28 agosto 2007

Poesia per un’amica.

Non credere che le canzoni siano solamente un momento di tempo perso.
Non credere che i bambini siano tutti felici e le loro madri arrabbiate.
Non credere che il mare sia solo una pozza d’acqua per turisti annoiati.
Non credere che non serva molto assaggiare il sale dalle dita.
Non credere che se una stella non si veda, non ci sia, è solo aldilà del pensiero.
Non credere che disobbedire faccia lacrimare gli occhi come scrivono sul giornale.
Non credere che avere gambe lunghe serva solo ad inciampare nelle fessure della vita.

È tutto quasi folle, è tutto quasi diverso.
È tutto sotto la base delle cose, è tutto dove è sempre stato.

Scorrono le emozioni, che sanno di nuvole e terra, in questa nostra vita.
Scorrono le persone nelle nostre risate e sulle nostre pelli, in questa nostra curiosità.
Scorrono le parole dei libri letti e delle grida sparse, in questa nostra ricerca di se stessi.
Scorrono le immagini scattate e quelle idealizzate, in questa nostra memoria.
Scorrono le luci di un bar e dei viali da quadri impressionisti, in questa nostra ansia.
Scorrono le piccole storie intime e da avventure indifferenti, in queste nostre stanze.
Scorrono le bottiglie di vino e i bicchieri opachi, in queste nostre sere.

È tutto quasi folle, è tutto quasi diverso.
È tutto sotto la base delle cose, è tutto dove è sempre stato.

E dove tutto è sempre stato è dentro di noi.
Dentro la nostra casa.
Dentro la nostra storia.
Dentro i nostri passi.
Dentro le nostre parole.
Dentro i nostri sbagli.
Dentro le nostre conquiste.
Dentro.

24 agosto 2007

Liberi dai sogni


« Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra, io non augurerei a nessuna di queste ciò che io ho dovuto soffrire per cose di cui io non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui io sono colpevole. Io sto soffrendo perché io sono un radicale, e davvero io sono un radicale; io ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano [...] Mai, vivendo l'intera esistenza avremmo potuto sperare di fare così tantoper la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini» (dal discorso di Vanzetti del 19 aprile 1927, a Dedham, Massachusetts)

Nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1927, Nicola Sacco, 36anni, e Bartolomeo Vanzetti, 39 anni, vengono assassinati sulla sedia elettrica a Charlestown, alla fine di un processo farsa, incriminati ingiustamente da un tribunale statunitense, per una rapina ad un portavalori di South Braintree. Rimane nella memoria generale, come un efferato crimine di ingiustizia sociale, razzismo e perseguitazione politica. La vera colpa di Sacco, immigrato dalla Puglia, e di Vanzetti, che arrivava dal Piemonte, era di essere dei militanti rivoluzionari anarchici, diffusori di materiale “sovversivo”, organizzatori sindacali e impegnati nella ricerca della verità sulla morte del loro compagno Andrea Salsedo, sfracellatosi dal quattordicesimo piano degli uffici del ministero della giustizia durante un’interrogatorio (strana questa propensione degli anarchici a volare giù dalle finestre….). Il tutto compiuto nel giovane stato “Iuessei” che stava sempre più (siamo a cavallo tra le due guerre mondiali) volando a vele spiegate verso il coronamento di un sogno chiamato “imperialismo”. In questo contesto non si poteva accettare le anomalie rappresentate dai “rossi”, dai “radical” e dagli “anarchici”, tanto più se immigrati, tanto più se italiani.
Un vasto movimento di protesta,a cui aderirono anche Thomas Mann, Albert Einstein, Walter Benjamin, Bertrand Russell, George Bernard Shaw chiese più volte la revisione del processo, visto le testimonianze a favore degli imputati, viste le contraddizioni dei teste a carico, vista la confessione di Celestino Madeiros, che dichiarò di aver partecipato alla rapina, visto le dichiarazioni di poliziotti e confidenti che scagionarono Sacco e Vanzetti, così da rendere evidente la montatura ai loro confronti. Ma per ben sette volte la domanda fu ricusata.
Ai funerali di Sacco e Vanzetti parteciparono 200000 persone, e solo nel 1977 l’allora governatore del Massachussets, Dukakis (poi sfortunato candidato alla presidenza contro Gorge Bush padre), ne riabilitò la memoria. Un valido omaggio alla storia di Sacco e Vanzetti fu il soggetto di uno spettacolo teatrale, che ebbe grande successo prima di venire trasformato, nel 1971, in un bellissimo film, diretto da Giuliano Montaldo, con splendide interpretazioni di Gian Maria Volontà nei panni di Bartolomeo Vanzetti e Riccardo Cucciola in quelle di Nicola Sacco, e una colonna sonora di Ennio Morricone, che comprendeva anche canzoni di Joan Baez.
Ancora oggi nelle discussioni, non soltanto tra gli anarchici custodi della memoria dei due martiri, si nota un risentimento, una rabbia per l’accaduto, che testimonia che l’ingiustizia patita da Sacco e Vanzetti fa parte di quella memoria condivisa, che ancora non riesce, non vuole, non deve sapersi riappacificata con la storia, almeno fino a quando questo mondo, questi stati imperialisti non avranno finito di mietere vittime attraverso ingiustizie sociali.

