10 maggio 2007

Organi

Capitolo primo: in cui conosciamo il nostro protagonista e ci accorgiamo che di tipi come lui ne son piene le città.

Oscar Santi era seduto su una seggiola del bar di piazza della Repubblica, si godeva lo spettacolo che aveva preparato da parecchio tempo. Alcuni sui amici si stavano raccogliendo attorno alla macchina che aveva comprato quella mattina stessa. Lo avevano visto arrivare di fronte al bar pochi minuti prima, a bordo di un bolide sorprendente, non mancando di esibire una frenata rumorosa e un colpetto di clacson tanto per far capire, a chi ancora non si era girato a guardare, che lui era arrivato. La macchina era un nuovo prototipo sportivo dell’Alfa Romeo, di quelle da usare su percorsi rettilinei e veloci, anche se poi le noti sacrificate al traffico in città, lo status symbol da esibire nel nuovo anno.
Vedeva i suoi amici accarezzare la carrozzeria, aprire il cofano ed esaminare il motore lindo e sontuoso, il Paolo Mozio poi si trastullava ad affondare nel sedile del passeggero, tirare giù lo schienale e voltarsi ammiccante nei confronti del padrone del mezzo, mentre Maurizio Lombardo gli batteva sulla spalla e gli chiedeva:
- Chissà come andrai forte adesso?!
- Per adesso non la faccio correre, - disse Oscar con una vena di compiacimento - magari un po’ più in autostrada, devo anche imparare ad usare il navigatore, fino ad adesso m’indica fisso che sto nel garage. Ehi ma hai visto che posteriore grosso?! Anche se guardo negli specchietti, faccio fatica a parcheggiare.
E mentre diceva così, Oscar già pregustava la ripetizione della medesima scena, che da lì a una mezz’oretta, a casa sua, avrebbero compiuto suo padre e Sabrina, la sua fidanzata. E intanto rivolto a una cameriera del bar faceva segno di voler pagare un giro di birra per tutti i suoi amici, quando Paolo Mozio, ora giuntogli accanto, gli tirò giù il braccio e gli disse forte all’orecchio:
- Ma come birra? Ma uno come te deve puntare a qualcosa di più raffinato adesso.
- Hai ragione. – rispose Oscar – e allora facciamo vino… vino bianco per tutti. Che dici di un Arneis?
Paolo Mozio sorrideva riconoscente. Poi col calice in mano entrambi brindarono, e Paolo disse:
- Alla tua macchina e al tuo successo!
- Al mio successo, alla mia macchina e …. al mio matrimonio!
- Ah già… ancora sei mesi, no?
- Cinque mesi e una settimana.
- Ti senti pronto?
- Siii… devo solo mettere a posto una formalità… quella formalità di Torino, sai?
- Ancora te la tiri avanti? Maddai..
- Un paio di settimane e la faccio finita, devo avere tempo per organizzare il matrimonio.
Paolo e Oscar si sorrisero, proprio da buoni amici.

Oscar Santi viveva del superfluo, ma era qualcuno nel campo dei rappresentanti. Era partito come piazzista, in una piccola ditta di componenti di ghisa per tubature del teleriscaldamento, poi per tappe e passaggi era arrivato ad essere il responsabile vendite nel Nord-Ovest di una nota ditta di antifurti. A dargli una mano aveva contribuito anche suo padre, Giandomenico Santi, assicuratore, che sperava in un figlio avvocato, ma che dopo la morte della moglie avrebbe comunque fatto di tutto per garantire a quel suo unico figlio, poco pratico dello studio, un futuro radioso, a suon di assicurazioni “agevolate” a chi di dovere, che so, un imprenditore cliente del figlio, ma anche per i superiori di Oscar non mancavano trattamenti “vantaggiosi”. Insomma un favore tirava sempre un altro. E ci s’intende sempre benissimo tra galantuomini.
E poi c’era quella bella fidanzata, incantevole come una modella svedese, alta e bionda, sopraciglia fini e dorate, le labbra appena carnose, occhi castani in cui sprizzavano evidenti lentiggini verdi, curata nell’aspetto, sembrava dotata di un qualche segreto per sembrare sempre un’eterna ventiduenne, sembrava disegnata col carboncino, ma da mano delicata, una più che autentica fidanzata-trofeo, destinata a salire comunque al rango di moglie-trofeo.La vita è una scala da ascendere, c’è chi trova accanto agli scalini un filo dorato da raggomitolare fino al successo, e c’è chi le trova spalmati di merda fino a ritrovarsi impantanati e immobilizzati alle pendici della scala sociale. Oscar stava con i primi e non voleva cambiare scala, non fino a che non avrebbe finito di raggomitolare quel filo, si sentiva ancora le mani molto libere. Per questo il matrimonio non era per lui una fonte di ansia, era l’ennesimo gradino da montare, da affrontare con il solito stile, quello vincente.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

fino a che non AVESSE finito

Anonimo ha detto...

bene ..bene...

rob.

Maurone ha detto...

X Effimeramente: ricevuta la correzione! Grazie.

X Rob: grazie.. grazie..

Anonimo ha detto...

...eccomi qua, l'ho copiato su un documento word e me lo leggo....
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www.wrong-.splinder.com

Anonimo ha detto...

ogii il Torinoo ..con Chi?

Maurone ha detto...

X And: aspetto consigli, critiche e commenti. Mi servono come il pane....

X anonimo: il Toro ha appena vinto a Roma contro i giallorossi, con gol dell'ex Muzzi!!!! Eroe! Grande professionista. Non ci siamo ancora, ma un passettino verso la salvezza è stato fatto!

Anonimo ha detto...

...devo dire che la partita era mezza truccata....come al solito, si fa di tutto per tenere su il toro...
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Maurone ha detto...

X and: e no! Anche tu a dire questo, ma la partita l'hai vista? La Roma ha avuto il 58% di possesso palla, ha preso due traverse e un palo. C'è stata una gran botta di culo, ma la vittoria è stata pulita. E quando mai il Toro ha goduto di favori per la salvezza? Contro il Milan c'era un fallo da ultimo uomo su Muzzi grande come una casa e Farina ci ha dato fallo contro invece di espellere Nesta! Contro l'Atalanta Stellone è stato falciato come il grano in area e l'arbitro ha sorvolato... altro che favori, mica abbiamo Moggi noi.. tzè....

Anonimo ha detto...

Letto.. ora vado subito alla seconda parte! La fortuna di non essere riuscita a leggerlo prima è che ora non devo aspettare per la seconda parte... :p

Maurone ha detto...

X Amarea: vai tranquilla