermi, mi chiese allora se avevo visto Silvia recentemente. Risposi di no tradendo un po’ di sorpresa. Flavio mi disse che si erano lasciati, ma che faceva fatica a mettersi in contatto con lei, voleva sapere se frequentasse ancora il giro universitario, ma io gli risposi che non la vedevo da quando non vedevo lui. Si scusò e tornai verso la fila dove due miei amici mi aspettavano.
Non seppi più niente di lui per qualche mese. Lo volevo ricontattare con la scusa di farmi ridare un libro. Ma una sera una mia compagna della squadra mista di pallavolo che lo conosceva mi disse che lui non era più. Che aveva fatto un salto. Che aveva salutato così la commedia. Aveva scoperto che Silvia lo aveva lasciato per mettersi col suo migliore amico. Non aveva resistito alla cosa.
Ogni tanto passo dov’è ora. Gli racconto di quello che faccio, del Toro e della politica. Lo saluto. Tanto ci si rivedrà da qualche parte, in qualche modo.


Così ogni anno torno alla manifestazione del primo maggio, quasi sempre in bici, compro Il Manifesto, cerco lo spezzone dell’Anpi, faccio qualche passo con loro, mi faccio appuntare al petto una coccarda rossa da qualche ragazza con un bel sorriso e poi me ne vado su e giù lungo il serpentone a salutare chi conosco e a parlare di politica, lavoro e se scappa anche del Toro. Fondamentalmente passo una bella mattinata.