21 agosto 2007

Giustizia, cura o vendetta?



Sarà che all’Eliseo si sarà rotta l’aria condizionata, e allora è più facile essere piuttosto nervosi.
Sarà che la moglie Cecile è davvero una figura così carismatica che, lui stesso, rischia di diventare un’appendice del suo stesso matrimonio, un po’ come Clinton, ma senza la Lewinsky.
Sarà che risente ancora dei postumi dell’amichevole pic-nic con Bush a base di hamburger e hot-dog, tanto che si è dovuto tirare giù due alka-seltzer per digerire…(certo che Giorgino sta proprio andando a picco, manco due spaghi a pranzo si può più permettere….), che se questa è l’amicizia degli statunitensi meglio stargli sulle balle.
Sarà questo o quello ma Nicolas Sarkozy ha tirato su un gran polverone per una sua presa di posizione piuttosto oltranzista, in seguito ad un episodio di rapimento, da parte di un pedofilo, appena scarcerato, ai danni di un bambino di 5 anni a Roubaix.
Ecco le sue parole: “Un detenuto condannato per pedofilia non potrà uscire dalla prigione unicamente perché ha scontato interamente la sua pena - ha detto il presidente -. Le persone di questo tipo, alla fine della loro detenzione, saranno esaminate da un collegio di medici, e se questi riconosceranno la loro pericolosità, non saranno rimesse in libertà. Andranno in un ospedale chiuso, dove saranno curati». «Quelli che non accetteranno di essere curati - ha aggiunto Sarkozy - resteranno in questo ospedale chiuso per il tempo che i medici decideranno sulla base della loro pericolosità. Quelli che accetteranno di essere curati potranno avere dei permessi, ed uscire da questo ospedale chiuso, ma lo faranno portando un braccialetto elettronico, seguendo un trattamento, un trattamento ormonale, chiamatelo castrazione chimica: le parole non mi fanno paura». Sarkozy non vuole «predatori» di questo tipo in libertà: «Il mio dovere è di proteggere le vittime e di tirare le conseguenze di uno spaventoso disastro».”
Niente da dire, Sarkò è uno che va alla radice del problema con lo stesso metodo di un Borghezio appena più forbito.
Ma cos’è in pratica, una castrazione chimica?
È un tipo di castrazione, solitamente non definitiva, provocata da farmaci a base di ormoni. Fu sviluppata come misura temporanea preventiva per stupratori e pedofili. Per gli uomini colpevoli di reati a sfondo sessuale, la castrazione chimica è da alcuni considerata più umana della castrazione vera e propria, ed è applicata come parte della pena di tali reati in diversi paesi, inclusi gli Stati Uniti. L'ACLU (American Civil Liberties Union), però, sostiene che essa sia contraria alla costituzione degli Stati Uniti. Al di là delle sue applicazioni nella prevenzione del crimine, la castrazione chimica viene anche eseguita come fase preliminare nel trattamento ormonale per la trasformazione da uomo a donna dei transessuali. In questo caso, il cambiamento sarà irreversibile dopo circa sei mesi. Il farmaco più in uso attualmente è il Depo-Provera. Agisce sul cervello inibendo gli ormoni che stimolano i testicoli alla produzione di testosterone.
Un metodo pulito, pare. In effetti non sporca ed pratica da eseguire.
Ma che può succedere nella testa di una persona “sottoposta” a tale trattamento in modo non consenziente?
Il caso di Alan Turing, uno dei padri dell'informatica, mi pare paradigmatico.
Il 31 marzo 1952 fu arrestato per omosessualità e condotto in giudizio, dove a sua difesa disse semplicemente che non scorgeva niente di male nelle sue azioni. I servizi segreti temevano che il suo "vizio" lo potesse esporre a un tradimento e per questo fu sottoposto alla castrazione chimica, che lo rese impotente e che gli fece sviluppare il seno, alcuni dei motivi per i quali probabilmente decise di suicidarsi. Nel 1954, infatti, morì mangiando una mela avvelenata con cianuro di potassio. La madre sostenne che il figlio, con le dita sporche per qualche esperimento chimico, avesse ingerito per errore la dose fatale di veleno; ma il verdetto ufficiale parlò senza incertezze di suicidio. Nel referto medico venne infatti scritto "Causa del decesso: cianuro di potassio autosomministrato in un momento di squilibrio mentale". Certamente Turing non era uno squilibrato mentale ed anzi la sua azione fu un gesto di ribellione al sistema e di rivendicazione umana e fu eseguita in un momento di piena coscienza.
Insomma credo che qualsiasi società che si definisca civile abbia il diritto/dovere di proteggere tutti i propri membri, con particolare attenzione a quelli più deboli, ed anche di emanare leggi che sanzionino adeguatamente chi perpetra violenza. Ma agire sulla fisicità e sulla mente di una persona, anche se colpevole di un crimine, la ritengo una cosa non accettabile. Curare non vuol dire per me escludere, definitivamente o temporaneamente, una parte dell’universo emozionale di una persona. Curare per me, nel caso della pedofilia, vuol dire favorire l’incanalamento delle attenzioni sessuali di queste persone in un contesto che non arrechi violenza a chicchessia.
Anche attraverso l’uso della prevenzione come strumento utile per arginare e combattere un fenomeno che ha dimensioni maggiori di quello che si pensi. Gli studiosi suggeriscono tra gli strumenti di prevenzione: una corretta educazione sessuale, il training sui diritti personali, interventi per aumentare l’autostima e sviluppare una realistica visione dell’amicizia. Interventi che andrebbero rivolti al bambino e alla sua famiglia.
So che è un tema difficile e complicato, per cui è sempre molto facile rispondere a questo prima con la pancia. Difendere i bambini è un obbligo, ma attraverso la giustizia non con la vendetta.

