17 aprile 2007

La foto di mio padre
prima parte

Edo oggi mi pare in ritardo.
Sento mia madre che cincischia in cucina.
Chissà cosa starà facendo?
Me la immagino preparare già la verdura cotta per il pranzo, o spolverare i ripiani della credenza, quelli di legno scuro, dove da piccolo rubacchiavo le caramelle da una grossa coppa di ceramica bianca e blu, sicuramente si fermerà un attimo a parlare davanti alla foto di mio padre. Non penso che per lei sia molto cambiato parlagli così o come quando lui era in vita. Di solito mio padre era silenzioso e indifferente, sfuggevole. “Un uomo di Calabria ostinato”, ho sentito dire una volta da un parente in visita che ci chiedeva il voto per un’elezione. Sarà! Ma io avrei detto ottuso.
Era arrivato tanti anni fa in città dal suo paese, con un vestito, un paio di scarpe e una valigia semivuota. Di lavoro faceva il garzone in una pescheria. Portava spesso dei pesci a casa da mangiare. Casa mia puzzava come una pescheria.
Un parente gli fece conoscere un giorno mia madre, perché aveva da “ammogliarsi”. Dopo un paio di mesi dal loro matrimonio, mia madre rimase incinta di mio fratello maggiore Aldo, cui seguì mia sorella Concetta, poi toccò a me, dopo poco mia madre ebbe un nodulo alle ovaie e non poté avere più figli. La gente disse che era una disgrazia, mio padre forse non la pensava così.
Abbiamo sempre abitato qui, nel “Borgo Cina”, com’era chiamato questo spoglio rione ad uno sputo dalle fabbriche di Mirafiori, in questo stabile popolare, dal colore giallo marcio, con gli infissi di legno crepitante, insieme a tante famiglie come la nostra, e come loro forse anche noi abbiamo pagato l’affitto all’ATC un paio di volte l’anno.
In cinque era difficile stare in quel buco.
E allora ci fu una selezione naturale.
Mio padre ebbe la possibilità di arrotondare il suo stipendio accompagnando in giro Franco Procopio detto “Lu Purc”, un pugliese intrallazzato con piccoli traffici e che conosceva mio padre per aver fatto un anno e mezzo il militare insieme a Udine. Mio padre guidava bene la macchina. Una sera erano per un lavoro facile da un droghiere che doveva dei soldi a “Lu Purc”; come al solito mio padre doveva aspettare fuori, in macchina, per poi allontanarsi in fretta finita la pratica. Ma quella sera aveva deciso di entrare anche lui nel negozio con l’amico. Non so perché, forse era curioso di vedere una volta tanto come avvenivano certe operazioni o forse voleva approfittare della situazione per accaparrarsi un paio di bottiglie d’olio. Fatto sta, che mentre lui e il “Lu Purc” entrarono in negozio, il droghiere li riconobbe e non aspettò neanche che aprissero bocca, tirò fuori dal banco una pistola e sparò, un po’ così, a caso nella direzione di mio padre e del suo socio. Franco rimase ferito ad una spalla e cadde rovinosamente all’indietro frantumando una vetrina, mio padre ebbe una pallottola in un polmone e morì in ospedale sotto i ferri dei chirurghi. Il droghiere fu accusato di detenzione illegale d’armi, omicidio preterintenzionale e lesioni gravi. Ma se la cavò con una condanna minima e si dileguò per paure di vendette. Al posto della drogheria ora c’è un negozio di compravendita d’immobili.
Era l’inizio degli anni Ottanta, all’epoca io avevo quindici anni, mia sorella diciassette e mio fratello diciotto. Nei cinque anni successivi continuavamo a stare stretti in quella casa. Ma mio fratello diventò manovale in una cooperativa di facchinaggio e traslochi, mia sorella parrucchiera e amante di un uomo sposato, più vecchio di lei di dodici anni, e io iniziai a drogarmi.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

sono senza fiato
come avessi corso lungo questa narrazione


nina

Anonimo ha detto...

sembri come Carlotto .. perchè non scrivi un noir ambientato a Torino..magari potremmo scriverlo assieme..boh..
robibandito

Anonimo ha detto...

buongiorno


nina

Maurone ha detto...

X Nina: grazie dei saluti e della corsa, riprendi fiato pure per la seconda parte tra un paio di giorni....

X Robibandito: fammi leggere ancora qualcosa sul genere e se ne può parlare.....

tEmPhE ha detto...

io lo conosco, questo racconto.
profuma di piazze in zone popolari, con vecchi amici che sono finalisti ai concorsi letterari!

Maurone ha detto...

X Temphe: e già amica mia.. ogni tanto certe parole e certe emozioni si riaffacciano nella nostra vita, qualche volte ci fanno soffrire, altre invece ci danno un bel senso di leggerezza

Anonimo ha detto...

dovresti leggere alcuni suoi libri
sono editi dall E/O
leggi
il fuggiasto,
il corriere Colombiano,
L'alligatore

robibandito

Anonimo ha detto...

amara vita amara.

Maurone ha detto...

X Robibandito: ho già letto il fuggiasco e Arrivederci amore ciao. Magari mi metterò al più presto sulle tracce dell'alligatore.... :-)

X Kinda: in effetti la vita per qualcuno non è un buon affare...

Anonimo ha detto...

carlotto

non ho letto l'ultimo
mi piace abbastanza
scrittura lineare
eppoi sono compagni :-)

Maurone ha detto...

Nel noir sono folgorato da Izzo, uno che forse nella vita l'ha capita lunga...

tEmPhE ha detto...

mauroooo...l'alligatore è il migliore, secondo me.
insieme a ciao amore ciao...una aridità di sentimenti piena di contraddizioni fortissime.
chiamami ancora "amica mia". ne ho un bisogno pazzesco, ora.
ora che queste emozioni riaffacciate portano dolore.
ti bacio.

Anonimo ha detto...

izzo
ci ritrovo la mia marsiglia

nina

Maurone ha detto...

X Temphe: sapevo di trovare in te un'estimatrice di Carlotto, comunque penso che ti verrò a trovare tra breve....

X Nina: da Marsiglia ci sono passato rapidamente, troppo poco tempo, solo tre ore di taglio turistico... ma il fascino che Izzo mi trasmette è rimasto immutato...

tEmPhE ha detto...

se sarò ancora viva...

ti chi ricordi chi me l'ha presentato il carlottino?
sbaciucchiamenti