16 agosto 2007

Daglie all’ultras!


L’altra sera guardavo un po’ della partita della Lazio in tv.
Il risultato è stato di cinque feriti a zero.
Per chi non è informato di calcio, spiego meglio.
Martedì sera allo stadio Olimpico di Roma la Lazio ha affrontato i rumeni della Dinamo Bucarest, nella partita di andata del turno preliminare di Champions League.
Nelle ore precedenti alla partita un gruppo di tifosi biancazzuri (ovvero della Lazio) ha aggredito con coltelli alcuni tifosi della Dinamo, mandandone cinque all’ospedale a curarsi ferite serie.
Il Codacons chiede, "in applicazione delle norme sulla responsabilità oggettiva, che alla Lazio venga sospeso il campo per tutto il campionato 2007-2008. Non si può, infatti, aspettare il morto per prendere provvedimenti. La severità può servire a prevenire questi scontri solo a condizione che venga costantemente applicata”.
La Lazio è già stata diffidata dall’Uefa (la federazione calcistica europea) a tenere un comportamento sportivo adeguato da parte dei suoi tifosi, noti per l’esposizione in curva di bandiere e striscioni con una chiara simbologia fascista, nazista e razzista, oltre che per l’abitudine di prendere di mira con dei “buuu” i giocatori di colore delle squadre avversarie (che per la cronaca non sono mancati neanche l’altra sera, indirizzati al franco-ghanese Blay). Ovviamente queste manifestazioni idiote non sono patrimonio della totalità dei tifosi laziali, ma sicuramente di una buona fetta, la quale si ritrova per lo più nella curva Nord dell’Olimpico, e specialmente tra i supporters organizzati nella sigla “Irriducibili”. Ma tant’è la Lazio rischia di essere gravemente sanzionata, fino alla sua esclusione dalla Champions League.
A fine partita sono andato su un forum di tifosi del Torino, e ho scambiato alcune opinioni con altri fratelli granata, sul tema della violenza allo stadio Olimpico.
Ecco alcuni commenti (ve li rendo noti, solo per far capire il tenore della discussione, ma credo siano esplicativi di che aria tira, tra chi va allo stadio):
- So che non bisogna buttarla sulla politica, ma mi limito ad osservare che le lame sono il tipico metodo di aggressione delle frange neofascste che si riconoscono ad esempio in Forza Nuova, vedi l'omicidio di Dax a Milano, e l'aggressione al Barrocchio di Grugliasco. Tutti sappiamo l'ispirazione politica dei gruppi della curva nord laziale (insomma dove stanno gli irriducibili...). Il tifo è sport solo se si usano i polmoni per cantare e le mani per applaudire e scandire il ritmo. Il resto è mer*a, aldilà delle proprie convinzioni politiche. Per me il granata è una fede che va al di là della destra o sinistra.
- Come al solito la faranno franca, anzi arriverà lo sbirro di turno a dire che poverini sono stati provocati...
- Eravamo gemellati con la lazio tempo fa, e la tifoseria era guidata dagli eagles, l'ultimo gruppo a mantenere il gemellaggio dei nostri furono i Korps, di cui sono stato tesserato per parecchio, con l'arrivo degli irriducibili si sfasciò tutto, e vedendo che fine ha fatto la tifoseria laziale, dico che è meglio così. Continuiamo a guardare il nostro toro, lasciamo la politica dove deve stare, sennò facciamo la fine dei laziali, dei romanisti che gli stanno andando dietro, e di tutte quelle povere testoline di cazzo che non hanno ancora capito, che calcio e politica DEVONO (ma purtroppo tutti sappiamo che non è così) stare separati. non citiamo forza nuova, nè rifondazione, pensiamo al nostro TORO, che quello è sempre un "buon partito"!!
p.s. la storia delle lame è una cazzata, gli stronzi e infami ci sono a destra, a sinistra, al centro, sopra e sotto!!
- come nn quotarti al 1000x1000...gli stronzi ci sono da ambo le parti...nn e' politica e stronzaggine dell essere umano...questa e' gente che e' codarda che ha paura di prenderle e gira con le lame in tasca...
- Scusate... ma queste merde non dovrebbero esser sbattute fuori da tutte le competizioni europee, a causa del loro vergognoso comportamento razzista? Speriamo che, almeno in sede internazionale (senza che i paraculi romani possano intervenire x coprire, come succede qui in Italietta..) qualcuno possa infliggere a quei miserabili FALLITI (perchè è questo che doveva succedere... altro che decreto "spalma debiti"!!) la lezione che si meritano!!!
- In questo splendido ferragosto lontano dal caldo soffocante torno sul forum e guarda cosa vedo... Questo topic aveva un incipit sacrosanto (in merito a quanto accaduto all'Olimpico) ma è prontamente scivolato su argomentazioni (in)degne del Bar dello sport. Prescindendo dai pareri su "cos'è la destra,cos'è la sinistra" (Gaber rulez..) che mostra come la mentalità bipolarista (Berlusconi rulez..) abbia ormai prevaricato perfino sull'idea che un imbecille è sempre tale che porti una svastica o altri simboli degni di un passato sconfitto dalla storia. Direi di tornare al principio,dove si discuteva della curva laziale,palude dove stagna la demenza e dove ormai si salvano in pochissimi. Se in un preliminare di Champions,che dovrebbe esser l'occasione di goia per celebrare la propria squadra e per entrare dalla porta principale in una competizione che (non meriti) hai avuto a tavolino grazie alle penalità (il posto era della Fiorentina) uno si presenta con 2 accoltellati e certi cori (purtroppo di moda,non da ieri,anche in Maratona) da gorilla,beh,forse è meglio se stia a casa. Per una volta se non altro il campo ha tolto il sorriso a questi poveracci e molto probabilmente il ritorno sancirà la loro dipartita dal torneo,ma la sostanza non cambia,fermo restando che in Italia finchè occhio non vede (e orecchio non sente..) cuore non duole quindi forse dovremo attendere il prossimo Spagnolo per avere finalmente una presa di posizione degna di questo nome verso questi escrementi viventi,perchè ciò sono
- In agosto ho la possibilità di dare il mio piccolo contributo per portare la Squadra in Champions e che faccio? Vado a bucare i rumeni o fare altre troiate. Sono un cretino. I laziali sono cretini.
- Non ho , come ben formulato nella seconda parte del mio commento, voluto fare una fatwa nei confronti di chi politicamente sta a destra. Non mi permetterei mai, perchè sono rispettoso di ogni individualità. Mi preoccupa lo stadio come luogo di diffusione di pratiche violente, razziste ed assassine. E non posso che accostare i comportamenti di una sostanziosa fetta di tifosi laziali, veronesi, gobbi, triestini, interiste, catanesi, udinesi, romaniste, con la loro più vistosa presenza politica, fatta di esponenti della destra radicale neofascista, dei loro simboli, dei loro slogan, dei loro metodi. Non è una novità che io scopro o sbandiero in modo provocatorio, si sono scritti articoli di giornali e libri sull'argomento che più completamente di me spiegano ciò che sto discernendo. Mi preme bensì porre l'allarme che ciò non avvenga anche da noi, dove, invece, spero, il "valore Toro" sia primario rispetto al resto. E il valore toro è passione, orgoglio, ma anche intelligenza e scelta di vita. C'è chi dice teniamo fuori la politica da queste discussioni. Bene son d'accordo. Iniziamo anche dal nostro modo di essere e fare tifo allo stadio. Come riportato da altri fratelli di fede qualcosa che non va in alcuni comportamenti visti e sentiti tra noi c'è. Io non li sottovaluterei.

Cos’è il mondo ultras? Per me è una passione. Passione per uno sport che ho imparato da bambino su di un campetto di cemento nella periferia della mia città.
Passione per i colori, le vicende e i risultati di una squadra che rappresenta un modo meno facile e comodo di vivere una competizione rispetto a chi, nella nostra città ha avuto anche fin troppa vita facile nei successi.
Ma niente mi farà prendere un coltello o un bastone in mano per sostenere queste mie idee.
Per dirla alla Giovanni Arpino: “Il Torino, come tutti sanno, è una fede. E anche se la fede non può sempre vincere, il suo valore resta incontaminato.”
Evidentemente non tutti la pensano così. Specialmente nella curva Nord dell’Olimpico di Roma.


P.S. la Lazio ha pareggiato 1-1, ma parlare di risultati sarebbe sport, e mica te lo puoi “permettere” sempre…

12 agosto 2007

Parole

Alcune considerazioni, permettetemele, su alcuni discussioni pescate dalla cronaca attuale.

Il maleducato e disobbediente Caruso


Credo che un deputato sia tenuto ad un linguaggio che si differenzi da quello che si può tenere in una chiacchierata in birreria o in un covo da briganti, se è poi di sinistra dovrebbe, per piacere avere un lessico un po’ più elevato di quello del pro-sindaco di Treviso, Gentilini. Ma detto ciò, devo sostenere che Caruso ha fatto luce sulla verità: nei cantieri, nelle fabbriche, ecc... si muore per colpa di leggi inadatte al mercato del lavoro che non tutelano la sicurezza, ed intendo sia quella fisica che quella contrattuale. Possibile che tutti si scandalizzino per le parole ruvide di Caruso e nessuno per le morti bianche? Forse solo perché le prime sono riportate in risalto sulle prime pagine dei giornali e le altre hanno un trafiletto in decima??? Anche ieri a Grottaglie, nel tarantino, un operaio di 37 anni è morto, dopo essere caduto in una cisterna. C’è n’è da meditare. Proporrei di non espellere Caruso dal gruppo Prc alla camera dei deputati, né le sue dimissioni da parlamentare (si dimettono per caso i 25 parlamentari condannati in via definitiva per corruzione, tangenti, abuso di pubblico ufficio?), ma bensì gli chiederei, di passare 30 giorni, assieme a Treu, Damiano e Maroni in un cantiere sub-sub-sub-sub-appaltato, così che si rendino conto tutti assieme di che cos’è lavorare ai margini della sicurezza lavorativa.

In carcere il Pm o l’assassino?
Luca Delfino ha ucciso una donna, l’altro pomeriggio, in pieno centro a San Remo, sotto gli occhi di molte persone, e poi se n’è andato. Come se fosse successo niente. Luca Delfino è indagato per aver ucciso nell’Aprile 2006 un’altra donna. Entrambe le donne erano sue fidanzate. Familiari delle vittime e opinione pubblica punta il dito sul Pm Enrico Zucca che avrebbe acconsentito a Luca Delfino di scorazzare, libero di colpire nuovamente. Questi i fatti. O almeno quelli che, in sintesi, vengono descritti dai media. Tutti addosso ad un Pm, che se avesse agito in maniera differente, non avrebbe cambiato di una virgola l’accadimento delle cose. La polizia dice di aver raccolto elementi a sufficienza per la colpevolezza di Delfino nel primo omicidio, la verità è che i rilievi furono viziati da una raccolta un po’ frettolosa e pasticciona, così che l’avvocato di Delfino, non avrebbe avuto difficoltà a rigettare le accuse e a far comunque scarcerare il suo assistito. C’è una verità ulteriormente nascosta. Ogni giorno in Italia le donne vittime di violenza sono in media 5,4 ogni 100 donne, ben 13 milioni 877 mila donne italiane di età tra i 16 ed i 70 anni, sarebbe stata vittima di violenza fisica, sessuale o psicologica nel corso della vita, il 65% del totale della popolazione femminile. In parlamento langue una proposta di legge del ministro Pollastrini sulla violenza di genere. Una legge che dovrebbe tutelare soprattutto le donne, che, andando a denunciare un tentativo di violenza o molestia, non dovrebbero più sentirsi dire dai tutori dell’ordine: non si preoccupi, stia tranquilla. Come si è sentita dire Maria Antonietta Multari, l’ultima “fidanzata” di Luca Delfino.

08 agosto 2007

Afghanistan news (ovvero: qui non filtra la notizia)


Cari/e bloggers, magari non ve ne siete accorti, ma è estate.
Da che cosa si capisce? Ovviamente dal palinsesto televisivo, in particolar modo da quello Rai, che nelle ultime sere ha propinato tuta la saga della Principessa Sissi (con l'indimeticabile e bellissima Romy Schneider) e udite, udite l'immarcescibile " Via col Vento"!!! Che aria di novità per gli abbonati della tv di stato!!!!! Vale proprio il posto in prima fila...
I Telegiornali invece rimangono sempre uguali e dividono la loro scaletta tra le previsioni del tempo, le immagini di traffico (quest'anno da "bollino nero", termine che sottintende il prossimo ribaltone politico? Mah....), incendi e abusi sessuali di sacerdoti (il trend dell'estate, pare....).
Però io ho ricevuto un paio di mail da Emergency che mi hanno molto colpito, e che hanno colmato il mio gap sul sapere internazionale. Per esempio ho scoperto una cosa inaudita... in Afghanistan c'è una guerra!!!! Ma come? Ma non era in atto una normalizzazione del paese?
Per capirci v'inoltro il testo delle due mail.

1)
Stamattina ha ripreso le attivita' cliniche anche l'ospedale diLashkargah. Dopo, la festa di riapertura organizzata ieri sera dallo staff nazionale, stamane i primi pazienti: un uomo sparato al gomito 3 giorni fa a Grishk, un ferito dei bombardamenti Nato di giovedi pomeriggio sul mercato diShah Ebrahem, nel nord della provincia di Helmand, un militare fuori servizio ferito dallo scoppio di una bomba sulla strada daKhandahar a Lashkargah.Tutti e tre i pazienti sono stati operati e ora sono fuori pericolo. L'ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, di quanto necessario sia il nostro lavoro in questo paese che sembra proprio non poter trovar pace.

2)
I testimoni oculari raccontano ad "Al Jazeera" che il bombardamento di cui si e' parlato stamattina, avvenuto in realta' ieri alle tre del pomeriggio afgano, non ha colpito una "riunione di talebani", come ha detto la Nato, ma ha raso al suolo un mercato nel villaggio di Shah Ebrahem, vicino a Baghran, nell'Helmand settentrionale, causando moltissime vittime civili. Si parla addirittura di 200 morti. Le nostre fonti afgane confermano che i morti sono tantissimi. Ma la Nato ci spiega che nel raid e' morto un importante talebano. Forse per i ministri degli esteri della civile Europa un nemico morto vale 200 civili ammazzati sotto le bombe? E' questa la missione dei buoni, la missione Isaf, che viene contrapposta dal nostro ministro degli Esteri a quella cattiva degli Stati Uniti, la missione Enduring Freedom? Siamo proprio certi che il defunto e orrendo Mullah Dadullah ci farebbe ancora piu' orrore di un nostro rappresentante di governo, se vedessimo con i ! nostri occhi i corpi maciullati di 200 tra donne uomini e bambini, colpiti dalle nostre piccole bombe? Su che base logica o lessicale una bomba che esplode in una citta' europea facendo decine e decine di vittime civili si chiama terrorismo, mentre una che detona in un mercato del giovedi' in un villaggio afgano si chiama deprecabile errore? Qualcuno crede ancora al fatto che non sia nei piani strategici (criminali), nelle intenzioni (criminali), e nella volonta' (criminale) dei comandanti militari occidentali e dei loro mandanti politici l'ammazzare ogni giorno svariate decine di civili inermi? Se qualcuno lo crede e' stolto. Ma se per caso fosse vero, molto piu' stolti sarebbero i nostri rappresentanti di governo a non destituire immediatamente i comandanti militari che ogni giorno compiono tali errori. Ma siccome alla fola dell'effetto collaterale, dello sbaglio, dell'incidente oramai non si puo' piu' credere, e' venuto il momento di chiamare le cose con il loro nome: terrorismo, azioni criminali.Altro che esportazione della democrazia. Altro che "guerra umanitaria". Terrorismo, azioni criminali: questo e' quello che stiamo facendo in Afghanistan, in Iraq, nei teatri di guerra dove le truppe occidentali sono impegnate. Ma quando anche un tribunale (penale internazionale o divino per chi ci crede) giudichera' i reati di sangue di cui ci stiamo macchiando (perche' l'indifferenza e l'omerta' sono complici del terrorismo) sara' tardi per chiedere scusa alle migliaia di persone che abbiamo, nel nome della giustizia e di dio, massacrato in questi primi e sanguinosi anni del nuovo millennio.


La prima mail è di Rossella, membro dello staff medico/infermieristico di Emergency in Afghanistan, la seconda di Maso Notarianni, direttore di Peace reporter.


Che posso dire? La verità è una notizia che assomiglia ad un elefante che vuole passare dal buco della serratura.
Sarebbe opportuno impegnarsi ad allargare questi fori, se no l'elefante dimagrisce troppo.....

02 agosto 2007

2 Agosto 1980, ore 10.25, Stazione ferroviaria di Bologna.



Il 2 agosto 1980, alle ore 10,25, una bomba esplose nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. Lo scoppio fu violentissimo, provocò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d'aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell'azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina. L'esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario.

Il soffio arroventato prodotto da una miscela di tritolo e T4 tranciò i destini di persone provenienti da 50 città diverse italiane e straniere. Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti. (testimonianze di Biacchesi e da "Il giorno"). La violenza colpì alla cieca cancellando a casaccio vite, sogni, speranze.

Maria Fresu si trovava nella sala della bomba con la figlia Angela di tre anni. Stavano partendo con due amiche per una breve vacanza sul lago di Garda. Il corpicino della piccola, la più giovane delle vittime, venne ritrovato subito. Solo il 29 dicembre furono riconosciuti i resti della madre.

Marina Trolese, 16 anni, venne ricoverata all'ospedale Maggiore, il corpo devastato dalle ustioni. Con la sorella Chiara, 15 anni, era in partenza per l'Inghilterra. Le avevano accompagnate il fratello Andrea, e la madre Anna Maria Salvagnini. Il corpo di quest'ultima venne ritrovato dopo ore di scavo tra le macerie. Andrea e Chiara portano ancora sul corpo e nell'anima i segni dello scoppio. Marina morì dieci giorni dopo l'esplosione tra atroci sofferenze.

Torquato Secci, impiegato alla Snia di Terni, venne allertato dalla telefonata di un amico del figlio Sergio, Ferruccio, che si trovava a Verona. Sergio lo aveva informato che a causa del ritardo del treno sul quale viaggiava, proveniente dalla Toscana, aveva perso una coincidenza a Bologna e aveva dovuto aspettare il treno successivo. Poi non ne aveva più saputo nulla. Solo il giorno successivo, telefonando all'Ufficio assistenza del Comune di Bologna, Secci scoprì che suo figlio era ricoverato al reparto Rianimazione dell'ospedale Maggiore."Mi venne incontro un giovane medico, che con molta calma cercò di prepararmi alla visione che da lì a poco mi avrebbe fatto inorridire", ha scritto Secci, "la visione era talmente brutale e agghiacciante che mi lasciò senza fiato. Solo dopo un po' mi ripresi e riuscii a dire solo poche e incoraggianti parole accolte da Sergio con l'evidente, espressa consapevolezza di chi, purtroppo teme di non poter subire le conseguenze di tutte le menomazioni e lacerazioni che tanto erano evidenti sul suo corpo". Nel 1981 Torquato Secci diventò presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage.

La città si trasformò in una gigantesca macchina di soccorso e assistenza per le vittime, i sopravvissuti e i loro parenti. I vigili del fuoco dirottarono sulla stazione un autobus, il numero 37, che si trasformò in un carro funebre. E' lì che vennero deposti e coperti da lenzuola bianche i primi corpi estratti dalle macerie. Alle 17,30, il presidente della Repubblica Sandro Pertini arrivò in elicottero all'aeroporto di Borgo Panigale e si precipitò all'ospedale Maggiore dove era stata allestita una delle tre camere mortuarie. Per poche ore era circolata l'ipotesi che la strage fosse stata provocata dall'esplosione di una caldaia ma, quando il presidente arrivò a Bologna, era già stato trovato il cratere provocato da una bomba. Incontrando i giornalisti Pertini non nasconse lo sgomento: "Signori, non ho parole" disse,"siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia".

Ancora prima dei funerali, fissati per il 6 agosto, si svolsero manifestazioni in Piazza Maggiore a testimonianza delle immediate reazioni della città. Il giorno fissato per la cerimonia funebre nella basilica di San Petronio, si mescolano in piazza rabbia e dolore. Solo 7 vittime ebbero il funerale di stato.

Il 17 agosto "l'Espresso" uscì con un numero speciale sulla strage.In copertina un quadro a cui Guttuso ha dato lo stesso titolo che Francisco Goya aveva scelto per uno dei suoi 16 Capricci: "Il sonno della ragione genera mostri". Guttuso ha solo aggiunto una data: 2 agosto 1980.

Cominciò una delle indagini più difficili della storia giudiziaria italiana. Fatta d'innumerevoli depistaggi.

Nelle udienze pubbliche del 22-23 Novembre 1995 la Corte Suprema di Cassazione a Sezioni Unite Penali ha definitivamente condannato all'ergastolo, per la strage del 2 agosto 1980 alla Stazione di Bologna, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Inoltre sono stati condannati, pure definitivamente, per il depistaggio delle indagini, i massoni Licio Gelli, Francesco Pazienza, il generale Musumeci e il colonnello Belmonte, questi ultimi due, ufficiali del servizio segreto militare. Dopo 15 anni la strage di Bologna ha i suoi primi responsabili.

Il 9 giugno 2000 la Corte d'Assise di Bologna emise nuove condanne per depistaggio: nove anni di reclusione per Massimo Carminati, estremista di destra, e quattro anni e mezzo per Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del SISMI di Firenze, e Ivano Bongiovanni, delinquente comune.
Eventuali mandanti della strage non sono mai stati scoperti.
Ultimo imputato per la strage è Luigi Ciavardini, con condanna a 30 anni confermata nel 2007. Anche lui continua a dichiararsi innocente.